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Attivati 16 posti di RSA all’ospedale di Città di Castello

Dal 10 maggio all’ospedale di Città di Castello sono attivi 16 posti letto di RSA (Residenza Sanitaria Assistita) dedicati alle cure intermedie con assistenza infermieristica e tutelare nell’arco delle 24 ore.

L’attivazione dei 16 posti di RSA ha comportato l’incremento di personale (7 unità di personale infermieristico e 7 posti dioperatore socio-sanitario) e qualche intervento strutturale di lieve entità volto a migliorare l’accoglienza degli ambienti nell’ambito della struttura ospedaliera che li ospita.

L’azienda sanitariaspiega Daniela Felicioni, direttore del Distretto sanitario Alto Tevere – si fa carico del comfort alberghiero e del personale infermieristico e socio-sanitario che assicura la presa in carico multidisciplinare e la gestione del piano assistenziale individuale, ma è ai medici di medicina generale che è affidata la gestione clinica dei pazienti. Naturalmente in caso di necessità è garantita la valutazione di medici ospedalieri specialisti e l’attività diagnostico-terapeutica si avvarrà dei servizi esistenti nell’ospedale. Ringrazio per la  collaborazione finora dimostrata i medici di medicina generale e di continuità assistenziale e i medici e il personale infermieristico dei reparti internistici e della rianimazione”.

Quello di Città di Castello è uno dei primi step di un ampio processo di riconversione di posti letto di degenza ordinaria che prevede l’attivazione, entro la fine di giugno, di altri 38 posti di RSA che saranno collocati nei presidi ospedalieri di Assisi, Gubbio-Gualdo Tadino e Umbertide.

“Aver previsto questo tipo di assistenza all’interno dell’ospedale – precisa il direttore generale della USL Umbria 1 Giuseppe Legatonon significa affatto trasformare un polo della rete dell’emergenza quale è il presidio ospedaliero di Città di Castello in un ospedale di comunità.  La RSA, infatti, resta a tutti gli effetti un servizio di competenza distrettuale. Si è trattato di una opportunità per gestire in modo più appropriato il ricovero ospedaliero, con riduzione dei tempi di degenza e dei posti letto, e liberare risorse che ci consentono di rendere più efficiente l’offerta dei servizi assistenziali di livello intermedio, capaci di garantire una migliore integrazione e continuità delle cure tra il livello ospedaliero, territoriale e domiciliare”.