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Assemblea Cna, il confronto Tesei – Bianconi: ecco com’è andata

Di fronte alla nutrita platea degli artigiani e dei piccoli e medi imprenditori della Cna, riuniti a Corciano per l’Assemblea regionale annuale, i candidati alla presidenza della Regione Umbria Vincenzo Bianconi e Donatella Tesei (Claudio Ricci ha declinato l’invito) hanno cercato di spiegare la loro ricetta per lo sviluppo di una terra in affanno.


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E il direttore della Cna, Roberto Giannangeli, li ha ricordati i nodi dell’Umbria. Partendo dalle esigenze territoriali, “perché noi crediamo che la competitività delle imprese – ha spiegato – parta dalla competitività del territorio in cui esse operano”. Esigenze, quelle del territorio e delle imprese, ricordate poi anche dal presidente della Cna, renato Cesca.

Nel confronto condotto da Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, con le rigide regole della par condicio televisiva, Bianconi ripete più volte di essere “un imprenditore” e invita ad un “salto culturale”; Tesei batte sui punti del suo programma per “rendere attrattiva l’Umbria” accanto a investimenti pubblici “per far ripartire l’economia”.

La competitività del territorio

La prima domanda posta dal sistema Cna è quello relativo agli elementi di competitività del territorio: infrastrutture, rifiuti, burocrazia.

Per Tesei la linea dell’alta velocità in Umbria praticamente assente: “C’è solo Frecciarossa da Perugia alle 5 del mattino e così non è strategico”. E ancora: “Rimettere al centro l’aeroporto, da collegare con linea ferroviaria e altri mezzi”.

Ma accanto a queste opere, per Tesei occorre risolvere il problema delle infrastrutture immateriali: “Dare copertura a tutti i territori con linea internet veloce. Perché anche la piccola impresa deve avere rapporti con il mondo”.

“La nostra Umbria cuore verde d’Italia – prosegue – la possiamo declinare in vari settori. E per renderla attrattiva e attrarre investimenti occorre dotarla di infrastrutture adeguate”.

E poi il tema del ciclo dei rifiuti che non si chiude. “Dobbiamo verificarne le cause – dice Tesei -. L’economia circolare è importantissima, le nostre discariche arrivate al limite. Manca un piano strategico. Il circolo dei rifiuti, da elemento di costo, deve diventare ricchezza. E questo è possibile”. Sui termovalorizzatori si muove con cautela: “Un tema da valutare rispetto a più analisi”.

Bianconi parla del “coraggio di compiere scelte coraggiose” e della necessità di fare “un salto culturale”.

Si toglie il dente termovalorizzatori: “Mi piace essere chiaro, da imprenditore: noi, la mia coalizione, siamo per il no”. E argomenta questo no: “Per abbattere i costi energetici ci sono altre possibilità, come fatto in altri territori”. Altro tema è invece quello dei rifiuti, “la sfida di tutte le comunità del mondo”. E per Bianconi “chiudere il ciclo dei rifiuti è un impegno non solo delle Istituzioni, ma anche di ogni cittadino”.

Quanto alle infrastrutture, vanno concluse le opere attese da tempo: E45, Nodo di Perugia, ex Fcu.

E ancora: “Si semplifica la burocrazia non digitalizzando ciò che oggi è su carta, ma riducendo i passaggi”.

Fondi europei: quali le priorità?

La Cna indica le materie dove indirizzare redito, digitalizzazione, formazione.

Anche qui Bianconi invoca un salto culturale per “pensare alla gestione delle risorse del settennato 2021-2027 all’interno di un unico grande progetto di rilancio dell’economia umbra”. E prospetta un assessorato dedicato a questo scopo. Per “andare sui mercati con una forza diversa, creare anche nuove filiere di imprenditori verticali e orizzontali”. Sui fondi “basta finanziamenti a pioggia”: vanno sostenute le imprese che possono tirare le altre. Aiutando invece quello che devono essere aiutate perché in difficoltà. Ma per fare questo occorre che la Regione abbia “un disegno strategico”.

Tesei ricorda gli indici che vedono l’Umbria scivolata tra le ultime in Italia. “E allora – dice – dovremmo avere idee chiare sui fondi strutturali. L’Europa investirà molto sullo sviluppo sostenibile”.

Altro tema sentito quello dell’accesso al credito, “la parte più dolente per tutte le aziende, soprattutto per le piccole e micro”.

Ma soprattutto, “tutti i nostri sforzi dovranno rimettere al centro il lavoro”. Per lasciare qui quei giovani costretti ad andare altrove.

Tesei propone di sostenere investimenti in innovazione e ricerca anche attraverso bond che la Regione può emettere. “Il pubblico – avverte però – non può sostituirsi al privato, il lavoro lo crea l’impresa. Ma devono partire gli investimenti pubblici, altrimenti le imprese non ripartono”. “E’ stato un errore – attacca – la demonizzazione delle costruzioni. Se non riparte il pubblico noi rimaniamo con le quattro frecce. E’ il pubblico che deve dare la forza per reagire”.

Le micro imprese

Gran parte delle imprese associate a Cna sono di piccole e piccolissime imprese. In una terra dove del resto il 95% delle imprese è di piccole dimensioni.

Tesei ricorda che le micro imprese scontano un deficit di capacità di formazione, soprattutto manageriale e per la digitalizzazione. “Ma noi – dice – lo possiamo agevolare con i bandi”. E poi gestire il passaggio generazionale investendo sui giovani. “Il ruolo di Its, scuole, università – assicura – sarà strategico”.

Bianconi parte da una premessa: “Prendere consapevolezza che le grandi multinazionali non torneranno in Umbria. E quindi ragionare su quello che potrà essere realmente lo sviluppo della nostra regione”. E se il tessuto è costituito dalle piccole imprese, queste “devono capire che senza mettersi insieme non c’è futuro”. E il pubblico deve agevolare questo.

