ASSISI MOSAIC: PROSEGUONO FINO AL 27 OTTOBRE LE MOSTRE "ORO BLU" E "FRATES DE VENA" - Tuttoggi.info

ASSISI MOSAIC: PROSEGUONO FINO AL 27 OTTOBRE LE MOSTRE “ORO BLU” E “FRATES DE VENA”

Redazione

ASSISI MOSAIC: PROSEGUONO FINO AL 27 OTTOBRE LE MOSTRE “ORO BLU” E “FRATES DE VENA”

Lun, 19/10/2009 - 09:21

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Con un notevole interesse dei visitatori, soprattutto stranieri, proseguono fino al 27 ottobre – anniversario dello storico incontro cui l'evento contenitore si ispira – le mostre di Assisi Mosaic. La mostra d'arte contemporanea dal titolo Oro Blu, allestita nelle suggestive sale del Monte Frumentario (XIII. Sec); le mostre Frates de Vena e Un Logo per Assisi Mosaic che hanno arricchito, insieme ai nuovi “allestimenti multimediali” inaugurati dalla Regione Umbria e dal comune di Assisi lo scorso 6 ottobre, gli spazi espositivi di Palazzo Vallemani.

Nella mostra Un Logo per Assisi Mosaic sono esposti tutti i 482 elaborati giunti da tutto il mondo per il concorso internazionale sul logotipo; bozzetti grafici, disegni e tavole che rapiscono il visitatore attento alle ultime tendenze e lo studente curioso. In Fratres de Vena, a cura di Maurizio Todini, sono presentati in maniera comparativa le opere di costruzione degli acquedotti e fontane pubbliche che tra la fine del XIII ed inizi del XIV secolo hanno contribuito a cambiare l'immagine delle città dell'Umbria tardo-antica per regalarci quelle monadi architettoniche che sono le nostre città medievali.

L'esposizione Oro Blu, curata da Francesco Santaniello e Graziano Marini, è composta dalle fotografie di Luciano Zuccaccia “Esplorazioni lungo il fiume Tevere, e vanta la partecipazione di ventuno artisti internazionali con opere ispirate al tema dell'acqua. La Fontana x te (Nini) di Mario Schifano è un emblema di vitalità gioiosa di incontenibile forza espressiva. Molti artisti presenti in mostra si sono concentrati sul colore blu, che con le diverse sfumature e gradazioni di toni richiama il liquido più presente sia nel corpo umano sia sul pianeta Terra. Blu indaco, per l'appunto, è la superficie del quadro di Piero Dorazio dalle quale emerge il baluginio del colore-luce. Una tessitura cromatica analoga è proposta da Graziano Marini, che scompone e ricompone in moduli geometrici una superficie piana che si fa vibrante e profonda, come gli abissi marini. Un rigore cartesiano informa il lavoro di Giuseppe Friscia, calibrato nel contrasto cromatico blu/bianco e nell'effetto ottico prodotto dall'andamento delle linee.

In Memoria d'acqua Claudio Verna rammenta le qualità fisico-chimiche di riflessione e rifrazione proprie dell'acqua. Materiali, forme emblematiche, idee complesse, ma anche contrasti violenti tra pieni e vuoti, lacerazioni, ruvidezza e morbidezza delle superfici, che assumono un significato recondito, sono le componenti che contraddistinguono il lessico e l'opera di Gianni Dessì e Giuseppe Gallo. Per Simona Weller la parola mare diventa segno, che reiterato sulla tela con una sorta di horror vacui assume la valenza di una scrittura automatica evocativa. Sempre il mare ha ispirato Giuliano Giuman che ha trasferito nel vetro le trasparenze, i bagliori e i moti dei flutti. La sottile elegia del vivere quotidiano, di una bimba assorta a guardare il mondo attraverso i finestrini di una macchina in una giornata di pioggia battente, si riflette nel lavoro di Valentina Crivelli; mentre Cristiano Carotti propone una visione di matrice surrealista-onirica nella quale l'autore si ritrae come un rabdomante e visualizza il suo inquieto sogno, fatto di una realtà assurda determinata dal rovesciamento delle leggi fisiche e dal caos indistinto delle immagini.

Una certa inquietudine esistenziale e un senso di fatalistico abbandono pervadono le vedute marinare di Clemens Klopfenstein, che ricordano i fotogrammi di un film. L'opera di Pietro Fortuna è un'installazione ambientale (sebbene in mostra esponga il progetto) riempita di vapore acqueo. In Cromosomi Franco Troiani sfrutta le diverse qualità materiche dei colori e dei materiali extrapittorici utilizzati, coniugate all'ordine del lessico d'impianto geomentrico-razionale, per rammentare che nell'acqua si devono rintracciare le prime forme di vita terrestri. Il minimalismo formale di Jack Sal, pregno di concettualismo, sembra ricordare i caratteri per cui Francesco lodava l'acqua “multo utile et humile et pretiosa et casta”. Un caleidoscopio di colori e forme si ritrova negli arazzi di Luisa Pittoni Munari. Nick Carone, Rossella Vasta e Liliano Malta si esprimono mediante un fare gestuale di forte impatto visivo-emotivo. Virginia Ryan, invece, compone Tophograpy of the dark n. 10 con oggetti prelevati dalla realtà: suole di gomma e brandelli di scarpe o rifiuti portati dal mare sulle sponde africane.

Tommaso Cascella con Chiosco delle bibite ricorda una cosa fondamentale per quanto banale: dobbiamo bere acqua per vivere. L'acqua è alla base della nostra esistenza. È un bene imprescindibile, è il bisogno e il diritto primario di ogni essere vivente. Tautologico e banale sarebbe definire questo bene prezioso come l'oro (il mitico Re Mida ci insegna che non si sopravvive in una gabbia aurea). Il titolo di questa mostra pertanto vuole essere una piccola provocazione. In un mondo dove si tende a tesaurizzare ogni cosa, persino l'arte, e tutto è mercificato, non possiamo permettere che l'acqua sia oggetto di speculazioni, né tanto meno che il controllo dei bacini idrici determini gli equilibri geo-politici di tante nazioni e la sottomissione di intere popolazioni.

Blu è il colore della spiritualità, secondo le teorie di Kandinsky, perciò il nostro vuole essere un invito ad abbandonare le pure logiche materialistiche. La ricca e variegata offerta di mostre, ha saputo così cogliere l'attenzione sia dei turisti che delle scolaresche del territorio.


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