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Assistenza sanitaria anche senza permesso di soggiorno, tra le modifiche proposte dal Pd alla legge regionale sull'immigrazione

Il partito democratico, principale voce di maggioranza del governo regionale, ha esposto ieri in una conferenza stampa i cardini su cui intende a breve modificare la normativa umbra sull'immigrazione, per evitare che una delle fasce più deboli della popolazione subisca ulteriormente gli effetti di una manovra giudicata dal partito “sbagliata”.

“La manovra la pagheranno gli enti locali, le regioni e dunque tutti quei soggetti che forniscono servizi, anche sociali”, ha detto Valerio Marinelli, coordinatore dei Dipartimenti Pd Umbria. “A pagarla alla fine saranno quindi le fasce di cittadini più deboli, tra cui gli immigrati”.

Secondo Marinelli, l'Italia “avrà statisticamente bisogno di centinaia di migliaia di immigrati nei prossimi anni e su questo tema vogliamo mettere particolare attenzione anche in Umbria. E’ un investimento che vogliamo fare in una Regione che è al secondo posto in Italia per tasso di immigrazione”.

Le norme che regolano la condizione degli immigrati in Umbria sono dettate dalla legge regionale sull'immigrazione del '90, che il Pd ha dichiarato di voler “modificare in chiave moderna”. In concreto, le modifiche annunciate riguardano l'assistenza sanitaria, la partecipazione e il lavoro.

Come illustrato da Antonio Tonzani, Responsabile del Dipartimento sociale del Pd Umbria, le modifiche proposte prevedono “di staccare l’assistenza sanitaria dal permesso di soggiorno per garantire la continuità della cura oltre che della prevenzione. Poi di favorire l’integrazione attraverso una maggiore e più attiva partecipazione della popolazione straniera alla vita amministrativa. Quindi di facilitare l’accesso al lavoro con l’implementazione dei servizi di orientamento e di formazione, in particolare di formazione per l’assistenza familiare”.

In termini concreti, questi provvedimenti riguardano la creazione di alcuni organi di rappresentanza all'interno delle istituzioni (come la Consulta degli immigrati della provincia di Perugia, già attiva), o nel “diritto agli stranieri di poter accedere alle mansioni pubbliche dei servizi, in particolare per i servizi rivolti agli stranieri”.

CIE E NATI IN ITALIA I vertici del Pd regionali, presenti ieri nella sede del partito in piazza della Repubblica, hanno annunciato poi l'avvio a settembre di una raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, per introdurre in Italia il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia.

Il partito, in Umbria e nel resto d'Italia, ha già avviato anche una seconda raccolta di firme, contro il decreto Maroni che prevede l’allungamento a 18 mesi dei tempi di permanenza degli immigrati nei Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie).

Riguardo ai Cie, lapidario il commento di Tonzani, che li ha definiti “molto costosi e inutili”, ponendo il suo partito in una posizione di netto contrasto con la proposta di un apertura di un simile centro a Perugia, avanzata la scorsa settimana da alcuni sindacati delle forze dell'ordine (leggi).

(Francesco de Augustinis)