71 lavoratori su 275 di Harsco Ilserv rischiano il posto di lavoro. Il drammatico scenario che potrebbe realizzarsi nei prossimi mesi al parco rottami di Ast potrebbe prendere forma già da ottobre, quando la Gap di Bergamo, vincitrice dell’appalto, diventerà operativa sul territorio. La messa in mobilità dei lavoratori è stata avviata da Ilserv e, il rifiuto del nuovo accordo con Gap, potrebbe davvero mettere gli operai in una condizione poco invidiabile, visto che l’azienda, senza la mediazione sindacale, potrebbe avere pieni poteri sulla gestione della manodopera nel parco rottami.
Tensione tra sindacati e lavoratori – I rappresentanti sindacali avevano raggiunto un accordo con Gap, ma i lavoratori, riuniti in assemblea, hanno di fatto bocciato le proposte messe sul tavolo dai sindacalisti, liberando così la Gap da vincoli su retribuzioni e contratti.
Negli accordi fatti a tavolino tra sindacati e Gap ci sarebbero alcuni pesanti decurtazioni sulla retribuzione, si parla di circa 400 euro al mese, condizione per poter garantire il posto di lavoro agli operai messi in mobilità.
In una nota, la Gap, ha espresso grande preoccupazione per quanto sta accadendo e, senza mezzi termini, lascia intendere che potrebbero essere percorse altre strade, qualora l’accordo con i sindacati decadesse del tutto: “Apprendiamo con forte preoccupazione che le assemblee dei lavoratori della Ilserv hanno respinto l’ipotesi di accordo sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali. Un accordo – prosegue la nota – che prevedeva la salvaguardia dell’occupazione e il riassorbimento di 60 dipendenti. La disponibilità dell’azienda, gli sforzi tesi a garantire una transizione che riducesse al minimo le difficoltà e le incertezze sul futuro, sembrano non essere serviti a chiudere questa delicata fase di passaggio. L’azienda contava di potere usufruire delle professionalità e delle competenze dei lavoratori Ilserv e oggi si vede costretta, a malincuore, a dover percorre altre strade. Ci auguriamo che si possa ancora arrivare a rivedere queste posizioni di incomprensibile chiusura, che finirebbero per penalizzare tutte le professionalità che fino ad oggi hanno operato all’interno dell’acciaieria di Terni”.