Le denunce ai sei arrivarono ad ottobre 2014, tutte a vario titolo per disturbo delle occupazioni (Art. 659 del codice penale che punisce chi viola la quiete pubblica). “Facciamo notare – scrivevano dopo i fatti i manifestanti – che nessun tafferuglio ha avuto luogo quel giorno e che nessuno dei nostri iscritti ha tentato di non declinare le proprie generalità agli agenti della Digos che le richiedevano”. Questa mattina in Tribunale, è stato deciso per il rinvio del processo al 5 febbraio prossimo, per via di un vizio di forma procedurale nella notifica delle denunce.
L’accusa mossa a chi si trovava spontaneamente in piazza il 29 Marzo del 2014 è dunque quella di aver disturbato la quiete pubblica. In base a quanto riportato sul verbale della Digos di Perugia e diffuso in un comunicato del movimento “Non una di meno Perugia”, i manifestanti avevano con loro “un tamburello di grosse dimensioni, cantando e danzando, con boa di struzzo, cappellini e ombrellini multicolore”. E ancora: uno dei manifestanti “si avvicina ad un altro individuo di sesso maschile e si esibiva in un prolungato concupiscente bacio sulla bocca con lo stesso, nel bel mezzo di Corso Vannucci ed in presenza di numerose famiglie con bambini e ragazzi, molti dei quali minorenni, che in quel momento affollavano il centro cittadino lasciando i passanti disgustati”.
“Questa denuncia – scrivono dal movimento “Non una di meno” – è l’ennesima conferma che lo spazio pubblico non è né neutro, né accessibile a tutti e tutte. In una città che vede sempre più i suoi spazi pubblici svenduti ai privati e che non riconosce l’esistenza di un bimbo perché ha due madri, coloro che possono accedere a questi spazi devono rispettare delle regole che sono le stesse che conformano il genere: la donna sì, ma accompagnata dai figli frutto di una relazione etero; la frocia Nì, va bene solo se non ostenta, le/i trans assolutamente no; invece il maschio bianco eterosessuale ovviamente fa un po’ come gli pare… Evidentemente fa paura questa esplosione di soggettività che si riprende lo spazio pubblico, mettendo in discussione l’intero ordine prestabilito”.