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Bilancio Spoleto, Sel “Il piano di rientro del Comune non è credibile. Commissario subito”

di Circolo SEL Spoleto “E. Berlinguer”

SEL Spoleto resta basita rispetto al piano di rientro dei nove milioni di disavanzo annunciato in pompa magna dal Comune di Spoleto . Sono previsti dunque 4.3 milioni circa di tagli per le spese correnti, mentre 4.7 milioni sono le entrate previste in conto capitale.
Siamo senza parola. Basiti, ripetiamo. Così come ripetiamo la necessità immediata di un commissariamento per evidente e rinnovata incapacità di elaborare anche un piano credibile di rientro dopo io disastri perpetrati negli anni. Ma era evidente che le cose non potessero andare diversamente.
Partiamo dai tagli: ma ci rendiamo conto, o facciamo finta di non capire quello che significherà per tutti gli spoletini quattro milioni di tagli in una situazione economica e sociale drammatica come quella attuale? E’ lo stesso Comune che ci fornisce i dati della crisi per le famiglie dello spoletino e che ci rende noto quante persone hanno fatto ricorsi al sostegno pubblico del welfare. Ma come, ci troviamo di fronte a un drastico taglio da parte del sistema centrale e di quello regionale per i fondi di garanzia delle politiche sociale, con la domanda che anche per il 2014 sarà probabilmente ancora maggiore rispetto a quest’anno, perché l’uscita dalla crisi è ancora un miraggio e il Comune cosa fa? Taglia sul sociale! Eccellente! E sulla Cultura! Qui il discorso sarebbe lunghissimo… Abbiamo scritto più volte sul fatto che la cultura, i beni culturali dovrebbero essere tutelati, salvaguardati, promossi, perché come ci ha spiegato Legambiente poche settimane fa, essi potrebbero fare da volano a tutta l’economia della città, ma ci sembra che si continui nel solco tanto praticato di sbandierare tanti buoni propositi in pubblico e praticare invece il detto di tremontiana memoria “di cultura non si mangia”. Benissimo, continuiamo così, peccato che solo pochi giorni fa, in un proclama degno del miglior programma elettorale, il rinnovato tandem democratico Rossi-Bartocci si sia lanciato in un elenco di buoni propositi sul tema, che oggi sembrano solo un lungo elenco svuotato da alcun significato.
Ma l’elemento forse ancora più imbarazzante è il conteggiare a bilancio, in entrata, l’utopistica cifra, visto, ripetiamo, il perdurare della crisi anche immobiliare, di 4.7 milioni derivanti da alienazioni del patrimonio immobiliare pubblico.
Due sono le questioni. La prima è il credere, o piuttosto voler far credere per far approvare il bilancio ed evitare il commissariamento, di riuscire a vendere immobili per tale importo, e in questo momento, quando sono anni che, per esempio, che l’azienda agricola “San Felice” di Giano dell’Umbria è in vendita, invenduta.
La seconda è il criterio: ma è giusto, ci chiediamo, che amministratori incapaci che hanno creato disavanzi su disavanzi non sappiano far nulla di meglio che cedere i cosiddetti gioielli di famiglia pubblici, cioè di tutti noi, per riparare alla loro incapacità?
Senza entrare nel merito ora su molte altre questioni contenute nel comunicato del Comune di Spoleto che sarebbero invece da approfondire – due su tutte, la questione della necessità di rivedere il contratto global service con la partecipata ASE e quella di relativa ad alcuni progetti della mobilità alternativa: ma l’uscita del Teatro Nuovo è così necessaria? – siamo assolutamente scettici su questo piano di rientro e speriamo in un sussulto di dignità da parte del Consiglio comunale, perché Spoleto ha bisogno di un piano credibile di rientro, un piano molto diverso da questo presentato, che soprattutto tuteli e salvaguardi le categorie sociali più deboli e bisognose perché è ora di finirla che a pagare siano sempre e solo i soliti noti e mai –politicamente e non solo – quelli che hanno sbagliato clamorosamente.