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BANCA POPOLARE SPOLETO, INCHIESTA DELLA PROCURA. INDAGINI ALLA GDF. AGGIORNAMENTO: NOMINE INTERNE CdA

Carlo Ceraso

(4 marzo, h 23.45) E’ stato un nuovo cda fiume quello che si è tenuto stamani in Bps. Una lunga riunione, svoltasi in un clima definito ‘sereno’ da alcuni consiglieri. Il Consiglio direttivo ha affrontato alcune questioni. A cominciare dalla relazione di Bankit, ovvero di quei correttivi interni richiesti dalla Vigilanza all’istituto di credito e già attuati da governance e management. Ma il consiglio – durante il quale si è parlato anche della inchiesta della Procura di Spoleto annunciata da TO®, GdU e MF, inchiesta che, vale ribadirlo non registra “al momento nè ipotesi di reato, nè persone indagate” – ha affrontato anche i nuovi assetti dei Comitati interni. A cominciare da quello più importante (Controllo interno) che vede la nomina a coordinatore del professor Maurizio Leonardo Lombardi e i consiglieri Marco Carbonari e Valentino Conti quali membri. Il Cda ha anche nominati i consiglieri Aldo Amoni e Claudio Umbrico quali componenti del Comitato per la remunerazione (coordinatore è stato nomnato Valentino Conti)

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C’è una inchiesta in corso della procura della repubblica di Spoleto sulla Banca Popolare di Spoleto, l’istituto di credito finito più di un mese fa nel mirino della Banca d’Italia che ha riscontrato alcune anomali nei comportamenti tenuti dalla precedente governance (quella dell’ex presidente Giovannino Antonini e del vice vicario Marco Bellingacci).

La notizia circolava in città da qualche giorno, in quello sciame di voci tipico della provincia dove ogni volta che capita qualcosa di clamoroso c’è chi mette del suo per ingigantirla.

Ma stavolta è tutto vero, come conferma il procuratore capo Gianfranco Riggio (nella foto) nel breve colloquio concesso a Tuttoggi.info e al Giornale dell'Umbria. “C’è una attività in corso, al momento non ci sono ipotesi di reato, nè persone indagate” afferma il procuratore Riggio. Agli atti dell’inchiesta è stata acquisita anche la lettera spedita recentemente dal ‘corvo’, colui (o colei) che è tornato a farsi sentire con una missiva al vetriolo, inviata ad un centinaio di indirizzi, inclusa la nostra redazione e quella del GdU. “Un documento che deve essere valutato” chiarisce il titolare della procura “anche se alcune questioni erano già all’attenzione di questo ufficio”. Di più il dottor Riggio non dice, ma tanto basta per capire che alcune vicende sono “attenzionate” da tempo dai magistrati.

Esposti e veleni – d’altra parte sulle vicende più recentemente ‘sanzionate’ da Bankit, non era stato solo il ‘corvo’. Prima di lui, in maniera ufficiale, era stato l’ex presidente della Scs (la holding che controlla la Bps) Fabrizio Cardarelli ad inviare più di un esposto agli organi di vigilanza (Bankite e Consob) e alla stessa procura di Spoleto. I dubbi sollevati da Cardarelli, come aveva già anticipato TO®, erano legati a “consistenti predite che la Bps rischia di riportare per affidamenti che appaiono discutibili nel merito e nel metodo”. In particolare sarebbero 3 le operazioni finanziarie avallate dalla precedente gestione della Bps: il fallimento Baronci, quello di un’altra società edile spoletina e di una azienda di Terni (il cui titolare venne arrestato nel dicembre 2008 per bancarotta).

Le indagini – non vi sono conferme ufficiali, ma è molto probabile che a condurre le indagini siano le fiamme gialle di Spoleto che negli ultimi mesi avrebbero passato al setaccio bilanci e documentazione contabile delle due società del comprensorio di competenza. Dunque un filone di indagine c’è e prosegue.

