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Attesa per il Criminal Investigation Meeting. TO® intervista il criminologo Marco Strano

C'è attesa per il Criminal Investigation meeting 2012 dell’International Crime Analysis Association, che si terrà a Castel Ritaldi nei giorni del 23, 24 e 25 marzo prossimi. L'evento, promosso con grande impegno dal Dott. Francesco Caccetta, è organizzato attraverso i canali dell’International Crime Analysis Association, associazione no-profit di appartenenti alle Forze di Polizia, avvocati ed esperti forensi che svolge quotidianamente attività di divulgazione scientifica su tematiche criminologiche e investigative ed ogni due anni promuove un evento speciale ispirato a un fatto criminale “antico”. Il meeting vede la partecipazione, come docenti di alcuni grandi esperti del settore tra cui il Prof. Dragan Primorac, Medico, Genetista forense e considerato uno dei più famosi esperti in Scienze Forensi del mondo. Sarà presente anche il Prof. Marco Strano, Psicologo e Criminologo esperto di Psicologia investigativa e criminal profiling. Psicologo della Polizia di Stato e Dirigente Nazionale del Sindacato di Polizia UGL. Strano in passato ha collaborato con l'Unità di Scienze comportamentali (Behavioral Science Unit) dell'Accademia FBI di Quantico.

Il caso da discutere è un oscuro delitto tra le mura del castello a Castel Ritaldi. La vittima: il conte Leonello de Ritaldi. La causa: presumibilmente avvelenamento. La principale sospettata: Lucrezia Borgia, allora governatrice di Spoleto. E' qui che, più di 500 anni dopo, interviene Il Criminal Investigation meeting 2012 dell’International Crime Analysis Association. Lo studio di un “cold case” diventa così banco di studio per applicare nuove tecnologie e pratiche investigative, momento di formazione e partecipazione del territorio.

Ed è partendo da questo strano delitto, che TO® ha intervistato il Prof. Marco Strano su alcuni aspetti della professione di criminologo.

Dott. Strano, coma pensa si possano affrontare i Cold Case molto indietro con gli anni, come quello che verrà messa in scena al meeting di Castel Ritaldi? Ritiene che anche in questi casi sia possibile avere risultati con la creazione di un profilo psicologico, pur non avendo dati certi o aggiornati?

La scelta di affrontare casi molto vecchi serve proprio per testare la nostra capacità di ricostruire un crimine senza avera la possibilità di parlare con coloro che sono stati coinvolti nella vicenda. Per quanto riguarda il profilo psicologico e motivazionale dell'assassino non è vero che a distanza di molti anni non possiamo disporre di dati certi. L'arma del delitto, l'età e il sesso della vittima, il clima politico-culturale dell'epoca, la scelta del luogo per uccidere sono informazioni molto importanti che in qualche modo possono suggerirci le caratteristiche dell'assassino e il suo movente. E queste informazioni, deducibili da fonti storiche (a volte anche documentali) e nei casi fortunati anche dalle caratteristiche della scena del crimine, sono la base del nostro lavoro. Ovviamente il profilo che può emergere da una simile base dati è cauto e approssimativo. Ma non direi completamente fantasioso. L'uso di un pugnale, tipicamente maschile o il veleno, statisticamente più usato dalle donne, possono indirizzarci ora, così come 500 anni fa, verso una ipotesi investigativa. Ma non è tutto. A volte, come nel caso della Baronessa di Carini, caso su cui siamo in procinto di “chiudere le indagini”, una attenta lettura della documentazione dell'epoca può far emergere questioni economiche e di successione che stridono con il movente passionale raccontato sui libri di storia.

Pensa che il meeting di CastelRitaldi sia utile per mettere in luce la necessità di regolamentare la professione del criminologo? E' recente la polemica sulla accentuata mediaticità di alcuni professionisti o presunti tali che appaiono più in televisione che non nei corsi di specializzaizone o perfezionamento.
In Italia stiamo assistendo a un proliferare di pseudo-esperti che frequentano un corso di pochi giorni e si poi pubblicizzano come esperti in qualche materia forense o addirittura “Evidence Collector Specialist” (esperto di ricerca tracce sulla scena del crimine) titolo, quest'ultimo, di cui un operatore della Polizia Scientifica si fregia dopo molte migliaia di ore di training e di esperienza sul campo. La cosa, che a mio avviso rasenta la truffa nei confronti degli ignari cittadini che si affidano a uno di questi soggetti per un delicato procedimento penale, deve assolutamente essere regolamentata. Coloro che si offrono come consulenti forensi dovrebbero almeno consegnare un curriculum in formato europeo dove sia riportato l'Ente che ha fornito la formazione, il numero delle ore frequentate e l'esito dell'esame finale.E questi curricula dovrebbero poter essere consultati liberamente su internet da tutti. Stanno nascendo come funghi degli istituti di formazione in materie criminologiche, con nomi roboanti che in realtà offrono una preparazione approssimativa. Con il Generale Garofano Presidente ACISF e con altri esperti del settore abbiamo proposto l'istituzione di una commissione di verifica e di un Albo che possa valutare tali titoli e mettere finalmente on-line i curricula di coloro che offrono consulenze di parte. Nel frattempo l'unica realtà riconosciuta è la Società Italiana di Criminologia che sta predisponendo una attività in tal senso. E occorre a mio avviso sottolineare che molti pseudo-esperti affollano i salotti televisivi, criticando spesso l'operato degli investigatori senza sapere neanche di cosa si sta parlando e gettando ulteriore funo su questa controversa professione.

In Italia ci sono ancora dei casi, omicidi efferati, che sembrano per l'opinione pubblica non aver ottenuto giustizia vera, come irrisolti. Per alcuni non c'è colpevole ( Garlasco-Chiara Poggi), per altri invece le sentenze lasciano grandi spazi a dubbi e interrogativi ( ViaPoma-Simonetta Cesaroni). La sua professione è in grado in questi casi di poter mettere una parola che faccia coincidere la verità con la giustizia?
La maggior parte dei crimini che rimangono irrisolti o che hanno una soluzione processuale che lascia dubbi sono quelli dove il principale sospettato aveva una ragione per frequentare la scena del delitto prima che fosse compiuto l'omicidio. In quei casi le tracce lasciate possono avere una duplice interpretazione. Al limite quelle collegate al sangue della vittima possono essere collocate temporalmente dopo il fatto. Ma, come nel caso di Garlasco, il sospetto può cercare di dimostrare che le ha lasciate al momento della scoperta del corpo. Quello che è importante sottolineare è che in Italia le Forze di Polizia, a fronte di mezzi ridottissimi, risolvono brillantemente più della metà degli omicidi e che non hanno da invidiare nulla, statistiche alla mano, ai colleghi europei o statunitensi. Ma dei delitti risolti non si trova quasi mai traccia sulle pagine dei giornali o nei talk show televisivi.

Di contorno al meeting sono stati organizzati momenti culturali e di aggregazione, tra cui duelli di spada e pugnale, musica medievale e un banchetto nello stile dell’epoca. L’evento è di taglio prevalentemente pratico ed è aperto a esperti forensi, magistrati, avvocati, appartenenti alle forze di polizia, militari, investigatori privati, psicologi, medici e operatori della sicurezza. Alle varie sessions saranno ammessi anche laureati in altre discipline e studenti universitari di materie compatibili. L’evento è ospitato dal sindaco della città Andrea Reali, mentre la Proloco, nella persona dal suo presidente Tamara Martini forniscono un prezioso aiuto per l’organizzazione. Per tutti i dettagli del programma è possibile consultare il sito del Criminal Investigation Meeting