Mentre il vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, sta terminando il suo discorso davanti ai parlamentari azzurri, agli amministratori umbri ed alla platea di iscritti e simpatizzanti di Forza Italia all’Etruscan Chocotel, la coordinatrice regionale Catia Polidori si alza e si allontana per rispondere al cellulare. Il nome che compare sul display è quello di Silvio Berlusconi. Polidori propone al presidentissimo di far ascoltare il suo messaggio ai presenti in vivavoce. “No, Catia, non interromperlo – risponde Berlusconi -. Saluta tutti e mando loro questo mio messaggio: tenete duro, dobbiamo essere pronti, perché tra pochi mesi torneremo al governo“.
Messaggio che Polidori comunica soltanto alla fine di un intervento in cui il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani (“ma nel fine settimana svolgo la mia attività di dirigente del partito” precisa per distinguersi da quel ministro dell’Interno “sempre presente sui social” e “in giro in campagna elettorale, ma che poi non partecipa ai vertici sull’immigrazione“) ha cercato di scuotere Forza Italia, facendo leva sull’orgoglio, sui valori proposti da Berlusconi nella sua “discesa in campo” nel ’94. Mettendo in guardia: “Non dobbiamo rinunciare ad essere ciò che siamo, perché altrimenti diventi succube del tuo alleato“.
L’alleato scomodo, quella Lega con cui Polidori ha appena rinnovato il patto del centrodestra per i prossimi appuntamenti elettorali del 2019 e per ritentare la conquista della Regione nel 2020. Ma con cui Tajani non è tenero, perché dal suo “matrimonio contro natura” è nato il governo gialloverde di cui Berlusconi ha predetto la fine dopo il risultato delle europee.
Tajani annuncia cambi anche in Forza Italia. “Perché di Berlusconi – ricorda – ce n’è uno solo“. Trai “normali“, invece, i migliori si individuano con la stagione dei congressi. In cui qualche testa, fa intendere, salterà. Ma dove si punta a valorizzare il ruolo degli amministratori locali. Come il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, che Tajani incontra a Palazzo dei Priori (dopo la visita in Curia al presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti) ed elogia ancora nella tavola rotonda con gli altri amministratori azzurri in Umbria, coordinata dalla senatrice Fiammetta Modena ed aperta dalla stacanovista Anna Maria Bernini, pronta a ripartire in serata alla volta di Parma, in quel tour di mobilitazione nei territori con cui Forza Italia vuole recuperare consensi. Anche aprendosi a forze civiche. “Come ha fatto Romizi a Perugia, che per noi è un esempio da esportare in tutta Italia” afferma Tajani. Che annuncia anche “qualche altro segnale” in aggiunta allo storico simbolo.
Ma Romizi è un simbolo, per Tajani e tutta Forza Italia, anche per la sua affermazione nell’Umbria “rossa” che ha fatto poi da apripista ad altri successi, come quello di Terni, e, in prospettiva, potrebbe aprire le porte di Palazzo Donini. Per scardinare il “regime di sinistra“, che ha governato Perugia attraverso “gruppetti che si spartivano la città d’accordo con la Regione“. I parlamentari Polidori, Nevi, Modena annuiscono, come i sindaci di Forza Italia (con Romizi ci sono Ruggiano e Alemanno) in prima fila. Applaude anche la platea. Dove, nell’ultima sedia in fondo, fino a qualche istante prima che cominciasse a parlare Tajani, era seduto anche l’ex tesoriere regionale di Forza Italia, Renzo Baldoni. Quella sedia su cui, per un po’, si è poi seduto l’assessore perugino Massimo Perari. Ma questa è un’altra storia, per un partito che si avvia alla stagione dei congressi.
Intanto, brindisi per tutti e un augurio di buon Natale nella cena al termine di una giornata di grande mobilitazione per Forza Italia.