La ‘difesa’ di Antonini – la conferma giunta dal Procura rafforzerà l’opinione di chi da giorni attacca l’ex governance Bps. Ma in qualche modo avalla le dichiarazioni rilasciate lunedì dallo stesso Giovannino Antonini che, in una conferenza stampa che ha fatto saltare più di uno sulla sedia, sottolineava come la sua nomina a presidente della Scs (a scapito del presidente Fausto Protasi) è legata anche al fatto di ‘non essere indagato’ per i ‘comportamenti’ a lui addebitati dalla Vigilanza di Palazzo Koch. Certo per Antonini gli ultimi mesi non devono esser stati affatto leggeri, finito indirettamente anche in alcune intercettazioni nell’ambito delle inchieste sulla P3 e sullo scandalo della Rimini Yacht. Anche se il padre-padrone della Banca ha sempre negato di aver avuto contatti o intrattenuto affari con l’imprenditore romagnolo Giulio Lolli(arrestato a Tripoli lo scorso 17 gennaio e di cui si sono perse le tracce dopo la rivolta al regime di Muammar Gheddafi) o il faccendiere sardo Flavio Carboni. “Sono dei millantatori” li aveva definiti l’avvocato Duccio Caparvi, legale di Antonini. Anche se in città c’è chi giura di aver visto almeno due volte, la scorsa estate, Carboni. “Una volta è entrato in un negozio di antiquariato del centro storico” dice a Tuttoggi.info una fonte che non vuol esser citata. Voci, chiacchiere, veleni: troppo poco, ovviamente, per accostare il faccendiere ad Antonini; ma abbastanza per tenere alta la tensione su tutta la vicenda che interessa l’ex presidente della Banca degli umbri. Il quale, lunedì scorso, parlando sua sponte anche del caso Baronci, si era definito “una vittima, la parte lesa” da quella vicenda.

Sindacato preoccupato – intanto la giornata odierna registra una intesa fra le organizzazioni sindacali bancarie, dopo la corsa al comunicato stampa dei giorni scorsi che aveva fatto intravedere dei forti distinguo fra OOSS. L’occasione l’ha creata la Uilca regionale (rimasta finora in silenzio) che ha convocato tutte le sigle ad un confronto. I distinguo sono stati fatti (Uil e Cgil chiedono di conoscere la relazione di Bankit, Fabi e Ugl sembrano più vicine all’antonini- pensiero, Cisl e Silcea su posizioni più moderate) ma alla fine è stata trovata un’intesa sfociata nella nota diramata nel pomeriggio. “dall’incontro – si legge nel comunicato – è emerso da parte di tutte le sigle uno stato di forte preoccupazione circa i possibili scenari futuri derivanti anche dalla poca certezza e trasparenza delle informazioni disponibili sulle principali questioni che hanno agitato in queste ultime settimane, la vita della principale banca locale umbra. La riunione ha determinato l’indicazione di una forte ripresa dell’iniziativa sindacale unitaria, che punterà, fin da subito, in sede aziendale ad attivare il confronto sui contenuti strategici del piano industriale, allo scopo di valutare punti di forza ed eventuali punti di debolezza nello scenario competitivo ed operativo della banca”

Nuovo Cda – intanto domani la governance Bps (ancora orfana dei consiglieri in quota a Mps e Coop Centro Italia) tornerà a riunirsi. Al centro dell’incontro i correttivi richiesti dai funzionari del governatore Mario Draghi e già attivati dal management. Forse – ma è solo una ipotesi – si tornerà a parlare anche della vicenda del d.g. Pallini i cui avvocati si incontreranno a breve con quelli della Banca. Di sicuro si allontanano di ora in ora le possibilità di un rientro dell’alto dirigente, il cui reintegro è stato fortemente richiesto da Mps ma altrettanto osteggiato da Antonini. E’ evidente che l’ascesa di quest’ultimo alla guida della capogruppo ha reso ancor più problematica una eventuale soluzione bonaria. I legali di Pallini, ma la notizia non torva conferme ufficiali, sarebbero intenzionati a chiedere non meno di 1 milioni di euro quale buonuscita. La vicenda ha alimentato una ridda di voci sul possibile successore. In pole position rimane il vice direttore generale Mauro Conticini. Ironia della sorte Pallini, che fino a poco tempo fa veniva osannato dall’ex presidente della banca, viene oggi difeso dal primo socio di minoranza Mps (ma anche da uno sparuto numero di consiglieri Bps come D’Atanasio e Lombardi); Conticini, a suo tempo indicato da Rocca Salimbeni, sembra invece entrato nelle grazie dei fedelissimi di Antonini. Per dirla come l’ex n. 1 Bps, che lunedì ironizzava sui cognomi, potrebbe essere una questione di ‘ini’. Ma non è così.

(aggiornato alle 22.55)

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