“Non saremo in prima linea come medici e infermieri nella lotta al Coronavirus. Ma noi bancari, insieme ad altre categorie di lavoratori, me ad esempio i dipendenti dei supermercati, rischiamo la vita per garantire un servizio fondamentale. Eppure, viene affidato alle singole banche il compito di dotarci di mascherine ed altri dispositivi individuali di protezione, che spesso non si trovano“. Francesco Marini, segretario della First Cisl dell’Umbria (il sindacato dei dipendenti di banca, riscossioni e assicurazioni) punta l’indice contro una situazione che ha visto molti colleghi contrarre il Covid-19 perché costretti a lavorare in modalità non sicure.
“Devono essere le autorità competenti a fornirci i dispositivi individuali di protezione – prosegue Marini – visto che nei decreti del Governo viene ribadita la necessità di continuare a garantire i servizi bancari“.
E invece ogni banca cerca di provvedere da sola all’acquisto di guanti e mascherine ed all’installazione di barriere di plexiglass agli sportelli al pubblico. Solo che, come è stato ribadito dall’Abi (Associazione bancaria italiana) nell’ultimo incontro avuto con i sindacati, spesso è difficile reperire questi dispositivi.
Lo stesso Marini si occupa delle filiali ex Bps (ora Banco Desio). Ed ha potuto verificare le attività fatte per le sanificazioni di uffici e l’installazione delle barriere di plexiglass. Ma sui dispositivi individuali (a cominciare dalle mascherine) ogni banca fornisce ai dipendenti ciò che trova. E non tutti gli istituti al momento riescono a garantirli per tutti i dipendenti.
“Per i dipendenti delle filiali ex Bps sono state trovate – racconta Marini – ma io stesso mi reco in un’azienda di Castel Ritaldi a prelevarle. E dopo averle distribuite ai dipendenti delle nostre filiali, ho dovuto mandarle a Desio perché in Lombardia sono molto difficili da trovare. Garantire questi dispositivi era prioritario, ancora prima di qualunque accordo a livello nazionale“.
Quanto all’attività lavorativa, ridotta secondo il protocollo che i sindacati hanno siglato con Abi, ogni istituto agisce poi secondo accordi aziendali. Nel gruppo Desio, ad esempio, a rotazione risulta al lavoro il 50% del personale. I dipendenti stanno smaltendo tutte le ferie del 2019. Quanto alle ferie del 2020, il principio è quello di 1-1: ogni 5 giorni di ferie se ne utilizzano poi altrettanti di permesso.
Nonostante gli appelli, troppa gente continua a recarsi in banca per operazioni non necessarie o che comunque possono essere rinviate. Eppure, secondo le nuove regole, ci si può recare allo sportello nei casi indispensabili e solo previsa prenotazione telefonica.
“Come rappresentante sindacale – racconta Marini – ricevo continue telefonate di colleghi che segnalano presenza di clienti per operazioni non indispensabili“.
E non è solo una questione di scarsa sensibilità di fronte ai rischi di contagio da Covid-19. C’è anche un fattore culturale, che nella crisi sta facendo tornare i clienti ad affidarsi agli operatori di banca tradizionali rispetto ad altri canali di investimento finanziario.
“Tante pensioni – ricorda Francesco Marini ricordando l’imminente scadenza – vengono canalizzate in banca. E poi ritirate alla cassa dai clienti“.
Alla fine – evidenzia Marini – il 60% delle persone che si recano fisicamente in banca ha più di 70 anni. Situazione ancora più critica in Umbria, dove l’incidenza della popolazione anziana è più alta della media nazionale e solo il 18% utilizza i servizi home banking.