Le medie aziende devono “diventare grandi imprese”. Che però, “sono legate all’Umbria e quindi non devasteranno il territorio come le multinazionali”.

Per Bianconi occorre puntare sulla qualità e non sulla qualità. E sui giovani.

Poi la sua proposta: fornire a tutti gli imprenditori, di tutte le dimensioni, informazioni strategiche sui trend. E poi le informazioni puntuali sui consumi specifici. Perché “senza informazioni oggi non si può fare impresa”.

Università, scuole superiori, Its devono essere orientati al nostro disegno strategico di questa regione.

Manifattura e turismo

Ecco come, per i due candidati, manifattura e turismo possono essere volano di sviluppo.

“Questa regione – la premessa di Bianconi – ha un valore: verde, terra di qualità, di apertura, con valori. Qualità di una regione che si manifesta poi nel manifatturiero, nel lavoro, nel turismo”. Ma per Bianconi “non si può vendere un prodotto nel quale non si crede”. Chiede il coraggio di scegliere: “Mettere insieme borghi diversi non ha funzionato”. Per “creare ponti di complementarità e fare insieme azioni commerciali e di promozione”.

Tesei ha su questo tema una visione parzialmente diversa: la manifattura la fanno le imprese, il turismo gli operatori, ma con la promozione fatta dal territorio, valorizzando l’Umbria nel suo complesso. “L’Umbria è ricca di varietà, ma è mancata una visione d’insieme. Non credo che gli umbri non ci abbiano creduto. Il turismo potrebbe essere più elevato, ma dà comunque un riscontro positivo”. Però il brand Umbria “non arriva nel mondo”. Da qui la promozione, anche di settori specifici: cammini, turismo dello sport, religioso, culturale. “Se poi siamo così bravi da poter mettere insieme arte, cultura, territorio io credo che questo settore può essere implementato e ci può dare soddisfazioni”.

Spending review

L’altro tema caro alle imprese è quello della spending review.

Tesei ricorda che tolte dal bilancio regionale le voci sanità e trasporti, per gli investimenti rimane molto poco. E allora, come incrementare questa parte di bilancio? Con un’azione mirata “di sana spending review senza tagliare i servizi ai cittadini, ma per liberare risorse da destinare a investimenti strategici”. Ripartendo dall’edilizia, “settore per troppi anni bloccato”.

Bianconi ancora una volta parla da imprenditore: “Quando si arriva in un’impresa in difficoltà, si fa un’analisi di tutto”.

“Io – dice Bianconi – non ho assunto impegno di fronte alle tante istanze che mi sono state poste in questi giorni”. E ricorda la sua esperienza da imprenditore dell’area terremotata: “Tre anni di promesse da marinaio di tutti i Governi, di tutti i partiti. Io sono qui da imprenditore, non sono un politico. La prima cosa che farò – annuncia – una legge di partecipazione: queste scelte le faremo insieme. Non faremo amici e figliastri, territori più o meno fortunati”.

Post terremoto

E si chiude su un tema caldo, proprio quello della ricostruzione delle zone terremotate. Ancora più caldo dopo le polemiche che hanno coinvolto Bianconi.

Lui ricorda prima il lavoro fatto per rappresentare le istanze delle quattro regioni colpite. E la proposte: più istruttori, stabilizzati e pagati adeguatamente.

Quindi parla della polemica che lo ha coinvolto sui fondi ricevuti per ricostruire due alberghi danneggiati. Per altri 3 alberghi, ricorda, ha fatto domanda di contributo per 15 milioni di euro. “Ma non sono fondi neri – tuona – è il frutto di che ha fatto la mia famiglia da tre generazioni. Non mi viene dato niente di più di quello che viene dato ad altre persone che hanno subito danni dal terremoto”.

Poi torna a parlare degli aggiustamenti da fare nelle procedure. Responsabilità in capo a professionisti privati. Il nodo liquidita: “Ci sono imprenditori che hanno già accumulato debiti. Aziende che hanno smesso di portare avanti lavori di piccole case perché non hanno liquidità. E questo vale anche per gli studi tecnici”.

Le strade ancora chiuse verso le marche, le difficoltà verso le banche che temono a finanziare imprese situate in zone sismiche. Per questo avanza due proposte: “Chiediamo meccanismi automatici: stop dei mutui, anche per periodi brevi, con gli effetti da misurare; cassa integrazione automatica”.

E infine, per Bianconi non si possono solo ricostruire i muri: “Manca un piano di rilancio economico di medio periodo. Non ha senso, buttiamo via i soldi”.

“Condivido – dice Tesei – tutte le cose negative dette da Bianconi: non ha funzionato nulla. Perché è stato sbagliato un modello. Avevamo un modello di ricostruzione, quello del ’97, che aveva distribuito competenze ai Comuni, che aveva personale già qualificato. Non ci sono stati tutti i disagi di questo terremoto. Questa gestione ha un nome e un cognome: Errani, De Micheli, Crimi, Farabollini”. Cioè i commissari alla ricostruzione, verso cui punta l’indice.

“Per non parlare – aggiunge – di quello che abbiamo speso, male, per l’emergenza”.

Ed ora? Cambiarte modello ora può essere un rischio. Meglio, allora, puntare a semplificare le procedure. “Fare in modo che ciò che forniscono tecnici qualificati – una delle sue proposte – siano considerate giuste, salvo poi la verifica ed eventualmente sanzionare”.

Quindi un affondo alla Regione governata dal centrosinistra: “Il vice commissario è il presidente della Regione: chi doveva intervenire e dire che questo modello non fa per noi?”.