Uno scrigno di tesori preziosi, ma anche un luogo che organizza eventi per far conoscere e valorizzare il suo patrimonio di manoscritti e non solo. È la biblioteca del Sacro Convento di Assisi, un luogo pieno di arte, fede e…. sorprese.
Accanto a libri religiosi – il Fondo Antico è composto dai libri provenienti da sei conventi di Assisi – si trovano anche manuali laici antichi e moderni. Tra le curiosità, una sorta di enciclopedia farmaceutica firmata da Bonaventura da Iseo, che all’epoca poteva essere consultata solo da pochi ‘sapienti’, e una preziosa e antichissima raccolta degli scritti di san Francesco, con la più antica copia conosciuta del Cantico di Frate Sole. A vegliare su tanta bellezza, il direttore della struttura, fra Carlo Bottero.
La biblioteca del Sacro Convento nasce nel 1230, con l’arrivo dei primi frati nel nuovo convento sorto accanto alla Basilica di san Francesco. “Non sappiamo dove fosse collocato l’“armario” – così allora si chiamavano le biblioteche – ma – spiega fra Carlo – quei primi frati certamente portarono con sé il nucleo più antico dei documenti d’archivio e alcuni codici liturgici. La prima menzione esplicita della biblioteca è del 1260-1265, mentre nel sec. XIV abbiamo la prima descrizione, dove si dice che era divisa in “pubblica” e “segreta”, ovvero una sezione aperta agli utenti, e un magazzino chiuso con i manoscritti che venivano prestati solo a quei frati che ne avevano diritto”.
“Nel 1381 – ancora Bottero – il frate assisano fra Giovanni di Iolo compilò l’inventario, dal quale risulta un numero ingente di codici, circa un migliaio, contenuti in un salone posto sul fianco del chiostro che guarda l’abside della basilica. In un contratto del 3 gennaio 1429 leggiamo che il maestro comacino Filippo di Antonio riceve l’incarico di ammodernare la sede della biblioteca sostituendo le travature in legno con una delle solide volte a crociera innervate da costoloni in mattoni sagomati, dando vita ad un arioso ambiente a tre campate. Per il continuo aumentare dei libri si ampliò la sede occupando il piano superiore, che nel 1448 Paolino d’Ascoli e Apollonio da Ripatransone arredarono con 32 banchi di legno. In questa sede la biblioteca rimase fino al traumatico quadriennio napoleonico (1810-1814), quando manoscritti e fondi di maggior pregio furono in parte depredati e, nel loro nucleo maggiore, trasferiti a Spoleto, da cui fecero ritorno tra la fine del 1814 e i primi mesi del 1815”.
“Dopo circa un cinquantennio sopraggiunse la soppressione italiana (1860-1866), che consegnò al Comune di Assisi basilica, convento, archivio e biblioteca: questi ultimi trasferiti in sede comunale nel 1902. Riconosciuta la proprietà alla Santa Sede dalla commissione paritetica istituita dopo il Concordato del 1929, la biblioteca e l’archivio, in virtù di una convenzione tra il Comune di Assisi e il Sacro Convento, hanno qui fatto ritorno nel 1981, insieme al Fondo antico della Biblioteca Comunale, quest’ultimo solamente affidato in gestione al Direttore della biblioteca”.
