Un bilancio, quello dell’Università di Perugia approvato per il 2018-2020, orientato a “dare attuazione alle programmazioni di fabbisogno di personale“, docente e amministrativo; rivolto a rafforzare l’offerta formativa; a “investire risorse per l’internazionalizzazione dell’Ateneo“, per garantire un miglior posizionamento nei ranking e nel riparto delle risorse per il funzionamento ordinario; ma anche a “effettuare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sul patrimonio edilizio, con priorità agli interventi di messa a norma e sicurezza già avviati, con particolare priorità ai miglioramenti sismici ed anti-incendio“, e a consolidare, anche anche grazie alla collaborazione con la Regione e gli Enti Locali, i servizi a favore degli studenti, “in materia di trasporti pubblici e mobilità, assistenza sanitaria, assistenza ai disabili, attività sportive e ricreative, telefonia, affitti, agevolazioni e sconti presso esercizi commerciali, mense“.
“Per il 2018 – si legge nella relazione presentata al Senato dal rettore Moriconi – i proventi derivanti da tasse e contributi per l’iscrizione sono stati stimati prudenzialmente in € 22.193.687,00 mentre gli “Altri ricavi da studenti” sono stati quantificati in € 620.318, ipotizzando che si verificherà, dopo l’incremento degli immatricolati avutosi nell’A.A. 2016/2017 rispetto al precedente, una sostanziale tenuta degli iscritti negli anni a seguire”. Si ricordi che a bilancio consuntivo 2016 si registravano, alla stessa voce, 27.528.000 euro.
A questo ragionamento si collega direttamente la questione tasse universitarie, con un numero di iscritti che, in base a quanto dichiarato dallo stesso ateneo è in crescita di anno in anno. Già nel 2015/2016 le tasse furono innalzate per via della riforma sull’ISEE, e gli studenti proposero di allocare l’extra gettito, quantificato in 1.735.000 euro, per attività e servizi da dedicare agli stessi iscritti. Già in quella sede l’ateneo disse che se ne sarebbe ridiscusso. Questa volta, stesso copione. “Ci saremmo aspettati scelte più coraggiose – scrivono da Udu – in cui spiccasse la volontà manifesta di investire in favore degli studenti”.
La voce che poi risulta in drastica diminuzione è quella del costo del personale dedicato alla ricerca e alla didattica, che arriva nella previsione per il 2018 ad ammontare a 78.328.071,16 euro, quando nel 2017 era pari a 93.220.167,83 euro. Di questi, 57 milioni vanno ai dipendenti a tempo indeterminato, 21 milioni per i ricercatori, 50mila per gli assegni di ricerca (voce pari a 0 nel 2017). Per i costi del personale dirigente e tecnico amministrativo si parla invece di 44.420.965,65 euro, in diminuzione rispetto ai 46.416.855,92 euro del 2017. Aumentano anche i fondi a disposizione per l’acquisto di libri, periodici e materiale bibliografico (da 412.100 euro a 470.224,05 euro).
“La visione politica dietro le scelte di bilancio dell’Amministrazione denota una mancanza di volontà di mettere in campo investimenti utili al miglioramento generale dell’Università, oltre che dei servizi dedicati agli studenti”, dichiara Costanza Spera, coordinatrice Udu. “Riguardo al bando 150 ore per l’anno accademico 2017/18, segnaliamo una poca coerenza rispetto alla dichiarazione resa dal Rettore in cui veniva dato mandato agli uffici di accogliere le nostre richieste sul tema, inerenti ad una modifica dei parametri di calcolo e di un’estensione del bando agli studenti del primo anno di magistrale, ad oggi indebitamente esclusi. Questo, dopo un anno, non è stato fatto. Non solo: le motivazioni rese negli organi sopra citati sono a nostro avviso alquanto discutibili. Di fronte a questa serie di fatti, abbiamo deciso di votare contrari ad una politica universitaria che non viene incontro alle esigenze degli studenti e risulta altalenante rispetto agli impegni formalmente presi negli organi di ateneo. Riguardo il probabile sforamento del tetto massimo del rapporto tra entrate delle tasse e FFO, vigileremo al fine di garantire la legalità nel nostro Ateneo.”
“Tutti dati che dimostrano quanto le proposte da noi più volte avanzate – commentano infine gli studenti – e le nostre speranze circa la possibilità di operare scelte per gli studenti, siano state disattese, nonostante gli introiti dell’Ateneo dalla contribuzione studentesca siano in aumento. Non smetteremo di continuare a segnalare quali siano le esigenze della componente che rappresentiamo, fulcro centrale della vita e dell’esistenza dell’Università, e sempre con maggior convinzione indicheremo all’Amministrazione quali siano le scelte da operare per il miglioramento della condizione degli studenti e dell’Ateneo tutto, in uno spirito di completa collaborazione e reciproco scambio, ma in questo momento non possiamo esimerci dall’esprimere, a nome di tutti gli studenti che rappresentiamo, un parere contrario alle scelte presentate nel Bilancio unico di Ateneo di previsione autorizzatorio dell’esercizio 2018 in esame”.
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