Dopo Legambiente e Cai, anche la Lac contro l'emendamento Puletti. Le associazioni venatorie: norma di buonsenso
Prosegue il dibattito tra favorevoli e contrari alla modifica alla legge 28 che regolamenta l’accesso dei mezzi a motore nei sentieri montani in Umbria. Una modifica introdotta con l’approvazione, da parte dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, dell’emendamento al Bilancio di previsione 2024 promosso dal consigliere della Lega Manuela Puletti e votato dalla maggioranza. Con l’intento dichiarato di eliminare i casi di incertezza che avevano portato a molti contenziosi e di consentire la fruibilità di queste aree, pur in modo regolamentato, anche a cacciatori, cercatori di funghi e tartufi, motociclisti fuoristrada.
Un provvedimento che viene salutato con soddisfazione soprattutto dai cacciatori, stanchi di dover pagare multe o comunque ritrovarsi a dover presentare ricorsi per farsi annullare sanzioni ingiuste.
L’incontro chiesto a Tesei e Puletti
Ma fortemente contrastato dalle associazioni ambientaliste. Prima Legambiente, poi il Cai, hanno espresso forti critiche, chiedendo sul tema un incontro alla governatrice Tesei e alla consigliera Manuela Puletti, che aveva replicato alle critiche ricordando l’importanza di una norma chiara per consentire la corretta fruizione delle zone montane anche a categorie, come quella dei cacciatori, finora ostacolati dalle “politiche del no”.
La Lac chiama gli ambientalisti al ricorso
Chiama alla mobilitazione ambientalista anche il delegato Lac (Lega per l’abolizione della caccia) per Marche e Umbria, Danilo Baldini. Che attacca proprio il passaggio con cui si giustifica l’emendamento con l’intenzione di “favorire ed agevolare determinate categorie di persone che frequentano le nostre montagne, come i cacciatori, gli enduristi, i fuoristradisti ecc…”. “E’ evidente – scrive Baldini – lo scopo
politico della Lega Umbra di riconquistare il consenso elettorale nei confronti di queste categorie, che negli ultimi anni sono passate a votare in massa i ‘cugini” di Fratelli d’Italia’! Le principali conseguenze di questa sconsiderata decisione assunta dalla Giunta Tesei saranno però l’inevitabile devastazione della sentieristica e della viabilità montana, che in breve tempo diverrà impraticabile per tutti coloro che in montagna invece vanno a piedi, in mountain-bike o a cavallo e che rispettano la natura e l’ambiente, ‘beni comuni’ e patrimonio di tutta la collettività, certamente molto di più delle categorie che la Giunta regionale intende favorire con il suddetto provvedimento. Inoltre, la liberalizzazione della circolazione motoristica anche in aree particolarmente delicate e fragili, innescherà o amplificherà il loro dissesto idrogeologico, determinando frane e smottamenti, mentre causerà grande disturbo e danno biologico alle specie animali presenti, specie nel periodo della loro riproduzione”.
Anche per la Lac, poi, si tratta di un provvedimento “completamente illegittimo, perché viola leggi comunitarie e nazionali e che per questo creerà ancora più caos interpretativo alle forze dell’ordine che dovranno far rispettare le leggi in materia. La norma, infatti, – precisa Baldini – si fonda sul presupposto che si potrà circolare con i mezzi a motore dove non sia già vietato dalle tabelle affisse. Si tratta chiaramente di un ‘escamotage’ per liberalizzare completamente il transito veicolare in ambito montano, perché nella stragrande maggioranza dei sentieri, dei tratturi, delle mulattiere, delle sterrate ecc…, non vi sono affissi cartelli di divieto di transito, mentre i pochi presenti è facile prevedere che verranno fatti sparire in brevissimo tempo”.
Ad esempio, viene ricordato, nelle aree SIC/ZSC e ZPS della Rete Natura 2000, di cui la Regione Umbria è particolarmente ricca, è permessa la caccia, sia pure con alcune limitazioni, ma non è permesso il transito ai veicoli a motore non autorizzati. Queste aree, nella stragrande maggioranza, non sono tabellate.
“Informiamo la Giunta Tesei – scrive ancora il rappresentante della Lac – che queste zone sono state individuate in base alle Direttive Comunitarie n. 92/43/CEE “Habitat” e n. 2009/147/CE ‘Uccelli’ e quindi i loro regolamenti non possono essere modificati a piacimento da uno Stato membro della CE, né tantomeno da una singola Regione come l’Umbria! Quindi l’introduzione arbitraria di una deroga ai loro
regolamenti produrrà inevitabilmente l’apertura di una Procedura di Infrazione Europea, con tutte le
conseguenze a livello di multe salatissime sia per l’Ente pubblico che ha introdotto la deroga, nel caso specifico la Regione Umbria, che per lo Stato Italiano”.
La Lac esorta dunque le associazioni ambientaliste umbre come il Cai, il Wwf, Legambiente ad impugnare immediatamente con i loro legali “questo sciagurato provvedimento della Regione Umbria”, annunciando la propria adesione ad un eventuale ricorso.
