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Aumentano reati legati alla criminalità organizzata in Umbria, firmato protocollo per contrastarla

In aumento i reati legati ad associazioni a delinquere di stampo mafioso (+66,67%) in Umbria così come i reati di riciclaggio (+44,83%), stando ai dati illustrati in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. È dunque per contrastare la mafia in Umbria che è stato siglato questa mattina (24 aprile), presso l’Aula Goretti della Corte d’appello di Perugia un nuovo protocollo d’intesa. Tecnicamente si tratta di un accordo di collaborazione per il rafforzamento della cooperazione tra le autorità titolari del potere di proposta di prevenzione antimafia. In tema di contrasto alla criminalità organizzata, infatti, è fondamentale non solo l’attività di repressione ma anche quella di prevenzione con misure personali, che colpiscono i soggetti ritenuti socialmente pericolosi, e patrimoniali, con la confisca di beni di sospetta provenienza mafiosa.

Il protocollo, finalizzato a scongiurare ogni possibile espansione e radicamento mafioso nel distretto di Perugia attraverso l’innalzamento del livello di collaborazione tra le autorità competenti, è stato sottoscritto dal Procuratore Generale Sergio Sottani; dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia Raffaele Cantone; dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Terni Alberto Liguori; dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto Claudio Cicchella; dal Questore della Provincia di Perugia Fausto Lamparelli e dal Questore della Provincia di Terni Bruno Failla.

Nell’atto, che si snoda in cinque articoli, vengono richiamati alcuni dei principi stabiliti dal Testo Unico sulle misure di prevenzione antimafia che attribuiscono sia ai Procuratori della Repubblica che ai Questori importanti funzioni di titolarità in tema di prevenzione e proposta di misure personali e patrimoniali con riferimento a determinate categorie di pericolosità indicate dalla norma stessa.

In questa ottica è prevista l’adozione di strumenti organizzativi condivisi, idonei a regolare il previo coordinamento, anche al fine di evitare duplicazioni o sovrapposizioni di iniziative o pregiudizi ad indagini in corso. Viene sottolineata la volontà di avviare scambi di informazioni, collegare gli sviluppi investigativi, valutare anche l’eventualità di proposte congiunte come nel caso siano interessati più ambiti territoriali.

Sarà poi il Procuratore distrettuale a convocare apposite riunioni con i Questori, finalizzate alla individuazione dei soggetti appartenenti o anche solo contigui alla criminalità organizzata mafiosa nei cui confronti avviare indagini patrimoniali finalizzate alla confisca dei patrimoni illecitamente acquisiti. Spetterà al Procuratore Generale promuovere incontri con i Procuratori presso i Tribunali del circondario qualora si renda necessario favorire il coordinamento organizzativo.

Nel documento è contenuta anche la possibilità di avvalersi, nel rispetto dei limiti e delle condizioni di ostensibilità, del patrimonio informativo della banca dati del sistema informativo della Direzione Nazionale Antimafia e delle Direzioni Distrettuali Antimafia (Sidda/Sidna) che è finalizzato alla gestione di tutte le attività investigative e, più in generale, conoscitive che riguardano le indagini nei confronti della criminalità organizzata. Le stesse Autorità proponenti potranno, con apposita delega di indagine, avvalersi anche del supporto investigativo fornito dal Servizio Centrale Anticrimine del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. In alcuni casi è previsto anche il coinvolgimento dei servizi di polizia giudiziaria di Carabinieri, Guardia di Finanza o altre forze di polizia.

Il Protocollo di oggi si inserisce nell’ambito di un più ampio progetto di prevenzione promosso dal Procuratore Generale che in varie sedi istituzionali, oltre che nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha illustrato gli ultimi dati riferiti al territorio umbro dai quali emerge un aumento sia dei delitti di associazioni a delinquere di stampo mafioso (+66,67%) che dei reati di riciclaggio (44,83%).

Da evidenziare che si tratta di una tipologia criminosa, come dichiarato dal Procuratore Generale anche in occasione della sua audizione alla Commissione d’inchiesta antimafia della Regione Umbria, che si manifesta in forme subdole e silenziose. Di conseguenza, anche se nel nostro territorio non viene segnalato un radicamento di vere e proprie associazioni mafiose, vanno registrati reati tipicamente sintomatici della presenza della criminalità organizzata oltre che di soggetti collegati a sodalizi mafiosi.