Sventato un traffico abusivo di tordi. I Carabinieri di Gualdo Cattaneo, durante un servizio di controllo del territorio, hanno infatti fermato un 40enne perugino alla guida di un furgone con un carico “speciale”.
Chiesto l’intervento dei Carabinieri Forestali del Gruppo di Perugia (Nucleo Carabinieri Forestale di Campello sul Clitunno) e del medico veterinario della ASL Umbria 2, è stata accertata la presenza, nel bagagliaio del furgone, di n. 7 trasportini artigianali in legno suddivisi in piccole celle dove erano stati stipati n. 370 esemplari di avifauna selvatica, di cui 18 deceduti, appartenenti alle specie tordo bottaccio (Turdus philomelos) e destinati al commercio illegale di richiami vivi ad uso venatorio.
Tutti gli esemplari, morti e vivi, risultavano privi di anello identificativo inamovibile e non vi era alcuna documentazione di tipo sanitario e commerciale, ad accompagnare il trasporto, che potesse consentire una immediata tracciabilità degli esemplari (provenienza, destinazione, condizioni sanitarie, …). Si premette che la fauna selvatica è qualificata dall’ordinamento giuridico quale patrimonio indisponibile dello Stato e, pertanto, la legale detenzione di ciascun esemplare di uccello allevato richiede che venga apposto, al tarso dello stesso, nell’immediatezza della nascita, un anello cilindrico inamovibile considerato sigillo.
L’attività svolta dai militari dell’Arma e della Specialità Forestale ha disvelato la pratica, già nota a livello nazionale e diffusa anche nella nostra Regione, che prevede la cattura illegale di uccelli in natura, la successiva illecita apposizione agli stessi di anelli identificativi contraffatti o inidonei, e la commercializzazione degli esemplari come richiamo per l’attività venatoria, ad ignari cacciatori convinti di acquistare legittimamente uccelli di allevamento. Il numero di uccelli rinvenuti evidenzia un business illecito di particolare rilievo.
L’attività svolta, oltre a salvare n.352 esemplari di Tordo ancora vivi, ha fatto sfumare un bottino da svariate decine di migliaia di euro, cifra che – si stima – avrebbero guadagnato i bracconieri dalla vendita degli animali, che una volta dotati di un anello identificativo inamovibile contraffatto, potevano essere venduti ai cacciatori anche fino a 500 euro ad esemplare, spacciandoli per richiami legali.
Gli esemplari trovati nella disponibilità del quarantenne perugino, privi di anello identificativo e per i quali lo stesso non è stato in grado di produrre alcune documentazione sono quindi, nell’ipotesi dei militari operanti, oggetto di furto venatorio. L’uomo è stato quindi deferito all’AG per il reato di ricettazione e per i reati di uccisione di animali e maltrattamento di animali, per aver trasportato gli esemplari prelevati in natura, imprigionandoli in trasportini artigianali di legno, senza acqua e cibo, con mezzo non idoneo al trasporto di animali, senza alcun controllo di un medico veterinario, cagionando la morte di n. 18 esemplari e compromettendo le condizioni di salute degli altri.
Tutti gli esemplari sono stati sequestrati ed affidati alle cure del medico veterinario ASL, per la loro riabilitazione e successiva liberazione in natura, previo nulla osta dell’Autorità Giudiziaria.