Attualmente il Fondo antico comunale è composto dai libri provenienti da sei conventi di Assisi: Sacro Convento, Porziuncola, di S. Damiano, dell’Eremo delle Carceri, di S. Antonio Abate dei Cappuccini, S. Antonio del Terz’Ordine Regolare. “Si tratta di 709 manoscritti medievali, 358 incunaboli – ovvero i libri del ‘400 -, oltre 3200 volumi del ‘500 e circa 13.000 dei secc. XVII-XIX. Solo i libri della biblioteca della Porziuncola sono timbrati – illustra fra Carlo – mentre in molti altri casi si trovano note di possesso scritte a mano o evidenziate da cartigli incollati; restano comunque numerosi i volumi per i quali è impossibile determinare quale fosse la biblioteca di appartenenza. Il Fondo antico comunale viene così a rappresentare un insieme ormai omogeneo e di cui è difficile ipotizzare una redistribuzione nei luoghi di origine. D’altronde questa raccolta, molto più ricca di quelle originarie, con la sua concentrazione in un unico luogo – per quanto per situazioni storiche indipendenti dalla volontà dei primitivi possessori – rappresenta per gli studiosi un a risorsa preziosissima per ricerche nell’ambito degli studi francescani e più in generale di storia e storia della Chiesa”.
Tra gli oggetti più preziosi contenuti nella biblioteca del Sacro Convento c’è “Il codice 338, codice in cui intorno al 1290 – illustra il direttore – sono stati cuciti insieme 11 piccoli manoscritti precedenti, che a quell’epoca erano già considerati ‘antichi’ In esso si trova una antichissima raccolta degli scritti di san Francesco, con la più antica copia conosciuta del Cantico di Frate Sole, testo che tutti conosciamo a partire dai banchi di scuola quale primo documento letterario in italiano volgare: ‘Altissimu, onnipotente, bon Signore!’”.
Ma la biblioteca del Sacro Convento è anche uno scrigno di tesori “impensabili”, come il più antico trattato di alchimia composto da un francescano. In realtà – spiega fra Carlo – “si tratta una sorta di enciclopedia di farmacia. L’autore è Bonaventura da Iseo, che nel 1290 circa compose questo trattato, dal titolo Liber compostille, o “Libro delle piccole ricette”. Sono ricette a scopo curativo che tengono in considerazione ingredienti “poveri”, come le acque minerali, i fanghi, i sali. Per quanto riguarda il fondo moderno, la biblioteca è molto ricca di libri ‘laici’: filosofia, scienze umane, storia, storia dell’arte, letteratura contemporanea. Per quanto riguarda i libri moderni il fondo che maggiormente caratterizza la biblioteca è però quello di storia delle religioni, con testi specialistici in varie lingue. Se qualcuno è interessato al Buddhismo, all’Induismo, all’Islam, ai variegati movimenti esoterici contemporanei la biblioteca è il luogo adatto da visitare, con numerosi testi presenti in copia unica in Italia”.
E proprio per questo la visita alla biblioteca del Sacro Convento, che come detto spesso organizza eventi in cui far scoprire i suoi tesori al grande pubblico (tra cui il prossimo “Voci al femminile. Donne parlano di donne nei manoscritti e libri del Fondo antico della biblioteca” in programma il 21 maggio 2022), è anche un luogo da cui ricordare la “non vetustità” di queste strutture: nonostante il sapere sia a portata di click, le biblioteche rimangono fondamentali. “La nostra biblioteca – conclude fra Carlo – pur nell’era delle risorse online, possiede numerose opere che sono disponibili solo nel formato cartaceo, e a volte per la loro ampiezza e il loro costo – come alcune opere di consultazione, in decine di volumi –, o a volte per la loro rarità, non sono accessibili altrimenti. Quando poi si studia in modo approfondito, spesso la lettura necessita del passaggio da un libro all’altro, per verifiche o approfondimenti, e questo è possibile solo in una biblioteca specializzata. Per non parlare degli studi condotti su manoscritti e documenti di archivio, ciascuno un pezzo unico che solo qui può essere accostato, e all’interno del quale non è solo il testo ad essere significativo, ma anche tutto un corredo di note che i lettori hanno disseminato nel corso dei secoli nei margini e tra le righe, e che spesso forniscono informazioni utilissime se non indispensabili per la comprensione e l’approfondimento del testo stesso”. Per essere aggiornati sugli eventi di valorizzazione del patrimonio della biblioteca scrivere a centrodf@gmail.com