Sarà anche il partito che più di altri ha mantenuto forme di democrazia interna (anche a rischio di uno scontro permanente fra le varie anime e potentati), ma almeno in Umbria, l’attesa per l’Assemblea nazionale non è che si viva con un grande entusiasmo.
I tempi dei selfie prima della partenza in pulmino alla volta di Roma e delle geolocalizzazioni postate su Facebook sembrano finiti. Per molti esponenti umbri, questo appuntamento comunque fondamentale per il futuro del partito in una fase politica delicata, viene vissuto con imbarazzo. O, se si vuole utilizzare un termine che non appaia offensivo, con esasperato tatticismo.
Tanto che molti sembrano nascondersi. Altro che selfie. “Che fai, tu ci vai all’Assemblea?” è la domanda che corre sul filo del telefono. Tra mancate notifiche, incertezze sui membri che ne facciano ancora parte (oltre agli eletti, infatti, ci sono coloro che ne erano membri di diritto per la carica svolta) e scorie del voto del 4 marzo, capita che la risposta alla domanda sia “boh, penso di no. Qui non ci danno alcuna indicazione…”. E allora, tra la pattuglia della ventina di umbri dem in rappresentanza delle varie anime (composta da big, giovani rampanti e miracolati) si annunciano defezioni. E non tra le seconde linee.
Del resto, che non sia solo un problema dell’Umbria lo dimostra la lettera indirizzata ai responsabili organizzazione invitati a provvedere alle sostituzioni di chi non sarà presente. Con l’aggiornamento della composizione dell’Assemblea (anche l’elenco che compare tutt’ora sul sito ufficiale del partito sembra debba essere ancora “pulito” dei decaduti) che sarà effettuata prima dell’inizio della seduta. E questo, nel caso si vada ad una conta.
Ed anche le assenze, senza sostituzione, potrebbero giocare un ruolo, se è vero che una delle opzioni in campo per togliere di mezzo Martina sia quella di far mancare il numero legale, così da far passare la palla nelle mani del presidente dell’Assemblea, Orfini. Oppure – il crescente malcontento intorno a Renzi non è tale da metterne in discussione il controllo del partito – dirottare la scelta su Guerrini, sino ai Congressi di autunno.
La questione non è di poco conto, perché con la prospettiva di dover tornare presto alle urne, non è indifferente chi si troverà alla guida (anche solo formale) del partito nel momento in cui si dovranno riformulare le candidature.
I referenti nazionali, comunque, sembra stiano snobbando l’Umbria. E non solo per una questione di numeri. Rughetti e Del Rio non si fanno sentire; Orlando è ancora a leccarsi le ferite; per Emiliano il Cuore verde d’Italia sembra troppo lontano dalla sua Puglia; la Boschi è confinata in Austria e farsi sentire troppo al telefono con lei, di questi tempi, non appare una buona idea. L’unica catena di comando solida è quella che porta a Orfini. Anche Renzi, d’altro canto, sa che in Umbria ha più seguaci per convenienza che fedelissimi.
Non ne ha sicuramente di convinti sostenitori, in Umbria, il povero Martina, che si è ritrovato a fare l’antagonista di Renzi, ma sul quale in pochi scommetterebbero oltre la durata del terzo round. Ma poi, in politica, i miracoli esistono. E nella terra dei santi, non rimane che pregare.