Sono al lavoro gli avvocati di Michele Fabiani, il ventunenne spoletino in carcere dal 23 ottobre scorso con l’accusa di associazione eversiva, per preentare quanto prima un nuovo ricorso con il quale richiedere la scarcerazione del giovane. Non ci sono al momento ulteriori novità, dal momento che gli avvocati si trincerano dietro uno stretto riserbo, reso ancor più impenetrabile dopo l’ultima sentenza che ha confermato le misure cautelari per Fabiani, recluso nel supercarcere di Sulmona. Trapela però che i giudici avrebbero tenuto in considerazione anche alcuni colloqui tenutisi in carcere fra Michele e i suoi parenti più stretti. Impossibile conoscerne il contenuto, ma di certo devono esser bastati ai giudici perugini per confermare le misure restrittive anche “in considerazione della comprovata inidoneità dei familiari i quali sono, compresi i nonni, ben consapevoli se non partecipi delle azioni e delle strategie difensive del giovane”. Un giudizio pesantissimo. Nessun commento da parte dei familiari (il papà Aurelio è da stamani a Napoli per un un incontro organizzato dal Coordinamento di Comunisti proprio per parlare del ‘caso’ Fabiani) e neanche dai nonni, tutti settantenni.