Cronaca

Bando per restauratori per la Valnerina post sisma, in 3 tentano la truffa

Non solo i furbetti del contributo per l’autonoma sistemazione sotto la lente della Guardia di finanza di Spoleto nei controlli seguiti all’emergenza sisma. Nel mirino dei finanzieri guidati dal capitano Simone Vastano sono finiti anche coloro che, dopo il terremoto, erano in cerca di un lavoro. Nello specifico i partecipanti al bando, promosso dalla Consulta delle Fondazioni delle Casse di risparmio dell’Umbria, restauratori per la Valnerina.

Nel giugno 2018, infatti, la Consulta delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Umbre, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, ha pubblicato un bando (“Task force restauratori per la Valnerina”) per la selezione di dodici restauratori con il compito di mettere in sicurezza le opere danneggiate situate nelle località colpite dal sisma.

Le fiamme gialle, nell’ambito di un’approfondita indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Spoleto, hanno individuato e denunciato per truffa (in un caso compiuta, in altri 2 tentata) 3 donne partecipanti, risultate vincitrici, che non possedevano il requisito di “essere residenti o domiciliati esclusivamente in Umbria da almeno tre anni rispetto alla data di pubblicazione del bando”.

Le tre donne, due residenti in Puglia e una in Liguria, sono state scoperte grazie a una complessa attività estrinsecatasi nell’incrocio delle informazioni ottenute a seguito dell’esame di banche dati, dell’acquisizione di documentazione e dell’assunzione di informazioni. Si è potuto così constatare che le tre avevano falsamente attestato di avere il proprio centro d’affari ed interessi, ossia il domicilio, in Umbria, al fine di vincere la selezione, escludendo partecipanti che invece avevano tutti i requisiti previsti dal bando.

Per due delle tre denunciate, non avendo ancora sottoscritto il contratto con la Consulta, si prospetta solo il reato di tentata truffa.

L’operazione si inquadra nel più ampio contesto della lotta all’indebita percezione di denaro pubblico ed è indicativa dell’impegno profuso dalla Guardia di Finanza nel reprimere gli illeciti commessi approfittando dello stato di emergenza causato dal sisma del 2016.