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BIT MILANO: IL CRITICO D'ARTE PHILIPPE DAVERIO “VIETATO STARE IN UMBRIA MENO DI 3 GIORNI”

Alla Borsa del Turismo di Milano, manifestazione da sempre, per gli addetti ai lavori, sostanzialmente soppravalutata, la “vetrina” è e rimane l'unico motivo per una proficua partecipazione. Non si spiegherebbe altrimenti lo sfoggio di stand faraonici, non tanto degli operatori del settore, quanto piuttosto di regioni, enti montani, comuni più o meno famosi e via elencando.

A volte però lo spettacolo vale il biglietto pagato, come quando fa la sua apparizione nel padiglione della regione Umbria un personaggio mediatico, ma anche “finissimo” critico d'arte, come Monsieur Philippa Daverio, per cui , lo diciamo subito, nutriamo una simpatia comunicativa che va aldilà delle semplici apparizioni televisive e degli elegantissimi papillon sfoggiati.

Ebbene il “nostro”, esempio perfetto di intelletuale di cultura mitteleuropea, indotto in tentazione dal Cuore verde d'Italia, descrive cosi' l'offerta culturale dell'Umbria nel suo intervento a 'Umbria da vedere e ascoltare' nell'ambito della manifestazione meneghina:”Ci sono due tipi di musei, uno di tipo germanico-americano, da cui si esce in genere con i piedi gonfi e ricordando poche cose, poi esiste il 'museo diffuso', quello in cui e' piacevole andare, che e' inserito in un bel contesto. L'Umbria e' un perfetto esempio di 'museo diffuso. In Umbria ogni collina racconta qualcosa di specifico, di unico, e' un luogo in cui si integrano perfettamente storia e paesaggio, in Umbria si capisce l'Italia, si capisce a quale cultura apparteniamo. Il caso di Assisi e' tra i piu' evidenti, e' il luogo in cui si e' realizzata la rivoluzione comportamentale, quella del passaggio da 'far danaro' a 'far pensiero'. La rivoluzione francescana si ritrova poi nell'architettura. Una parte dell'Italia nasce li', si puo' fare il paragone con l'altra parte di Italia che nasce con la lingua di Dante”.

Parole che rappresentano una sostanza della regione che in verità sino ad ora non avevamo potuto rintracciare, per lo meno in modo diretto ed efficace come questo, in tanti esempi di promozione di questi ultimi anni in cui la stessa regione molto ha puntato sul binomio spiritualità-turismo.

Ma Daverio fa di più ed aggiunge sornione: “Dovrebbe essere vietato stare in Umbria per meno di tre giorni, ci sono troppe cose da vedere. Dal museo etrusco di Perugia che e' straordinario. In alcuni momenti si passa da una meraviglia ad un'altra, basta pensare a Gubbio, Foligno o Citta di Castello. Lo stesso vale per Todi e per molti altri luoghi. In Umbria, a differenza di molte altre regioni, il paesaggio e' ancora intatto. Si tratta di una regione fisicamente piccola ma oggettivamente vastissima con tradizoni antiche. Talvolta si ha l'impressione di sentir parlare latino, c'e' una latinita' che e' scomparsa anche a Roma, lo dimostra la mostra sull'imperatore Vespasiano che e' aperta in questo periodo. Gli umbri sono gente concreta, Francesco d'Assisi attuava una mistica concreta e comprensibile, non faceva parte dei santi 'speculativi' come Tommaso d'Aquino. Per questo spero che si impegnino per far sopravvivere le bellezze della loro regione, non fermandosi al passato ma lavorando per un disegno culturale e architettonico del ventunesimo secolo”.

Amen fratello, bocca tua santa!

(Car.Van.)

(fonte dichiarazioni:AdnKronos)