“La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità”. Questa, in sintesi, la Regola Francescana, che però ad Assisi, patria del francescanesimo, sarebbe largamente disattesa. Il tema è stato sollevato dal consigliere M5S Fabrizio Leggio, che nei giorni scorsi – al grido di “Beata povertà” – ha postato una richiesta, da parte della Provincia dei frati cappuccini dell’Umbria, di poter cambiare la destinazione d’uso di un convento, facendolo diventare residenza d’epoca, ristorante e bar.
Immediata l’alzata di scudi in un’Assisi in cui tutti vivono di turismo, che non è più quello dei tempi d’oro e che, rispetto al passato, deve fare i conti non solo con attività ricettive spuntate come funghi (la maggior parte degli assisani che ha una proprietà nel centro storico ma non ci vive ha aperto case vacanze, affittacamere e appartamenti in affitto), ma anche con la concorrenza low cost degli istituti religiosi.
E infatti è stata immediata la replica dei cappuccini: “L’edificio in questione – spiega padre Matteo Siro, provinciale dell’ordine dei frati cappuccini dell’Umbria – era da tempo poco utilizzato, qualche volta ci ospitavamo i nostri familiari. Sarà il privato a realizzare l’attività ricettiva, dopo che noi abbiamo venduto l’edificio e ci siamo adoperati per i permessi necessari: il rogito è stato firmato il 12 aprile 2018. La decisione di vendere – aggiunge padre Siro – è stata presa anche in linea con le direttive che vengono da Roma: gli acquirenti sono imprenditori di Assisi”.
Anche il Pd di Assisi rivendica la legittimità dell’atto, sottolineando come “La responsabilità dell’Istruttoria della pratica non è in capo né al sindaco né all’assessore di turno, ma del dirigente che ha l’onere della verifica di tutte le attività connesse con il rilascio dell’autorizzazione e/o permesso di costruire. Relativamente alle scelte progettuali dell’intervento sull’edificio, peraltro vincolato ai sensi della L. 1089/39, sono stati acquisiti tutti i pareri dalla Soprintendenza. Semmai c’è da auspicare che la stessa Soprintendenza svolga tutte le attività positive, intraprese nell’approvazione del progetto, anche per richieste di autorizzazioni ambientali di interventi, certamente di minor impatto su edifici anche privi di interesse storico ed artistico, richiesti da cittadini meno rappresentativi”.
Ma il problema, secondo il consigliere Leggio, è un altro: “Chi chiede un cambio d’uso finalizzato all’avvio di un’attività turistica – dice il consigliere – dovrebbe avere titolo per farlo, un’autorizzazione SUAP ed essere anche il soggetto interessato ad esercitare l’attività medesima. Inoltre, analizzando la documentazione in nostro possesso, non siamo riusciti a trovare il nulla osta esplicito della Soprintendenza al cambio di destinazione d’uso ai sensi dell’art. 21 comma 4 della legge 1089. Il tema a cui vogliamo fare riferimento non è quello della legittimità legale di tale questione, ma se sia opportuno che enti religiosi come i Frati Cappuccini, si prestino a questo genere di operazioni. Perché i compratori hanno preteso che il cambio d’uso fosse richiesto dai Frati, forse perché credevano che i Cappuccini avessero dei canali preferenziali con la Soprintendenza? Ma soprattutto, visto che il convento di via Giovanni XXIII (altra struttura già in attività ndr) è divenuto ormai un’attività ricettiva con oltre 150 camere, come conciliano i Frati queste attività con la Regola Francescana?“.
Sulla vicenda interviene anche il coordinatore di Forza Italia Leonardo Paoletti: “Mi sembra proprio che il consigliere Leggio abbia assolutamente cavalcato una sterile ed insignificante polemica – scrive – forse volendo vedere qualcosa che non va in una semplice e cristallina operazione, soltanto perché coinvolti i Frati Cappuccini. la Provincia dei Cappuccini ha venduto una sua proprietà, della quale, appunto, essendo la sua, può disporre come crede. Accuserebbe l’acquirente e la Provincia dei Frati Cappuccini, di essersi accordati su una vendita condizionata ad un cambio d’uso, ma se ne fanno continuamente, atti assolutamente legittimi. Accuserebbe che il tutto sia stato fatto perché i Frati Cappuccini avrebbero avuto un trattamento di favore dall’Amministrazione per il percorso di approvazione, nulla di più falso, è stata applicata un norma urbanistica come per qualsiasi altro cittadino“.
Per Paoletti, piuttosto, “il M5S Assisi si dovrebbe occupare delle molte cose che non vanno all’interno dell’amministrazione dove dovrebbe svolgere l’interesse dei cittadini da opposizione al governo della città. Segnalando le infelici condizioni delle strade di Assisi, ridotte ormai a una buca continua. Il perché vengono spesi tanti soldi per una manifestazione come Universo Assisi, presentata e promossa solo un mese prima dell’inizio. Oppure perché il bilanci vede 11 opere pubbliche cancellate a fronte di una carenza di 5 milioni di euro, e molto, molto, altro”.
Il tutto senza dimenticare che il vescovo Domenico Sorrentino, appena insediato ad Assisi (nel 2006), fece una riunione aperta a tutti i commercianti, per chiedere – in buona sostanza – se ci fossero casi di religiosi che facevano concorrenza ai commercianti e agli albergatori; qualche risposta ci fu, ma di quell’iniziativa non se ne ha più traccia.