Cronaca

Biodigestore Foligno, Consulta chiede installazione centralina per misurare qualità dell’aria

Prosegue l’azione di monitoraggio da parte della Consulta dei cittadini sull’impianto-Biodigestore a Casone di Foligno. Un impianto che utilizza il FOU (frazione organica dei rifiuti) proveniente dai rifiuti “umidi” domestici o da attività commerciali (mense, ristoranti, mercati) per trasformarlo in BIOMETANO, dopo trattamento di digestione anaerobica (senza ossigeno) e in compost, dopo altro trattamento in presenza di ossigeno e aggiunta di verde (potature e sfalci erbosi). Il Biometano, una volta raffinato dal biogas, viene immesso nella rete cittadina di proprietà del Comune e gestita da Valle Umbra Servizi; il compost prodotto invece viene utilizzato in agricoltura come ammendante: un esempio di Economia Circolare per cui si possono utilizzare i rifiuti per produrre nuova materia e non aumentare la CO2 in atmosfera.

L’8 maggio scorso un folto gruppo di cittadini coordinati da alcuni membri della Consulta ha potuto visitare il Biodigestore di Casone: uno dei compiti della Consulta, infatti, è proprio quello di acquisire dati riguardo le problematiche connesse all’impianto in materia di gestione dei rifiuti, salvaguardia ambientale e salute dei cittadini per poi trasferirle alla cittadinanza. Le 27 persone compresi alcuni componenti della Consulta sono state accolte dal direttore dell’impianto ingegnere Andrea Diotalevi che poi li ha guidati nei vari reparti dell’impianto.

La prima importante informazione che l’ingegner Diotallevi ha fornito ai presenti è che l’impianto ,già funzionante anche per la produzione di biometano dal 4 marzo , entrerà a pieno regime nei primi giorni del mese di giugno. Già ora si stanno producendo circa 350 metri cubi/ora di Biometano che vengono immessi nella rete pubblica. Per quanto riguarda il compost, ne sono state vendute, ad alcune aziende agricole della regione, 4mila tonnellate. Fra l’altro la notizia che può interessare i cittadini è che dal 18 maggio per quattro settimane, il compost sarà distribuito in sacchi da 6 kg presso i centri di raccolta (isole ecologiche di Foligno, loc. Paciana, Spoleto, loc. Santo Chiodo, Castel Ritaldi, Montefalco e Campello sul Clitunno).

Durante l’incontro l’ingegner Diotallevi ha potuto rispondere alle domande dei cittadini che hanno riguardato alcuni punti critici dell’impianto: dalla qualità e quantità del Fou all’ analisi del compost, alla quantità e analisi delle emissioni provenienti dall’impianto, alla durata di funzionamento delle due torce di sicurezza presenti e alla qualità delle loro emissioni. La qualità della Fou (indispensabile per una buona efficienza dell’impianto) presenta ancora molte impurità, tra cui plastica, ma anche materiale ferroso. Ci viene ricordato infatti che l’organico deve essere conferito solo con la bioplastica compostabile (quella delle buste della spesa e dei sacchetti frutta e verdura che è certificata OK COMPOST!), per cui non danneggia l’intero processo e non la ritroviamo nel compost finale. La qualità del rifiuto organico in ingresso è pesantemente inficiata dalla ancora scadente qualità della raccolta differenziata specialmente in quei comuni dove non si effettua ancora la raccolta differenziata porta a porta.

E’ stato impressionante per la Consulta vedere l’enorme quantità di ferro e metalli vari (soprattutto lattine) presenti nell’organico: segno dell’ancora scarsa attenzione dei cittadini nel separare correttamente i rifiuti. Proprio per questo motivo un membro della Consulta di Legambiente di Foligno ha proposto, per il prossimo anno scolastico, una campagna di sensibilizzazione per la raccolta differenziata rivolta soprattutto agli alunni delle scuole elementari prevedendo il coinvolgimento dei loro genitori. La proposta è stata accolta con soddisfazione da parte di tutti i presenti. Per quanto riguarda invece le emissioni provenienti dall’impianto il Responsabile dello stesso, più volte pressato dalle domande di alcuni membri della Consulta preoccupati per la salute dei cittadini, ha tenuto a precisare che:

La torcia di EMERGENZA , che ha dovuto bruciare il BIOGAS fino agli inizi di marzo, da allora in poi entra in funzione appunto solo in rari casi di emergenza. Non ci sono state emissioni di sostanze pericolose come è stato invece ipotizzato da un componente della Consulta.
La torcia di SICUREZZA che brucia il BIOMETANO in caso di anomalie nella produzione del gas, lavorando ad una temperatura di oltre 850 gradi C° con una concentrazione di ossigeno adeguata,
garantisce che dalla sua termodistruzione non si producano sostanze inquinanti e pericolose.

A questo punto, visto la complessità del problema che interessa la salubrità dell’aria soprattutto delle due frazioni vicine, Sant’Eraclio e Sterpete, il presidente della Consulta ha fatto la proposta di chiedere all’Arpa Umbria di installare nei pressi del Biodigestore una centralina di monitoraggio dell’aria per controllare appunto la qualità della stessa.

Il responsabile Diotallevi ha poi confermato che l’impianto, ancora in fase di “prova”, sta ottemperando a tutte le prescrizioni contenute nell’autorizzazione regionale e si è dichiarato disponibile a soddisfare alcune richieste provenienti dalla Consulta.