Cominciamo dalla fine, anche se potrebbe essere un buon inizio. Ma, come la coda del cane di Alcibiade, a volte, dalla fine, si può capire cosa ci ha distratto. In ordine sparso: due ragazzine che con l’auto della nonna vanno a piazzare un fantoccio anti Bandecchi, appeso a testa in giù, davanti al Comune di Terni, la canzone “Bandecchi tu non ci azzecchi’ lanciata su Spotify da un gruppo di musicisti umbri e un comunicato del sindaco e presidente della Provincia che si sente vittima di un clima di odio. Questi sono gli esilaranti, ahimè, esiti del dibattito ternano sul genocidio che Israele sta attuando in Palestina.
Due giovani studentesse sono diventate così il capro espiatorio di una situazione politica che, ricordiamo, è già sotto la lente del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che sta monitorando l’operato di Bandecchi sindaco di Terni e Presidente della omonima provincia.
Dopo aver gridato contro i ‘comunisti’ come presunti autori della deposizione del fantoccio, Bandecchi ha appreso che in realtà due ragazzine erano il bersaglio della sua ira e allora ha aggiustato il tiro, con un gioco di parole. Le studentesse sono così diventate il braccio ‘armato’ della sinistra che, con le sue manifestazioni, ha creato un clima di odio intorno al sindaco.
Nessuno, sia chiaro, approva il gesto delle studentesse, che è già stato condannato in modo unanime da genitori, politici, forze dell’ordine e opinione pubblica. Ma evitiamo che diventino oggetto di gogna e oggetto di distrazione e anche dello stesso Bandecchi, mossa con il quale il sindaco di Terni è riuscito addirittura ad avere consensi ulteriori e che ha deciso di non denunciare l’accaduto formalmente. Poverino Bandecchi. Lui che ha negato un genocidio riconosciuto dall’Onu e ha usato parole raccapriccianti contro le bambine palestinesi. Qualcuno si è sentito Fantozzi, della serie “Come è umano lei”, ma questo non desta stupore visto che si parla di Fantocci. E qui non ci si sbaglia.
Quindi il sindaco ha creato un caso, come spesso capita, sparandone una delle sue per ottenere visibilità e invocando il diritto di opinione. Il diritto di opinione è garantito dalla Costituzione, ci mancherebbe, ma anche il diritto al dissenso se le opinioni si reputano opinabili, sempre per restare sul gioco di parole. E allora ecco qua il solito rito: passare a ruolo di vittima dopo aver scatenato l’odio. Provocare per poi trasformarsi nel bersaglio di quei ‘cattivoni’ dei comunisti. Tanto che si è sentito di dover scrivere un comunicato, pubblicato sul sito del Comune, il contenuto del quale può essere letto qui, ma non su queste colonne perché non lo proporremo, tanto sembra inopportuno e fuori da ogni ragionevole dubbio sul fatto che questa polemica abbia innescato uno show al quale non vogliamo partecipare.