Sono 73 i dipendenti delle Asl 1 e 2 che rifiutano di fare il vaccino anti Covid, come imposto dalla normativa nazionale. A loro si aggiungono quanti sono riusciti a produrre un’adeguata certificazione che li mette a riparo da possibili provvedimenti penalizzanti sul lavoro, sempre come previsto dal decreto del Governo. Che per tutti gli altri – ed è al punto il caso dei 73 irriducibili dipendenti delle due Asl umbre – la normativa impone di cercare una sistemazione che non presenti rischi di contagi sul lavoro o, altrimenti, la sospensione senza stipendio.
Trattandosi principalmente di oss (ma c’è anche qualche medico) difficile che si possa far ricorso al telelavoro. Nell’ultimo vertice, i responsabili delle due Aziende si sono dati un mese di tempo per trovare una soluzione. Nel frattempo, però, potrebbero scattare i primi provvedimenti.
Più complessa la situazione nelle Aziende ospedaliere, dove è ancora in corso la ricognizione sul numero degli operatori sanitari (a vario titolo) che rifiutano il vaccino anti Covid. In questo caso, eventuali sospensioni potrebbero determinare “buchi” ancor più dannosi per il servizio.
Intanto, come richiesto dal generale Figliuolo, anche in Umbria via libera alle vaccinazione dei minori (fino a 12 anni, come da autorizzazione Aifa) senza prenotazione. Sarà creata una riserva per loro in ogni punto vaccinale, dove potranno quindi presentarsi senza appuntamento, accompagnati dai genitori per effettuare subito il vaccino (o al massimo dopo pochi giorni).
Ai ragazzi, come da protocollo, viene inoculato il vaccino Pfizer o Moderna.
L’Umbria – che ha scelto di seguire nelle vaccinazioni gli scaglioni per fasce di età, cercando la massima copertura possibile per i più anziani – è ancora ultima nelle vaccinazioni dei più giovani. Dei ragazzi sotto i 19 anni risulta immunizzato il 9,5% (in quanto caregiver o soggetti fragili), mentre circa il 24% ha effettuato la prima dose. Percentuali da incrementare rapidamente – è questo l’obiettivo – prima del rientro a scuola a settembre.