Perugia, 01 giugno 2024 – Affrontare le principali questioni e preoccupazioni relative all’attuazione dell’autonomia differenziata in Italia nonché il suo impatto sulle disparità regionali e, nello specifico, sull’Umbria.
Questo l’obiettivo di una interrogazione presentata dal consigliere regionale Donatella Porzi (Misto) sulla “Autonomia differenziata” e i rischi di aumento delle disparità sociali ed economiche.
Partendo dalle premesse che la Costituzione italiana, all’articolo 116, consente alle Regioni a statuto ordinario di ottenere particolari forme di autonomia, delegando loro competenze legislative concorrenti e, in alcuni casi, materie riservate esclusivamente allo Stato – come l’organizzazione della giustizia di pace, l’istruzione e la tutela ambientale – nel testo si sottolinea che tuttavia, dal 2001, le procedure per l’attuazione dell’autonomia differenziata, non sono state completamente realizzate.
Durante la XVII legislatura, il Parlamento ha approvato alcune disposizioni iniziali per riconoscere una maggiore autonomia, ma non essendo ancora concluso il processo le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, hanno intrapreso iniziative concrete per ottenere maggiore autonomia che sono culminate nella firma di un accordo preliminare con il Governo il 28 febbraio 2018.
“Per avere una Regione più semplice e competitiva mettendo l’autonomia come leva dello sviluppo e della semplificazione – spiega Porzi in una nota – l’Umbria, insieme a Toscana e Marche, con un atto approvato nel 2018 non ha chiesto un aumento indiscriminato di competenze come queste tre regioni, ma si è indirizzata verso una “autonomia selettiva” messa al servizio di alcuni grandi obiettivi programmatici in cui si poneva come territorio di eccellenza, o regione benchmark: la grande bellezza, la leva del sapere, la salute, la protezione civile e la prevenzione sismica. Tale scelta deriva dalla consapevolezza che tali ambiti non hanno un impatto negativo sulla qualità della vita e di alcuni servizi da garantire ai cittadini, cosa che una regione piccola come la nostra rischia di non essere in grado di fare”.
“Ciò significa che se il processo di autonomia differenziata – evidenzia Porzi – mira a completare l’autonomia ordinaria, offrendo significative opportunità per l’intero sistema istituzionale e, nel contempo, valorizzando le identità regionali come strumento per favorire una competizione virtuosa tra i territori attraverso il miglioramento della miglioramento della governance locale, emergono però preoccupazioni riguardo alle risorse finanziarie necessarie per supportare l’autonomia regionale. È fondamentale rispettare il principio di correlazione tra funzioni e risorse per evitare squilibri finanziari”.
Il 29 aprile 2024, la Camera dei Deputati ha iniziato la discussione su un disegno di legge relativo all’autonomia differenziata, già approvato dal Senato, sul quale la presidente della Regione Donatella Tesei ha espresso parere favorevole nonostante l’Umbria possa esserne fortemente penalizzata. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha espresso preoccupazioni, sottolineando l’importanza di garantire livelli essenziali di prestazioni civili e sociali uniformi su tutto il territorio nazionale per evitare disparità: “Tale sollecitazione – prosegue il consigliere regionale – ci appare tutt’altro che infondata, visto che gli ultimi dati dell’Ufficio parlamentare di Bilancio relativi al Fondo di solidarietà comunale, mettono in evidenza che il federalismo fiscale penalizza il Centro e il Meridione, in particolare i Comuni di piccole dimensioni”.
“In questo difficile contesto – conclude Porzi – ho chiesto alla Giunta regionale e all’assessore alla Sanità di fare chiarezza su tre punti: se trattenere gran parte del gettito fiscale migliorerà l’efficienza in una regione economicamente fragile come l’Umbria; se l’autonomia differenziata porterà a una sottrazione di risorse nazionali e alla disarticolazione dei servizi pubblici; se il principio di solidarietà economica e sociale sarà compromesso, aumentando le disuguaglianze tra Nord e Sud Italia”.
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