Il piccolo Francesco oggi è stato dimesso dopo 40 giorni di ricovero presso l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale del Santa Maria della Misericordia. “I primi venti giorni sono stati un incubo – raccontano i genitori, Giuseppe e Maria Letizia all’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera di Perugia -, i medici erano prudenti sulle possibilità di sopravvivenza del nostro bambino, perché la malformazione aveva causato un danno all’apparato cardio-respiratorio. Ci hanno aiutato la fede e la convinzione di poter contare sulla professionalità dei medici e personale infermieristico. Solo quando i parametri vitali hanno mostrato un graduale miglioramento, il nostro cuore finalmente si è allargato”.
Giuseppe è arrivato a metà mattina da Trapani, appena poche ore prima delle dimissioni del figlio; lì in Sicilia ha un lavoro ed è lì che ha conosciuto Maria Letizia, originaria di Umbertide. I casi della vita: Giuseppe ha frequentato l’Università a Perugia, ma solo qualche anno dopo essere tornato a casa ha incontrato la donna della sua vita. “Maria Letizia ed io non abbiamo mai dubitato che Francesco dovesse nascere a Perugia, per l’importanza della struttura; poi ha influito anche il fatto che mia moglie potesse avere l’assistenza della sua famiglia, che vive ad Umbertide”.
La gravidanza era scorsa regolarmente; alla nascita il bambino pesava 3.900 chili, ma subito ai primi controlli presentava un distress respiratorio, causato da un’ernia al diaframma: una diagnosi che non ammetteva alternative: il bambino di lì a poche ore dalla nascita doveva affrontare un delicato intervento chirurgico per una malformazione rarissima. L’incidenza della patologia è quella di un caso ogni 5000 nati.
L’equipe composta da chirurghi pediatri, anestesisti e neonatologi decideva di eseguire l’intervento nello stesso reparto dove il bambino era ricoverato, “perché non era possibile il trasferimento in sala operatoria per la complessa e particolare strumentazione di supporto ventilatorio, necessaria in questi casi, apparecchiatura in dotazione solo presso la Terapia Intensiva Neonatale – dice il Dr Marco Prestipino, che ha eseguito come primo operatore l’intervento chirurgico-. Per procedere alla riparazione della malformazione – aggiunge – avevamo due soluzioni: utilizzare una protesi, che avrebbe dato maggiori probabilità di successo tecnico-chirurgico, ma non identiche garanzie di regolare sviluppo del bambino, oppure tentare la ricostruzione del diaframma utilizzando lo scarso tessuto muscolare disponibile. Abbiamo optato per la seconda con un rischio di insuccesso assai più elevato, ma restituendo al bambino tutte le chances di una vita normale senza protesi”.
Quattro ore di intervento, con il contributo dell’anestesista Dott.ssa Simonetta Tesoro, dei neonatologi Dr. Daniele Mezzetti, Maurizio Radicioni e Cristiana Germini e degli altri componenti l’equipe chirurgica Berardino Melissa e Niccolò Nardi, Stefano Capezzali e Francesco Alberati, ma per Francesco si è dovuto aspettare più di due settimane per sciogliere la prognosi . “In quel periodo il monitoraggio è stato h24 ed essenziali le terapie farmacologiche”, ricorda la Dottoressa Francesca Di Genova, che si è alternata nell’assistenza del bambino.