I cacciatori: una norma di buonsenso
Le associazioni venatorie Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia e Anuu Migratoristi spiegano invece perché a loro avviso si tratti di una norma di buonsenso, che toglie indeterminatezza e ingiusti contenziosi e consente la corretta fruizione del territorio, preservandolo. Perché, ricordano, i cacciatori e gli agricoltori sono categorie che vivono il bosco e il territorio, provvedendo anche alla sua manutenzione.
“Scopriamo con stupore che esisterebbero associazioni e persone che annualmente curano queste approssimative infrastrutture, costituite da un fitto reticolo di strade di campagna non gestite, strade di servizio per i boschi, taglia fuoco e sentieri per il bestiame. Ad averlo saputo i nostri tesserati che coprono l’intero territorio regionale invece di rischiare una denuncia personale nel chiudere una buca o sistemare una frana , avrebbero volentieri cercato aiuto da questi tanti benefattori” inizia la nota delle quattro associazioni. Aggiungendo: “Questa però è fantasia, in genere i cacciatori e gli agricoltori si trovano a ripulire strade di campagna quasi intransitabili per la vegetazione, per le buche, per il dissesto del terreno o per la formazione di veri e propri fossi ed è ben raro che ci lavori qualcun altro a parte le sporadiche manutenzioni degli enti. Un lavoro secolare che permette da sempre a tutti i fruitori delle montagne di arrivarci e di poter fruire di ogni angolo del paesaggio, monitorato e controllato”.
“Fino ad oggi – argomentano Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia e Anuu Migratoristi – l’accesso alle aree fuori mappa era non consentito anche se mancava una regola che lo vietava. Sempre difficile sapere se una strada è provinciale, comunale, interpoderale o privata ma quando questa diventa solo un varco abbandonato a se stesso rischia di scomparire. Per la percorribilità in questi casi vigeva la pratica di totale discrezionalità del controllore a sanzionare l’accesso e quel che è più grave , chi si riteneva più furbo andava ovunque anche senza avere uno scopo riconosciuto , mentre gli altri più responsabili si negavano di utilizzare i sentieri anche avendone estremo bisogno: contenimento ungulati problematici, servizio antincendio , recupero capi feriti, recupero animali in difficoltà tra cui i cani dispersi, ricerca funghi e tartufi”.
“Ora finalmente – prosegue la nota – una Giunta regionale certamente nota per non avere aiutato molto i cacciatori dando vita ad una serie di provvedimenti contro il loro parere, ha votato insieme al resto della maggioranza l’emendamento Puletti che regolamenta gli accessi in maniera assolutamente razionale e cioè scrivendo per legge che se non c’è un divieto la percorrenza è consentita. Sembra un principio talmente ovvio e liberale che in questi periodi di oscurantismo e proibizionismo pare sovvertito, ossia qualche associazione vorrebbe che sia tutto vietato, tranne ciò che a loro viene consentito potremmo aggiungere. Crediamo che un uso di buon senso di ogni sentiero transitabile sia non solo un manifesto alla libertà – concludono le associazioni venatorie – ma anche un valore da trasmettere alle nuove generazioni che sempre meno praticano questi luoghi senza usare mezzi eccessivamente impattanti e rumorosi, che restano vietati se non autorizzati alla circolazione. In definitiva più che un’azione punitiva come qualche volta veniva fatto, crediamo debba essere diffusa una cultura di corretta fruizione di ogni sentiero, evitando danni quando è bagnato, possibili incendi nel pieno della vegetazione in estate, ma al contempo garantendo che tutti possano vivere queste percorrenze in uno spirito di conservazione della natura e al contempo di tutte le attività che l’uomo svolge in essa da sempre senza provocarne squilibrio”.
Le guide ambientali professionali
Intanto Marco Fisauli, guida ambientale escursionista (GAE) e rappresentante regionale di LAGAP (Libera Associazione Guide Ambientali Professioniste), comunica di aver chiesto, a nome dei rappresentanti territoriali dei Presidi umbri (Alta Valle del Tevere, Umbria Centro Orientale, Trasimeno, Monti Martani e Amerini, Valnerina e Montagna Ternana, Monti Sibillini) un incontro alla governatrice Tesei e agli assessori Morroni e Agabiti per un confronto aperto sul tema.
Manifestando perplessità per un provvedimento che, scrive, “sembra andare in netto contrasto con quelle del turismo lento di cui la stessa Regione Umbria è portavoce e promotrice, ad esempio, il nuovissimo progetto “Umbria Green Holidays” che verrà presentato giovedì 28 dicembre”.
“Crediamo che proprio il turismo lento – prosegue la nota – sia la vera grande ricchezza dell’Umbria, un turismo che porta migliaia di visitatori ogni anno nel Cuore Verde d’Italia, per percorrerne a piedi o in bici i suoi sentieri, le sue mulattiere, alla scoperta di montagne, valli, colline, cascate, antichi borghi, storia, natura e tradizioni. Già al momento attuale, le scorribande di motociclisti, spesso con targhe travisate, persino in aree protette, non sono che casualmente perseguite e sono regolarmente rimarcate negativamente dai clienti che accompagniamo, italiani o stranieri, come esempio palese di inciviltà. Già adesso il piano di calpestio dei nostri sentieri, faticosamente manutenuti dai volontari, sono pesantemente danneggiati dal passaggio di motoveicoli non autorizzati. Possiamo solo immaginare l’effetto di un “liberi tutti” di questa portata”.