Avvocato laureato in Spagna denunciato per esercizio abusivo professione

Avvocato con la laurea in Spagna denunciato per esercizio abusivo della professione

Sara Fratepietro

Avvocato con la laurea in Spagna denunciato per esercizio abusivo della professione

Non era un vero e proprio avvocato, non avendo ancora completato l'iter per esserlo, ma lo ha fatto credere a clienti ed anche in Tribunale
Lun, 08/06/2020 - 10:34

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Non era un vero e proprio avvocato, non avendo ancora completato l’iter per esserlo, ma lo ha fatto credere a clienti ed anche in Tribunale. Intascando impropriamente 6mila euro di parcelle da un cliente che poi lo ha denunciato.

L’uomo, un professionista umbro, di origini svizzere, è stato denunciato dalla Guardia di finanza del comando provinciale di Perugia per esercizio abusivo della professione ed usurpazione di titolo

Avvocato non abilitato alla professione

L’indagine è partita dalla denuncia da parte di un cliente. Che dopo aver pagato 6mila euro di parcelle al suo difensore, aveva scoperto che non era in realtà abilitato a esercitare la professione forense. Ulteriori approfondimenti hanno permesso di appurare che diverse altre persone si erano avvalse dei servizi del professionista.

L’indagato aveva sì conseguito l’abilitazione alla professione, ma in Spagna. Pertanto non poteva fregiarsi del titolo di avvocato. In questi casi, infatti, il termine tecnico è di “abogado” o “avvocato stabilito”.

Come funziona l’abilitazione

Nei casi di laurea in Spagna (“abogado”) o Romania (“avocat”) è infatti previsto che il professionista si iscriva ad una apposita sezione dell’albo professionale in qualità di “avvocato stabilito” ed eserciti per 3 anni, specificando però il suo titolo reale e non definendosi avvocato.

Nonostante questo, l’uomo invece adottava alcuni espedienti per mascherare, all’interno dei documenti, la propria vera qualifica. Usava cioè abbreviazioni e la scrittura “in piccolo” del titolo effettivamente posseduto.

Collaborazione solo formale con un avvocato di Terni

Inoltre, pur avendo l’obbligo, per potere esercitare in Italia, di collaborare con un vero e proprio “avvocato” regolarmente iscritto all’albo, l’uomo svolgeva la professione in maniera autonoma, avvalendosi di un’intesa di collaborazione puramente formale, concordata con un avvocato ternano.

Inganno anche in Tribunale

Secondo quanto ritengono gli inquirenti, l’inganno è stato perpetrato non solo a danno di privati, ma anche della Pubblica Amministrazione e, in particolare, dell’autorità giudiziaria. L’uomo aveva presentato false attestazioni dichiarando di potere rappresentare terzi in giudizio.

L’attività, condotta dal Gruppo Tutela Economia del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Perugia, in sinergia con la locale Procura della Repubblica, si colloca nel quadro delle attività dirette a garantire un equilibrato e trasparente rapporto tra privati e professionisti, nel rispetto della legalità e della fede pubblica.

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