di Paolo Sciamanna
Anche quest'anno, nonostante un tempo inclemente, Dancity ci ha regalato una panoramica straordinaria sulla musica che sarà. La pioggia e il freddo hanno fatto di tutto per rovinare la festa, e purtroppo un po’ ci sono anche riusciti, ma la scelta degli artisti è stata come sempre straordinaria. Abbiamo dovuto rinunciare solo alla bella atmosfera, alla quale ci eravamo abituati volentieri, delle strade e stradine di Foligno invasa da gente di mezzo mondo.Una scorpacciata di suoni, rumori, sperimentazioni di ogni genere, abbiamo visto succedersi ed accavallarsi un impressionante numero di artisti veramente unici. Un esempio per tutti Sven Kacirek è arrivato dalla Germania con un vero bagaglio di percussioni improbabili, impossibili e vere. Lo abbiamo visto “suonare” una sedia e uno xilofono, ma anche usare le bacchette della batteria per sfregare, colpire, raschiare indefiniti e misteriosi oggetti (spesso nascosti sotto un telo) che emettevano suoni imprevedibili, filtrati poi messi in loop. Per chi come me naviga da decenni tra i mondi non comuni della ricerca sonora è stato immediato pensare a Toni Esposito (già proprio lui) che negli anni 70 “suonava” padelle ed altre amenità da mercatino rionale. Poi la mente andava anche a quello che Jon Hassell e Brian Eno facevano già nel 1980, fagocitando ritmi e culture africane nei loro “viaggi” tra le “Possible Musics”. Anche il Serendipity non si è arreso al maltempo e al freddo. Lì abbiamo visto esibirsi artisti di mezzo mondo che hanno dispensato alla notte il loro universo di ricerca sonora in chiave più consona al movimento fisico e alla condivisione.La tribù elettronica vive a Foligno: lunga vita al Dancity!