È terminato l’esame autoptico sul cadavere di Massimo Dolciami, l’imprenditore di Tavernelle di 56 anni trovato morto l’altro giorno in una stradina di campagna tra Agello e Montebuono (leggi l’articolo di Tuttoggi): la tesi avvalorata è quella rimane quella di suicidio. L’uomo sarebbe morto a seguito delle fiamme, che avvolgendo il suo corpo, da vivo, ne avrebbero causato l’asfissia. Sono queste le conclusioni degli accertamenti conclusi ieri pomeriggio dai medici legali Laura Paglicci Reatelli e Anna Maria Verdelli, che attendono ancora gli esiti degli esami tossicologici e istologici, che potrebbero rivelare se Dolciami avesse assunto qualche sostanza prima di morire. Nessun elemento che farebbe pensare ad altro, nessun trauma, né contusione né frattura. Sulla morte dell’imprenditore rimangono ancora molti dubbi, che i Carabinieri del comando operativo provinciale di Perugia stanno cercando di dipanare. Il primo degli indizi rimane la morsa dell’usura, o l’inchiesta sul traffico di rifiuti che lo aveva coinvolto nel 2009. Nel frattempo è stato predisposto dal pubblico ministero il nullaosta per restituire la salma alla famiglia per i funerali, che si terranno domenica nel santuario di Mongiovino.
Ale.Chi.