(Davide Baccarini) – Un lungo pezzo di storia italiana, quella a cavallo fra la prima e la seconda Repubblica, raccontato dal palco di Gubbio dove ieri è stato il libro-intervista “L'uomo che sussurra ai potenti – Trent'anni di potere in Italia tra miserie, splendori e trame mai confessate”, di Luigi Bisignani, il faccendiere ritenuto fra gli uomini più potenti d'Italia, e lo scrittore Paolo Madron. A moderare, ma sarebbe più preciso a pungolare e incalzare i protagonisti, è stato Simone Filippetti, caporedattore de Il Sole 24 Ore. Il giornalista eugubino, dopo aver presentato gli autori, ha passato la parola a Madron che ha riassunto il testo come “una chiacchierata diventata poi una vera e propria avventura, senza pentimenti”. Bisignani, invece, prima di raccontare i tanti aneddoti, ha voluto ricordare le personalità più interessanti che ha conosciuto come Giulio Andreotti, Madre Teresa di Calcutta e Arturo Frondizi, ex presidente argentino che “ha origini proprio eugubine”.
Bergoglio e Ratzinger – Il libro diventato ormai un best seller, con oltre 100.000 copie vendute, è stato primo in classifica anche davanti a quello di Papa Francesco. “Non nascondo la gioia per il successo editoriale – ha detto Bisignani – ma da cattolico stare sopra il Papa mi disturba alquanto!”. Filippetti, cogliendo la palla al balzo, ha citato di conseguenza l'avvicendamento Bergoglio-Ratzinger, scegliendo così un punto di partenza tra l’infinita miniera di episodi e retroscena che il libro presenta.
Bisignani senza mezzi termini ha detto che “la rivoluzione copernicana che Francesco sta apportando alla Chiesa è stata resa possibile anche grazie a Ratzinger, a sua volta, rivoluzionario nel suo gesto, nonostante fosse stato da sempre un filosofo trasformato poi in pontefice”.
Poi ha continuato affermando che l'atteggiamento di immediatezza e la voglia di abbattimento delle barriere da parte di papa Benedetto “ha spazzato via anche quell’aria di complotto che gravita da sempre intorno alla chiesa”.
Mani Pulite e aneddoti inediti – Dal Vaticano è stato gioco-forza passare alla Democrazia Cristiana e alle lodi tessute a Giulio Andreotti che per Bisignani è stato un “maestro e consigliere”. Bisignani è arrivato poi a Mani Pulite che, a suo avviso, “prese alla sprovvista un po’ tutti”. Da qui si sono poi diramati molti argomenti e racconti inediti: uno in particolare è quello che lo vide andare a Londra per far visita all’allora Presidente della Montedison Garofano, latitante nella capitale inglese. Bisignani ha raccontato come quest'ultimo, per andare in chiesa o fare delle commissioni, arrivava a cammuffarsi con improbabili travestimenti.
Filippetti ha chiesto poi se Mani Pulite fosse stato un complotto per far fuori una certa classe politica. Così l’ex faccendiere: “Sicuramente è stata una grande incompiuta. Non parlo mai male della magistratura ma essa ha perso un’occasione straordinaria: Mani Pulite doveva essere portata fino in fondo per rivoluzionare davvero l’Italia”. Ripartendo da qui Bisignani ha precisato che nel libro ha deciso di non parlare delle proprie vicende giudiziarie perché “sarebbe sicuramente prevalso, come dicono spesso tutti, l’elemento soggettivo”. Altra precisazione, voluta da Madron, è il fatto che entrambi, durante la stesura del libro, non sempre erano concordi su tutti gli argomenti da trattare: ad esempio su Andreotti, sul quale poteva esserci un rischio di apologia, lo scrittore si è imposto e ha fatto sì che non venisse fuori una santificazione di tale personaggio.
Un altro aneddoto è l’approccio che aveva Di Pietro con gli imputati: Bisignani ha raccontato come l'ex pm “avesse il vizietto di dire sempre 'che bell’orologio', 'che bella penna' con l’intento malizioso di farseli donare. E ciò accadeva sempre”. Il faccendiere ed ex giornalista aggiunge come una volta Di Pietro “costrinse Sama a fare l’interrogatorio in camicia, dopo aver detto poco prima 'che bel gilet'”. A Bisignani non sfiora neanche il dubbio che il modo di operare dell'ex pm fosse per sottolineare lo stile di vita di quei personaggi che portarono l'Italia verso il baratro con le loro tangenti e affari illeciti.
Berlusconi – Ma Bisignani ne ha veramente per tutti: racconta ad esempio di come Alfano avesse “la strana fissa dei giochi sul cellulare e la mania dell’oroscopo”. Parlando di Berlusconi rimprovera al Cav. di aver fatto “un partito e concepito un’idea politica inesistenti al di fuori di se stesso; quella che c’è intorno a lui poi non è altro che una corsa a mettersi più in luce vicino al capo”.
Per quanto riguarda la politica odierna invece, “che è di tutti, ma non dei meritevoli”; la priorità, a suo avviso, è in assoluto quella di cambiare legge elettorale. Fino a che il Porcellum non verrà rimpiazzato “non si potrà mai parlare di vera e meritocratica politica”.
Monti “ruffiano” – Bisignani si è accanito poi nei confronti di Mario Monti: “Un ruffiano che cercava sempre il consenso dei ministri fin da quando l’ho conosciuto a 24 anni al Ministero del Tesoro. Ricordo che quando fu nominato Bergoglio, nello stesso giorno del suo compleanno, cercò in tutti i modi di far arrivare la notizia al Santo Padre per farsi fare gli auguri. Per non parlare della sua insipienza politica e della presunzione di ripresentarsi e rifare un partito”.
Craxi – Il libro contiene anche un documento inedito di Craxi, una lettera al papa avuta dalla figlia Stefania. Parlando di questo l’ex faccendiere ripropone parole al miele: “Craxi è stato uno dei migliori presidenti del Consiglio che l’Italia abbia avuto – dice Bisignani – perseguitato purtroppo dalla magistratura. Il suo concordato con la Chiesa fu un capolavoro di diplomazia con il quale dribblò il dibattito parlamentare, e riuscì a far passare l’otto per mille e l’ora di religione nelle scuole”.
M5S – Per finire c’è spazio anche per il M5S di Grillo. L’autore del libro ha dichiarato di aver visto, in questo caso, gli stessi movimenti che durante Mani Pulite aiutarono Di Pietro: “Nel modo in cui i servizi americani stanno attenzionando Beppe Grillo e il suo movimento – spiega l’intervistato – mi sembra di rivedere il film con cui alcuni diplomatici statunitensi accompagnarono la corsa dell’ex magistrato”.
L'incontro si è chiuso con la classica firma delle copie del libro da parte dei due autori i quali, durante l’evento, non hanno mai accennato a inchieste come la “Why not?” o la “P4”, procedimenti che vedono coinvolto Bisignani. Un altro pezzo di storia dell'Italia che magari Bisignani racconterà fra qualche anno.
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