Il Consiglio provinciale di Perugia, su proposta del consigliere Massimiliano Capitani (Pd), ha chiesto alla Giunta provinciale di prendere alcuni provvedimenti importanti a riguardo dell’attuazione del Piano di Bacino del Fiume Tevere – IV Stralcio funzionale per l’assetto idrogeologico (PAI Bis). L’obiettivo prioritario del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico è la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti. Alla Provincia spetta il rilascio, nelle zone a rischio alluvioni, di autorizzazioni specifiche per consentire ai privati di poter intervenire in fatto di edilizia su edifici e infrastrutture esistenti, interventi di ristrutturazione urbanistica, opere di messa in sicurezza, attività di cava e impianti fotovoltaici. Con il nuovo Pai Bis, in Provincia di Perugia, le zone a rischio alluvione (dei fiumi Tevere, Chiascio, Nestore e Naia) passano da una demografia di 42mila abitanti per reticolo di 302 chilometri a 860 chilometri per una demografia di 62mila abitanti. Infatti ai paesi a rischio tradizionali ( Citerna, San Giustino, Città di Castello, Umbertide, Montone, Perugia, Torgiano, Bettona, Bastia Umbra, Deruta, Marciano, Collazzone, Fratta Todina, Todi, Monte Castello Vibio ) si aggiungono anche di aree dei comuni di Gubbio, Assisi, Valfabbrica, Cannara, Spello, Nocera, Valtopina, Foligno, Montefalco, Trevi, Spoleto, Castel Ritaldi, Corciano e Magione. Nelle nuove zone del Pai Bis sarà obbligatoria richiedere le autorizzazioni alla Provincia sul rischio idrogeologico per intervenire in fato di edilizia e di urbanistica. “Aumentando la superficie delle zone soggette a rischio idrogeologico – ha spiegato il presidente di Commissione Massimiliano Capitani – con l’attuazione del Pai Bis si prevede un aumento considerevole di richieste da parte dei privati e degli enti verso la Provincia per il nullaosta idraulico. Una mole di lavoro che l’ente, con l’attuale personale, non è in grado di poter soddisfare in tempi certi come in passato quando le richieste, con un bacino demografico delle zone a rischio più ridotte, oscillavano intorno alle 200. Rallentare le domande vuol dire penalizzare l’economica di una regione già particolarmente provata dalla crisi di questi anni. Serve maggiore personale dunque per evitare il rallentamento dei lavori e dei cantieri”. La conferma del rischio di pratiche lumaca con il nuovo Pai è stato confermato anche dirigente del servizio difesa e gestione idraulica che in una nota ha ribadito che “il personale debba essere integrato almeno con una figura professionale esperta dei contenuti e normative del Pai”.
AUMENTANO SUL TERRITORIO PROVINCIALE LE ZONE A RISCHIO IDROGEOLOGICO
Sab, 02/07/2011 - 15:10