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Asso Cave: troppi controlli sull'attività estrattiva, l'Arpa si occupi anche di altri settori

Una nuova, fitta, serie di controlli sulle cave in Umbria da parte dell'Arpa ha sollevato negli ultiumi giorni le ire delle società estrattive in Umbria, che hanno chiesto e ottenuto l'intervento pubblico dell'Asso Cave, la società che li rappresenta, che ha chiesto in un comunicato, che l'attività degli enti delegati al monitoraggio ambientale in Umbria non si concentri esclusivamente su questa industria.

“Ci sono numerose segnalazioni da parte dei nostri associati in merito ai controlli sulle attività estrattive di cava che nello specifico riguardano l’esercizio istituzionale dell’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente)”, ha scritto in un fervente comunicato Raul Ridolfi, direttore di Asso Cave.

Secondo l'associazione di categoria, sebbene l'Arpa abbia voce in capitolo -per legge regionale- sulle concessioni di Via (valutazioni di impatto ambientali), anche delle cave, “risulta abbastanza discutibile che questo organo di controllo regionale accentri, in alcune parti del detto territorio regionale, le sue attività istituzionale in maniera ripetitiva se non ossessiva solo su alcune cave e non su tutto il complesso dei provvedimenti regionali in materia di Via”.

“Un aspetto, poi, da rimarcare è la pretesa che questo organo di controllo si sostituisca al legislatore regionale, 'interpretando' la norma ed i successivi provvedimenti di Via, stabilendo come 'verbo incarnato' i tempi ed i modi di realizzazione delle opere prescritte”, ha detto Ridolfi, riferendosi ad alcuni episodi dove le aziende e l'agenzia si sono trovati in disaccordo nell'interpretazione di alcune prescrizioni date dal Via.

Secondo Ridolfi, “delle due l’una o l’altra: o il legislatore regionale non è stato preciso nella illustrazione della norma (noi non lo crediamo) o l’Arpa vuole assumere un ruolo in più (che non gli spetta) rispetto alla funzione di controllo dettata dal detto legislatore regionale”.

Il presidente di Asso Cave è tornato poi su una recente polemica sollevata sui media con il corpo Forestale proprio sulla quantità e qualità dei controlli al settore: “Non è il primo ma speriamo che sia l’ultimo caso questo 'affannarsi' di vari organi di controllo intorno alla materia cave per cui tra le varie ipotesi a noi pare poter dire un vecchio adagio 'non sparate sul pianista' anche perché in questa acuta fase di congiuntura economica il settore che ci riguarda sta lottando per sopravvivere”, ha detto Ridolfi, cui “piacerebbe che questo modo di 'attenzionare' le cave fosse rivolto anche se non soprattutto alla crescita imprenditoriale ed alla ricerca di innovazione tecnologica oggi gravante per intero sulle spalle del privato”. (Fda)