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Biomasse Spoleto, sul Consiglio comunale aperto, Italia Nostra a testa bassa “Sconcerto e disagio”

di Bernardino Ragni (*)

Il 24 gennaio 2012, si è tenuto il “consiglio comunale aperto” sull’impianto a biomasse di Madonna di Lugo. I lavori si sono svolti tra le 16 e le 21:30.

Quella che segue è la cronaca di un narratore non super partes, cittadino-residente-contribuente-elettore del comune di Spoleto, ma anche iscritto alla ong-onlus Italia Nostra, con funzioni di presidente della sezione spoletina. La cronaca prende le mosse dalla sensazione di sconcerto e disagio che, alla stregua dei numerosi altri cittadini ivi presenti, non lo ha abbandonato fin dalle prime battute del più alto consesso civile della comunità spoletina.

L’Incipit arriva dal presidente del consiglio (Ubi maior…) in altri momenti inflessibile custode delle formalità rituali del consesso, il quale trova invece ammissibile che un “rappresentante della ditta proponente” peraltro non presente, possa rispondere ad un quesito posto da un consigliere della minoranza in luogo dell’apparato politico e tecnico del Comune incapace di fornirla, ma non vede la stessa ammissibilità per un rappresentante di un’associazione ambientalista, presente ed in grado di rispondere ad un’analoga domanda di un altro consigliere. Due pesi, due misure?

Si prosegue con un dirigente di una agenzia regionale deputata alla protezione ambientale, il quale ha ritenuto di rassicurare la cittadinanza dai peggiori presagi, affermando con candida, preoccupante retorica di non credere che sia possibile l’esistenza di operatori che “per diecimila euro possano mettere a repentaglio la salute dei cittadini”. Un’offesa all’intelligenza e al buon senso, non solo degli spoletini, vicini e lontani, ma di tutti gli italiani.

Di portata non minore è stata almeno una delle affermazioni di un altro dirigente di un’azienda regionale per la tutela della salute: la mortalità media per cause che possano provenire da inquinamento ambientale riscontrata nel territorio comunale spoletino è inferiore a quella dell’Umbria, la quale è inferiore alla media nazionale. Come tutti sanno, ma temporaneamente dimenticato dal nostro, trattasi di un elementare svarione della statistica di base: fanno media tutti i residenti dovunque essi abitino (colline, montagne, boschi, campagne e tutti gli altri luoghi ben lungi dalle fonti di inquinamento) insieme agli hot spot ad altissimo tasso d’inquinamento ambientale. È la versione sanitaria dell’antico adagio: una persona che mangia un pollo al giorno sommata a quella che digiuna tutti i giorni, fanno una media di mezzo pollo al giorno per ciascuna.

C’è stato il consigliere di maggioranza che, in forte difficoltà con l’italiano scritto e parlato, ha scoperto e denunciato il vero, unico responsabile dell’affaire biomasse a Madonna di Lugo, “l’assessore all’ambiente della giunta Laureti, di cui non faccio il nome (in carica 15 anni or sono: ndc)” ma il cronista lo fa, si tratta del dottor Stefano Galiotto (ma forse il nostro pensava a qualcun altro), “il quale, se fosse stato davvero così interessato a quell’area, avrebbe dovuto proporre una variante al prg e farla sottoporre a protezione (tdc)”. No comment.

Un altro esponente consiliare della maggioranza ha proposto altri colpevoli, forse non alternativi al precedente: i comitati e le associazioni che hanno così a cuore la salute dell’ambiente e delle persone avrebbero potuto, e dovuto, adire alle vie sovraordinate rispetto alla politica e all’amministrazione cittadine (leggi: magistratura ordinaria e amministrativa) in modo da risolvere il problema e di trarre dall’impaccio il governo comunale. No comment.

Non è mancata la performance di un navigato consigliere, presuntivamente all’opposizione, il quale ha attaccato, frontalmente e a testa bassa, l’operato della giunta con stringente, matematica lucidità, impegnando la procedura del fare scientifico, con ipotesi, tesi e dimostrazione; un eloquio che rischiava di ridurre con le spalle al muro il povero governo comunale, se non che ex abrupto, la tesi si è ribaltata, e con essa il politico cittadino, il quale, incurante della pur cospicua taglia, si è esibito in una acrobatica piroetta logico-politica, ringraziando l’amministrazione comunale dell’operato e, da testa bassa e dorso avanti, si è trovato supinamente a pancia all’aria, dichiarando concilianti “ormai non c’era più niente da fare…ormai i buoi sono scappati…impariamo per il futuro…non possiamo rischiare la nostra casa…”. In breve, un vero mastino dell’opposizione informata e consapevole.

Consiglieri dell’opposizione e, probabilmente uno solo, della maggioranza, hanno affrontato l’argomento in discussione, sia dal punto di vista civile che politico, in tuttaltro modo: trattasi di un errore di merito e di metodo del governo comunale, rispetto al quale non si è voluto, ed evidentemente non si vuole, porre rimedio. Resta da vedere quale sarà, alla resa dei conti, il voto della Vox clamantis in deserto … schierata con il governo comunale.

Si è dovuto assistere agli imbarazzati, spesso imbarazzanti, tecnicismi e giochi di parole della compagine tecnico-amministrativa comunale chiamata dalla politica spoletina a fare da schermo e tappabuco alla sua sostanziale, inconcepibile assenza. Tra i volenterosi e spesso stoici funzionari in evidente difficoltà, tuttavia, ha brillato per il suo assordante silenzio il più potente e ben pagato: il direttore generale, più volte direttamente e inequivocabilmente chiamato in causa per rispondere della sua condotta nelle varie fasi della historia in argomento. La persona giusta al posto giusto?

Un certo numero di consiglieri delle forze di governo, giovani leoni di belle speranze nella politica spoletana, per alcuni dei quali la propria professione al di fuori delle sedi di partito e dell’istituzione comunale dovrebbe essere maestra di metodo e di merito, hanno drammaticamente rinunciato, nel loro intervenire al dibattito, alla regola aurea secondo la quale prevenire è immensamente più produttivo e utile che reprimere, sia per la salute dell’ambiente che per quella dell’uomo. Ciò è particolarmente vero per un paese nel quale la teoria e la prassi della gestione, della manutenzione, del monitoraggio scientifico permanente, dei provvedimenti conseguenti, sono troppo spesso degli optional. Gli amministratori del futuro?

Dulcis in fundo un “quadretto” rivelatore: i consiglieri della maggioranza stanno rientrando nell’aula consiliare da una sospensione dei lavori, uno di essi finalmente esprime, dopo cinque ore di disciplinato, immoto silenzio negli scranni più alti della Città, il suo concetto di politica moderna e partecipata: “Vardeliimbò stonno ncorallì veh! Ncora tutti a sedé aaspettà…”; l’esimio non ha avuto modo di concludere adeguatamente e congruamente la sua osservazione, in quanto uno di quelli che avrebbe dovuto essere seduto insieme agli “altri” ma si trovava incidentalmente nel suo gruppo in movimento, lo ha interrotto “Ti piacerebbe, compagno, se non ci fossimo, vero? Faticheresti molto meno nell’attuare il tuo concetto di democrazia partecipata, compagno!” dall’espressione che si è impadronita del suo volto non sono sicuro che abbia compreso le mie parole.

(*) Presidente di Italia Nostra- Sezione Spoleto