In un incontro molto partecipato, cacciatori e agricoltori dell’Atc3 del Ternano si sono confrontati sui temi che riguardano il territorio. Con una particolare attenzione a nodi quali quelli delle modalità di ripopolamento, dei danni provocati da cinghiali e altri animali selvatici, della vigilanza.
Un confronto al quale ha partecipato anche l’assessore regionale Roberto Morroni. Che ha parlato dell’accordo praticamente raggiunto sul calendario venatorio (con le due opzioni sull’inizio della caccia al cinghiale e sui periodi della selezione). Ma ha anche fatto un bilancio della sua azione politica in questi anni da assessore. Rivendicando il fatto di aver riequilibrato una gestione nella quale a suo giudizio in precedenza era troppo preponderante il ruolo delle associazioni venatorie su quelle agricole.
Ed alle associazioni venatorie Morroni ha raccomandato di non inseguire le sirene di “certi politici” e di acquisire preventivamente pareri tecnici su ciò che la normativa consente. Il riferimento, neanche troppo velato, è a quelle associazioni che insieme ad alcuni consiglieri della Lega hanno manifestato ad esponenti nazionali del centrodestra insoddisfazione per la conduzione delle materie caccia e pesca in Umbria.
Ad introdurre gli interventi, nei vari ambiti di competenza, dei membri dell’Ufficio di presidenza è stato il presidente dell’Atc3, Leonardo Fontanella.
L’Atc3 abbraccia in totale un territorio di ha 211763 (con i comprensori Ternano, Orvietano e Amerino) che nell’ultima stagione ha visto imbracciare il fucile 6887 cacciatori (di cui 1021 della provincia di Perugia). Sono invece 823 i cacciatori non residenti provenienti da altre regioni. Nella stagione venatoria 2001/2002 gli iscritti all’ATC3 erano circa 10.629, quasi il doppio della stagione 2021/2022.
Al momento sono presenti 23 Zrc e 8 Art, in attesa dell’attuazione delle trasformazioni contenute nel Piano faunistico recentemente approvato.
Quanto al contenimento di specie opportunistiche e predatrici, negli ultimi tre anni sono stati abbattuti 2036 corvidi e 250 volpi. Con la selezione al capriolo sono stati abbattuti nell’ultimo anno 144 capi (su 435 assegnati), 12 daini (41 assegnati).
Quanto ai cinghiali, negli ultimi tre anni ne sono stati abbattuti 21302, considerando anche le limitazioni alla caccia e al contenimento causa Covid. Nel 2021 sono stati abbattuti 8026 cinghiali. I danni da animali selvatici accertati nel 2021 ammontano ad oltre 250mila euro, nel triennio sono pari a 742mila euro.
Prima delle singole relazioni dei membri dell’Ufficio di presidenza, dell’attività svolta dall’Atc3 e delle prospettive e dei nodi per la gestione e la conservazione del territorio ha parlato Fausto Prosperini. Che ha ricordato le emergenze degli ultimi anni – la pandemia, la Psa, la guerra in Ucraina – che hanno inciso su tante attività, tra cui anche quelle venatorie e agricole.
“La caccia e il cacciatore – ha detto – sono elementi importanti per migliorare la qualità della vita delle nostre comunità”. In un’ottica di maggiore integrazione tra la caccia e l’ambiente.
Portando l’esempio delle azioni contro gli incendi o il proliferare dei cinghiali. Ora però, anche a seguito dell’aumento dei prezzi dei cereali, gli Atc rischiano di non poter far fronte ai risarcimenti dei danni subiti degli agricoltori. Da qui l’appello alla Regione, per affrontare rapidamente il problema. Anche rivedendo il sistema di ridistribuzione sul territorio delle somme che lo Stato incassa dai cacciatori.
Sulla correttezza dei risarcimenti, Prosperini ha detto: “Alcuni nostri soci asseriscono, sempre più spesso, che gli accertamenti per gli indennizzi non sempre corrispondono esattamente ai danni patiti. Ma queste considerazioni non trovano riscontro nella documentazione in possesso dell’Atc. Le perizie vengono effettuate, su richiesta dei titolari delle imprese agricole, da tecnici incaricati dall’Atc in quanto risultati vincitori di bandi pubblici, e rendono perizie giurate con relativa documentazione allegata”.
Prosperini ha poi toccato il tema della vigilanza, lamentando il depotenziamento della polizia provinciale.
Un passaggio, nella sua relazione, anche agli scontri che ci sono stati nei mesi scorsi all’interno degli organi dell’Atc. “Incomprensioni” che hanno peraltro portato ad alcune “dimissioni o revoche”, e che hanno comportato “qualche ritardo dell’attività, recuperato però abbondantemente negli ultimi mesi”.
Temi sui quali i rappresentanti delle associazioni venatorie intervenute (Federcaccia, Arci Caccia, Cpa, Libera Caccia) hanno rappresentato le idee, i suggerimenti e le istanze dei propri associati. Critico, in particolare sulle Zone di ripopolamento e cattura, l’intervento del presidente provinciale della Libera Caccia, Sauro Zara, una delle associazioni che più si è scontrata in questi mesi con la presidenza dell’Atc3.