Ha il sapore della beffa per il Wwf la sentenza con cui il Tar dell’Umbria da un lato riconosce come illegittime le due preaperture di settembre contenute nel Calendario venatorio regionale 2018/19, ma dall’altro dà il via libera alla stagione della caccia di selezione, ritenendo sufficiente il parere dell’Ispra dello scorso giugno sulla base del quale la Regione ha fissato dal 7 al 15 marzo la finestra per cacciare daini e caprioli.
“Il Tar Umbria – commenta il presidente del Wwf Perugia, Sauro Presenzini – riconosce e certifica, l’assenza di una valida pianificazione faunistica e la conseguente illegittimità delle aperture anticipate alle singole specie. Questo significa, che in assenza di un piano faunistico credibile ed aggiornato, la prossima stagione venatoria non potrà che essere avviata solo alla terza domenica di settembre“.
E rivendica comunque l’utilità dell’azione del Wwf, dato che lo stop del Tar e del Consiglio di Stato, con i conseguenti provvedimenti che la Regione è stata costretta adassumere, “ha consentito di salvare oltre 2000 caprioli dal piombo delle doppiette umbre“.
Ma il Wwf non si accontenta e vuole chiedere i danni alla politica. “Ora si tratta di capire – spiega Presenzini – se dette gravi e macroscopiche violazioni, potranno che essere imputate alle scelte politiche e dirigenziali della Cecchini e dei responsabili del procedimento istruttorio”. Perché il fatto che i giudici amministrativi abbiano comunque il motivo fondante del ricorso, cioè l’assenza di piani faunistici, ormai scaduti nel 2014, potrebbe far ritenere che la Regione abbia autorizzato illegittimamente le date dell’apertura anticipata a alzavola, marzaiola, germano reale, tortora, colombaccio, cornacchia grigia, ghiandaia e gazza. “Migliaia di animali selvatici morti ‘illegittimamente – accusa Presenzini – per i quali ora il Wwf chiederà alla Corte dei Conti di quantificare il danno erariale patito dalla collettività, in ordine agli abbattimenti delle specie elencate, che ora si sa, non potevano essere abbattute“.
Il Wwf chiede quindi il sequestro dei tesserini venatori e le schede aggiuntive, per la puntuale quantificazione del danno, relativamente alle singole specie abbattute ed annotate nelle schede stesse. L’indagine erariale, con l’apertura del relativo fascicolo, verrà proposta da Wwf Perugia alla Sezione regionale della Corte dei Conti, “affinché si possa eventualmente imputare la cattiva gestione, l’uso distorto di leggi e regolamenti, provare il dolo e la colpa e la responsabilità oggettiva di quei politici e funzionari che saranno ritenuti responsabili di grave danno d’immagine, d’efficienza e correttezza e agire della Pubblica amministrazione, i quali venendo meno alle regole di efficienza, prudenza, imparzialità potranno essere valutate come censura nei confronti dei singoli attori“.
Per questo il Wwf intende quantificare “il danno all’immagine della Pubblica amministrazione che ne è derivato e i soldi inutilmente spesi in avvocati bolli, onorari e spese di Giustizia per resistere e insistere nella pretesa di corretta gestione della fauna, cosa clamorosamente smentita e certificata dal Tar Umbria“.