Perugia

Bio Lab a Lidarno, tra timori, pregiudizi e legittima richiesta di trasparenza

Fa paura e fa discutere il bio-laboratorio che si vuole realizzare a Lidarno. Il Cosiddetto “Polo strategico” dell’Istituto Zooprofilattico Umbria Marche, la cui realizzazione è in progetto su un terreno ceduto dal Comune. Tema che, dopo il primo passaggio a luglio, è tornato ad essere discusso in Commissione consiliare comunale, a seguito della petizione presentata dal Comitato locale, che chiede garanzie per la salute umana e animale. E dell’ordine del giorno del consigliere Fabrizio Croce per il gruppo Idee Persone Perugia, che chiedeva maggiori informazioni sulle attività che saranno effettivamente svolte nel bio lab.

Un tema caldo, sul quale sabato scorso c’è stata una manifestazione pubblica, con la partecipazione anche del comitato cittadino che chiede lo stop al bio-laboratorio sperimentale di Pesaro.

A questa nuova seduta in Commissione hanno partecipato il vicesindaco Gianluca Tuteri, il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Vincenzo Caputo, il delegato civico (ai sensi dell’art. 20 dello Statuto e degli artt. 17, 18 e 19 del regolamento) Massimo Melelli Roia, il veterinario Pino Todaro, il biologo molecolare Alessio Fortunati, la giurista Alessandra Chiavegatti e la rappresentante del comitato promotore della petizione Marinella Giulietti.

La petizione contro il bio lab

Melelli Roia ha introdotto i contenuti della petizione in base a cui, “alla luce di quanto avvenuto negli ultimi tre anni, in particolare per quanto attiene l’origine del virus Sars-Cov2, è di elevato interesse pubblico avere risposte ufficiali precise circa le caratteristiche delle strutture presenti e future dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche”.

“Dall’analisi dei documenti ufficiali dell’Izsum – si legge nella petizione – abbiamo appreso dell’esistenza di un laboratorio a elevato contenimento biologico Bsl3 a Perugia, in via Salvemini, e che è in progetto la costruzione di un’innovativa officina farmaceutica e biolaboratori nel nostro Comune, a Lidarno”. Rilevando che “in un laboratorio di livello 3 vengono manipolati microrganismi di elevata pericolosità per gli animali e l’uomo”, la petizione pone al sindaco una serie di quesiti. Si chiede, tra l’altro: “oltre alla produzione di autovaccini e vaccini stabulogeni, quali altri tipi di vaccini verranno prodotti dall’Officina farmaceutica”; se saranno utilizzate tecnologie che inseriscono nuove sequenze, appartenenti a differenti microrganismi o al patrimonio genetico umano, nel Dna di microrganismi esistenti non patogeni o con bassa patogenicità, creando così chimere o nuovi microrganismi ibridi; se verranno manipolati i microrganismi patogeni attraverso tecnologie di biologia sintetica (ad es. ingegneria genetica, radiazioni non ionizzanti, etc.); se vi sia consapevolezza da parte del Comune che questo tipo di struttura necessita di estrema vigilanza per il ragionevole rischio di spillover e di contaminazione.

Nel documento si sostiene inoltre che “sul fronte zootecnico, l’Istituto si propone di sostituire quanto più possibile gli antibiotici con i vaccini (quali tipi di vaccini: proteici? genetici?) onde contrastare l’antibiotico-resistenza. Questo può essere un rimedio provvisorio, incapace però di risolvere il problema delle epidemie negli allevamenti intensivi; infatti, i vaccini, se usati frequentemente, provocano effetti secondari e danni al sistema immunitario degli animali”. I cittadini, infine, chiedono che “sia data debita comunicazione chiara e trasparente alla popolazione attraverso un dibattito pubblico alla presenza di Comune, Izsum e cittadinanza assistita da tecnici di parte e che venga istituito un osservatorio sui rischi biologici nel territorio comunale. Ciò per avere garanzie che in futuro le attività dell’Izsum siano rese pubbliche in modo trasparente, in nome della tutela della salute”.

