Cinque persone condannate con rito abbreviato, altre due condanne arrivate precedentemente ed una persona rinviata a giudizio. Sono quelle coinvolte nell’inchiesta sulle baby squillo tra Spoleto e Terni, che nel 2014 portò all’arresto di 5 persone ed alla denuncia a piede libero di altre 3. L’indagine portata avanti dai carabinieri di Terni e coordinata dalla Dda di Perugia aveva portato a scoprire un giro di prostituzione minorile che coinvolgeva tre ragazze, di 14, 15 e 17 anni, di origine straniera ma residenti a Terni. Secondo quanto era stato ricostruito dagli inquirenti, a procacciare i clienti era una delle madri delle minorenni, mentre il ruolo principale lo avrebbe avuto un’altra straniera, all’epoca 27enne, la cosiddetta “Ape regina”.
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Nell’inchiesta, quindi, oltre alle due donne, erano finiti anche un giovane imprenditore albanese, due spoletini (che si sarebbero occupati anche di procacciare clienti in città per le baby squillo, con l’aiuto di un albergatore compiacente) ed alcuni clienti di Terni. Le accuse per gli imputati, a vario titolo, andavano dall’induzione alla prostituzione minorile alla violenza sessuale. Le ragazze, secondo quanto emerso nell’inchiesta, avrebbero ricevuto denaro, telefonini, ricariche telefoniche, gratta e vinci, preziosi e pacchetti di sigarette in cambio di prestazioni sessuali, che sarebbero avvenute a Terni e Spoleto.
Ieri il gup di Perugia Giangamboni ha condannato 5 persone che avevano scelto il rito abbreviato, mentre altre 2 avevano precedentemente patteggiato. Nel dettaglio sono stati comminati 5 anni alla trentenne “ape regina”, 4 anni allo spoletino 69enne S.S., 2 anni e 9 mesi per la madre di una delle baby squillo, 1 anno e 6 mesi per 69enne di Terni (pena sospesa), 1 anno per un altro 73enne ternano (pena sospesa). Precedentemente avevano patteggiato il giovane albanese (2 anni, pena sospesa) ed il più anziano dei clienti ternani, l’81enne (8 mesi, pena sospesa). Rinviato invece a giudizio (con il processo che si aprirà nel 2018 davanti al tribunale di Spoleto) l’altro spoletino coinvolto, il 54enne M.S., difeso dall’avvocato Gaetano Puma.
Dall’inchiesta sulle baby squillo ne era poi nata un’altra, clamorosa, che riguardava una giovane disabile spoletina, sfruttata sessualmente – queste le pesantissime accuse – da suo padre e dal fidanzato, con la compiacenza di un albergatore di Spoleto.