Si è svolta nella mattinata di ieri, a Perugia, così come in molte altre città italiane, la manifestazione nazionale dei lavoratori dello spettacolo.
Il corteo, che si è radunato in mattinata di fronte alla sede della Regione Umbria e rappresentato dalle sigle sindacali SCL-CISL, FISTEL CISL, UILCOM-UIL, è sceso in piazza per manifestare il proprio dissenso contro le nuove restrizioni previste dal governo per contenere il contagio da Coronavirus. Diverse le professionalità e le discipline rappresentate, comprese quelle circensi.
Il DPCM del 24 ottobre 2020, com’è noto, ha riguardato anche la sospensione temporanea degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale cinematografiche e non solo.
La timida ripartenza dei mesi precedenti, con gli stringenti limiti di presenza e prevenzione previsti, non si era tradotta in un reale ritorno alla normalità per un settore, come quello dello spettacolo, costituito non solo da grandi imprese pubbliche come teatri e fondazioni lirico sinfoniche, ma anche e soprattutto da imprese private, piccoli teatri e associazioni culturali.
Preoccupati per il loro futuro, i lavoratori del comparto, segnalano le criticità di un settore lavorativo atipico che, inevitabilmente legato allo svolgimento di spettacoli, risulta fortemente caratterizzato da precarietà, lavoro nero e intermittente e che rischia, al netto della situazione attuale, di essere colpito da una grave dispersione professionale, con un danno incommensurabile sulla vita culturale del paese.
Il contratto nazionale sottoscritto nel 2014, denunciano i manifestanti, non ha ricevuto le autorizzazioni ministeriali né quella della Corte dei Conti necessarie per l’attuazione. Pertanto, a gran voce, è richiesta una nuova trattativa che conduca alla sottoscrizione di un nuovo CCNL che regoli tutte le professioni del settore, molte delle quali escluse dalle forme di ammortizzatori sociali attualmente previste.
Si invoca inoltre l’istituzione di un reddito che riconosca i periodi di preparazione e formazione dei lavoratori dello spettacolo; misure che contrastino il lavoro nero e tutelino i lavoratori atipici, per i quali, nonostante le richieste dell’Europa e la promessa del 2019 di una stabilizzazione del precariato, quanto meno per le fondazioni Lirico Sinfoniche, nulla è stato ancora fatto.
I nuovi contratti dei lavoratori autonomi, denunciano i manifestanti, non prevedono compensi per l’annullamento degli spettacoli causato dall’emergenza sanitaria da Covid-19.
Questo rende necessario e impellente l’erogazione di contributi previdenziali per tutto il periodo interessato dalla pandemia e l’istituzione di un tavolo strutturale permanente con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il Ministero del lavoro e le Associazioni di rappresentanza delle Imprese e Sindacati.
Serve discutere, nel pieno coinvolgimento delle parti, di una più equa distribuzione delle risorse stanziate dall’Europa e individuare, nel breve e medio periodo, soluzioni che non prevedano la sospensione delle attività, ma garantiscano la possibilità di svolgimento degli spettacoli, nel pieno rispetto delle misure preventive e cautelative.
“Le rappresentanze del Governo sul territorio” – si legge sul comunicato, “si facciano carico di ascoltare le nostre ragioni ed intervenire presso il Parlamento e la Presidenza del Consiglio dei Ministri sostenendo le nostre istanze al fine di favorire una risposta a questo mondo essenziale per il nostro paese democratico”.
“L’Italia- concludono i convenuti- “investe in modo insufficiente nel settore spettacolo dal vivo ed è necessario un cambio di passo culturale per una più massiccia destinazione di risorse dello stato; è necessario riscrivere un Codice dello spettacolo adeguato alla ricchezza di Cultura del nostro paese”.
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