Dopo la riforma, l’elezione del presidente della Provincia è “affare” della politica, con gli elettori limitati a consiglieri e amministratori comunali. Ma Luciano Bacchetta che presenta la propria candidatura, affiancato dai segretari provinciali perugini Pd (Leonardo Miccioni) e Psi (Carlotta Caponi), è un segnale per far sapere che la coalizione di centrosinistra in Umbria, dopo il deragliamento di marzo, ancora c’è. E in sala, infatti, ci sono diversi amministratori pubblici e dirigenti di partito del centrosinistra.
“La mia presenza qui – esordisce infatti il sindaco di Città di Castello – nasce dalla richiesta a candidarmi che è stata avanzata in primo luogo dalle forze politiche, Partito Democratico e Partito Socialista, che ho a fianco nelle persone dei segretari provinciali, Miccioni e Caponi, da altri movimenti di centrosinistra e componenti civiche che guidano diverse amministrazioni comunali. Il 31 ottobre prossimo saranno chiamati al voto sindaci e consiglieri comunali, si vota certo la persona, ma soprattutto un progetto condiviso di amministrazione futura e rilancio di questo importante ente, che interessa per i risvolti concreti che ha in ambito locale, tutti i comuni della provincia stessa. È chiaro poi che ognuno ha le sue opinioni anche politiche, le mie sono note e non me ne vergogno anche se oggi non sono molto di moda, ma come si sa le mode passano“.
Miccioni, dopo aver ringraziato il presidente uscente, Nando Mismetti, per avuto guidato la Provincia di Perugia in una fase di grande incertezza istituzionale, ha assicurato tutto l’impegno del Pd per l’elezione di Luciano Bacchetta, “che il centrosinistra ha proposto per il ruolo, a valle di un percorso di partecipazione e apertura“.
Miccioni ha aggiunto poi: “Il Partito Democratico arriva a questo appuntamento con la consapevolezza che c’è molto da fare per risolvere le ancora troppe incertezze legate all’assetto istituzionale della Provincia, ente di secondo livello ma con un bilancio importante e con responsabilità delicate, in particolare su infrastrutture e scuole. E sul piano politico vogliamo inaugurare una stagione nuova, che ci veda su una strada di ricostruzione insieme a tutte le forze che non si riconoscono nei progetti e nei valori delle nuove destre e negli slogan del populismo più insidioso”.
“La scelta di candidare a presidente della Provincia il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta – ha rilanciato Carlotta Caponi, segretario provinciale PSI Perugia – è il risultato di una serie di incontri della coalizione di centrosinistra, culminati con la candidatura, ampiamente condivisa, di un soggetto in grado, a nostro parere, di svolgere questo importante ruolo istituzionale con profonda competenza ed assoluta dedizione. Ammetto e, di questo ringrazio il segretario provinciale Pd Leonardo Miccioni, che insieme a me ha condotto questo percorso, che il Pd ha dimostrato una vera volontà di rilancio della coalizione, finalmente puntando su ciò che da tempo il Partito Socialista invoca, anche con una certa veemenza: valorizzare, di volta in volta, le migliori forze politiche della coalizione“.
Appunto, la candidatura di Bacchetta va a ricucire lo strappo dello scorso febbraio, quando nelle liste dell’uninominale non fu inserito un esponente socialista (Rometti era il designato). Una coalizione che però dovrà essere ampliata, se si vuole contrastare l’avanzata del centrodestra a propulsione leghista.
Intanto, ci sono da parare gli scherzi di eventuali franchi tiratori, tentati dal gioco di sponda con i cinquestelle. Ma per evitare contropiedi, il centrosinistra si affida a Bacchetta, che da juventino è abituato alle vittorie.
“Il mio più profondo e sentito grazie va al sindaco Bacchetta – ha detto ancora Caponi – uomo di indubbie capacità personali e politiche, sindaco della terza città della provincia, reduce da successi elettorali indiscutibili nel proprio territorio, che ha comunque deciso di cimentarsi in una sfida incerta e aperta come questa che abbiamo davanti”. Sindaco di una città importante e presidente della Provincia, come prevede la nuova formula. E con le difficoltà che Mismetti ha già conosciuto in questi anni. Un problema che forse il legislatore non aveva preso in considerazione. O che, piuttosto, confidava sarebbe stato risolto a breve con l’abolizione delle Province. Ma così non è stato.
“E’ un grande problema – ha ricordato Bacchetta a questo proposito – che nasce da una legge cervellotica, che impone a chi ricopre il ruolo di presidente della Provincia di essere, a titolo gratuito, anche sindaco per potersi candidare ed essere eletto. Con grande sacrificio, passione politica e soprattutto desiderio di servire nel migliore dei modi la collettività, se saremo eventualmente chiamati ad amministrare, cercheremo di superare anche questi ostacoli che sono reali”, ha però assicurato.
“Sono molto affezionato alla Provincia – ha poi aggiunto Bacchetta – che nel corso degli anni è stato un ente importante, che aveva diverse competenze, risorse economiche e personale di qualità sotto il profilo umano e professionale. Poi, purtroppo, la situazione istituzionale è notevolmente mutata, come è noto, a seguito delle leggi nazionali, ma rimane intatto l’affetto e il desiderio, se mi sarà consentito dal voto di sindaci e consiglieri, di lavorare per la collettività, per tutti i 59 comuni che la compongono e per superare e risolvere insieme le difficoltà oggettive che sono sotto gli occhi di tutti“.
Bacchetta ha ricordato le priorità: “La gestione e manutenzione di oltre duemila chilometri di strade di competenza, che in parte versano in condizioni non sufficienti; 70 istituzioni scolastiche per circa 130 edifici comprese le palestre e i palazzetti dello sport, rette da 38 dirigenti, oltre 29mila studenti unitamente alle famiglie, agli insegnanti e dipendenti che lavorano ogni giorno per mantenere alto il livello dell’offerta didattica e formativa nel nostro territorio. Alcuni di questi edifici e plessi scolastici anche a seguito del terremoto, ma non solo, sono da risistemare e quindi il lavoro da fare è notevole. Poi in parte la tutela e salvaguardia dell’ambiente ed altri obblighi che la legge assegna alle province. Ovviamente chi in questi anni ha ricoperto ruoli istituzionali di presidenti, assessori e consiglieri, quando le province erano enti elettivi e poi quando sono state trasformate in enti non elettivi, ha lavorato molto bene e i risultati si sono visti e si vedono ancora oggi. Le competenze, dunque, ci sono – ha concluso – ma servono risorse e dovremo lavorare tutti insieme per determinare un futuro migliore per questo ente sperando in un cambiamento di condizioni a livello nazionale”.