L’Izsum e il “Progetto Lidarno”

Caputo, direttore generale dell’Izsum, è nuovamente intervenuto in commissione in video chiamata ricordando le competenze dell’istituto. Si tratta – ha ricordato – di uno dei laboratori specializzati dello Stato italiano. Tutte le sue attività (tra cui non rientra la ricerca primaria), a garanzia dei lavoratori e della cittadinanza, rispettano precisi criteri di sicurezza stabiliti da codifiche internazionali e si svolgono sotto la vigilanza ministeriale. Caputo ha ricordato che in 90 anni l’attività dell’Istituto si è integrata nel tessuto urbano senza mai far registrare incidenti; ogni anno, peraltro, esso ottiene certificazioni di qualità per quel che attiene i criteri di sicurezza dei laboratori. Il “progetto Lidarno”, secondo il direttore, non è altro che un ammodernamento e un miglioramento dei criteri di sicurezza garantiti da 90 anni a Perugia da un ente di prevenzione che persegue una finalità di tutela della vita animale e umana. Quanto al tema dell’antibiotico-resistenza, la produzione di presidi che possono sostituire gli antibiotici è una delle grandi sfide del futuro e l’Istituto, attraverso le sue specializzazioni, potrà giocare un ruolo su questo fronte. Nel caso dell’Izsum – ha anche precisato – non si può parlare di brevetti perché è un ente no profit che vive di finanziamenti statali. Il direttore generale, come già fatto in precedenza, ha infine manifestato la massima apertura sul tema dell’informazione.

Tuteri: giusta informazione

Il vicesindaco Tuteri si è soffermato sui possibili compiti del Comune in merito al bio lab. Tra questi, a suo avviso, possono rientrare momenti di comunicazione come quelli offerti dai lavori della stessa commissione anche grazie alla diretta streaming. Quanto alla proposta di istituire una commissione che possa monitorare la realizzazione del progetto Lidarno e la futura azione dell’Izsum, invece, non può essere compito del Comune, che non dispone delle necessarie competenze a differenza di altri organismi già esistenti e operanti. Pur condividendo con Melelli Roia l’importanza della comunicazione sui temi sollevati in commissione, Tuteri ha sottolineato che è necessario porsi anche il problema di come immettere i dati nel dibattito pubblico e di chi debba farlo per evitare di incrinare la fiducia verso le istituzioni con dubbi e preoccupazioni non suffragati da evidenze scientifiche.

Croce chiede trasparenza

E’ giusto – ha continuato – fare opera di informazione e trasparenza su un progetto destinato a collocarsi in un’area altamente popolata, vicino a infrastrutture e corsi d’acqua. Croce ha poi sintetizzato gli impegni formulati per il Comune: fare quanto in potere dell’ente per attuare ogni possibile misura di sicurezza al fine di evitare qualsiasi rischio presente e futuro; richiedere informazioni puntuali sullo stato di avanzamento dell’opera e sulle attività che andranno a svolgersi al suo interno; chiedere una continua interlocuzione tra istituto e città. Da ultimo, Croce ha detto che, prendendo spunto dalla petizione, si potrebbero approntare strumenti di monitoraggio che possano servire alle autorità locali.

Il dibattito sui bio lab

Sono poi intervenuti altri tre ospiti, invitati anche su indicazione del comitato promotore della petizione. Pino Todaro, premettendo che l’Izsum è senz’altro un’eccellenza e che non si chiede un passo indietro ma la massima trasparenza, in particolare sulla produzione di vaccini e sulle relative tipologie, oltre che sulla gestione delle attività e la tutela dei cittadini, si è soffermato sul tema dei laboratori Bls3 richiamando anche quanto previsto dal piano della performance dell’istituto. A esporre altre articolate relazioni (di cui è stato chiesto il deposito presso la segreteria della commissione), sono stati anche il biologo molecolare Alessio Fortunati e la giurista Alessandra Chiavegatti.

Il comitato cittadino

Da ultimo ha preso la parola Giulietti, già sentita dalla commissione, in rappresentanza del comitato promotore e dei sottoscrittori della petizione. Per Giulietti i cittadini sono “stanchi di vedersi piovere addosso senza consenso informato progetti innovativi di trasformazione radicale della società, provvedimenti emergenziali, protocolli, sistemi di cura sempre più lontani dalla naturalità e portatori del rischio di ledere l’integrità biologica di esseri umani, animali e piante. Pensiamo anche all’approccio vaccinale presentato nel progetto della nuova officina farmaceutica dell’Izsum come la forma più innovativa ed efficace di prevenzione per la salvaguardia della salute, a scapito della cura tradizionale basata su una visione anche epigenetica più ampia e cautelativa”. Il comitato – ha concluso – chiede al epigenetica più ampia e cautelativa”. Il comitato – ha concluso – chiede al Comune di farsi carico delle istanze espresse mettendo al centro il valore umano del cittadino e di avviare un iter legislativo trasparente e virtuoso sulla biosicurezza. Ribadita anche la richiesta di un osservatorio sui rischi biologici ad ampio spettro a partecipazione civica.