L’Umbria cresce, ma poco e in maniera disomogenea. Anche il dato sulle esportazioni si conferma positivo, seppur in calo. La domanda interna torna stagnante e le previsioni degli operatori per i prossimi mesi segnano un andamento ancora poco vivace. Sono questi i dati forniti da Banca d’Italia nel suo consueto aggiornamento congiunturale di novembre, durante la conferenza stampa di questa mattina in Piazza Italia a Perugia. Dopo il bilancio generale di giugno per i dati del 2015, che aveva fornito un quadro generale di moderata crescita, la prima parte del 2016 fotografa un clima di fiducia progressivamente deteriorato, nonostante il fatturato delle imprese industriali abbia continuato ad aumentare (seppur con minore intensità rispetto al 2015) e la crescita si sia concentrata tra le aziende di maggiori dimensioni attive nei mercati esteri. Torna a ridursi anche l’attività edilizia, dopo i lievi segnali di recupero del 2015. E c’è un calo anche nelle vendite per il terziario, mentre ristagna il credito ai residenti umbri. L’occupazione è invece stazionaria, dopo l’aumento rilevato dalla metà del 2014 in coincidenza con gli sgravi fiscali concessi dal governo.
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Il quadro geopolitico – Seppur una piccola regione del cuore d’Italia, l’Umbria, come ogni spicchio del mondo, risente degli andamenti dei mercati mondiali e del generale quadro d’incertezza dipinto dal quadro geopolitico. Questa mattina il mondo si è svegliato con l’elezione di Donald Trump a 45esimo presidente degli Stati Uniti: un outsider della politica, è stato detto dal direttore di Banca d’Italia a Perugia, Giorgio De Vico, alla cui nomina i mercati mondiali hanno reagito con un primo shock, per poi assestarsi nel corso della giornata. Anche in questo caso, con la vittoria della Clinton data per certa da molti sondaggisti nelle ultime settimane, l’incertezza sembra essere la parola chiave. Si aggiungono le reazioni all’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea, i negoziati tra Bruxelles e l’Italia pr la nuova manovra economica che hanno raggiunto toni anche molto aspri, la guerra in Medio Oriente, la minaccia dell’Isis, l’oscillazione del prezzo del petrolio. Tutti punti interrogativi che non fanno bene alla finanza globale, e dunque anche all’Umbria, e che fanno prevedere che il Pil mondiale cresca del 3,1% ma sia suscettibile al ribasso, con Russia e Brasile in fase recessiva e l’economia stagnante in Giappone.
L’export continua ad essere elemento trainante dell’economia in Umbria: le esportazioni umbre a prezzi correnti sono infatti aumentate del 2,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Buono l’andamento dell’automotive, e tornano ad aumentare anche le vendite del settore agroalimentare (9,6%, mentre si è interrotta la fase di crescita del tessile e dell’abbigliamento (-3,8%). Negativo il saldo per la siderurgia (-6,6%). Le importazioni sono invece diminuite del 10,4%, l’attivo della bilancia commerciale è migliorato, attestandosi a circa 800 milioni di euro.
Frena ancora l’edilizia, dato che i lievi segnali di recupero emersi lo scorso anno per l’attività del comparto non avuto seguito nel 2016. Stagna la domanda e dunque due terzi delle imprese con almeno 10 addetti intervistate da Banca d’Italia hanno segnalato un calo dei volumi produttivi. Con essi, calano anche i livelli occupazionali rilevati dall’Istat.
Commercio e turismo – Il quadro congiunturale si è indebolito anche nel settore dei servizi non finanziari. Secondo l’indagine trimestrale di Unioncamere Umbria, nel primo semestre del 2016 le vendite al dettaglio a prezzi correnti si sono ridotte del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La flessione ha riguardato in particolare i piccoli esercizi, risultando più intensa nel comparto dei beni non alimentari, a fronte della tenuta registrata nella grande distribuzione. Tra i beni durevoli, si è confermata la ripresa del mercato automobilistico. Bene il turismo nei primi mesi del 2016, nonostante il crollo, già dalla fine di agosto, delle prenotazioni e le disdette dei visitatori in Umbria a seguito dei drammatici eventi sismici.
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Il lavoro – La ripresa stentata in Umbria colpisce, come è ovvio, anche il mercato occupazionale: nella media del primo semestre il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2015. Alla crescita del numero dei lavoratori dipendenti (0,3%) si è contrapposta la riduzione degli autonomi (-0,5%). L’aumento degli addetti nell’agricoltura ha compensato la flessione registrata negli altri settori, come in passato più intensa nell’edilizia. Nei primi nove mesi, il ricorso alla Cassa integrazione è diminuita del 14,3%, mentre il numero di persone in cerca di occupazione è diminuito del 104% (circa 4.600 persone). Il tasso di disoccupazione si è ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto al 2015. La disoccupazione giovanile in Umbria è tra le più basse in Italia, seppur non abbia raggiunto una buona performance rispetto alle altre regioni del centro-nord: se si analizza la fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, il dato regionale si attesta al 20%. Se si guarda alla fascia più giovane (15-25 anni) il dato sale, arrivando al 30%. Generalmente i dati occupazionali in Umbria avevano raggiunto buoni livelli nel 2015, con un +4% a fronte di una dato italiano al +1%, mentre nel 2016 la situazione si ribalta, rallentando proprio nel ‘cuore verde d’Italia’. Cresce inoltre il ricorso all’utiliz
Necessario infine un accenno al credito. Sono infatti tornati a calare i finanziamenti al settore produttivo, in particolare quelli destinati alle piccole imprese e all’edilizia. I prestiti alle famiglie hanno invece accelerato, sostenuti dalle richieste di credito al consumo e di mutui per l’acquisto di beni durevoli e abitazioni. E’ proseguito l’allentamento delle condizioni di offerta, con effetti soprattutto sui tassi applicati alla clientela meno rischiosa. I depositi bancari hanno continuato ad aumentare, beneficiando delle maggiori disponibilità liquide delle imprese.
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