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Asili nido Spoleto, giudice del lavoro rigetta ricorso educatrici. Il servizio prosegue anche a luglio

Il primo round se lo aggiudica l’amministrazione comunale. Potrebbe riassumersi così la situazione venutasi a creare dopo che il giudice del lavoro del tribunale di Spoleto ha rigettato il ricorso d’urgenza che le educatrici avevano promosso in merito al prolungamento del servizio asilo nido per tutto il mese di luglio.

I fatti. Il problema è esploso nell’estate 2011, dopo la scadenza dell’accordo tra ente e rappresentanze sindacali in base al quale l’attività lavorativa svolta in luglio dalle educatrici era da considerarsi come “straordinaria”, e quindi compensata con pagamenti extra e giorni di recupero. Il Comune ha infatti deciso di interpretare alla lettera il contratto nazionale del lavoro, conteggiando le 42 settimane lavorative al netto delle festività più importanti, pasqua e natale. Ergo, secondo l’amministrazione il lavoro svolto a luglio rientra a pieno nelle 42 settimane annue e perde così i connotati della straordinarietà.

Secondo le educatrici però, questa nuova interpretazione avrebbe creato loro grave danno; da qui il ricorso inoltrato con procedura d’urgenza al giudice del lavoro, che lo ha però rigettato non ritenendo che possa sussistere il grave danno paventato dalle ricorrenti. Tempi decisamente più lunghi si prospettano per dirimere la causa civile ed arrivare ad una sentenza nel merito della vicenda. La situazione spoletina, inoltre, potrebbe costituire un precedente per altri comuni umbri, impegnati anch’essi in trattative sindacali relative alle problematiche connesse ad un servizio così delicato come quello degli asili nido.

Rigettando il ricorso d’urgenza, il giudice ha permesso all’amministrazione spoletina di “tirare un sospiro di sollievo”. Fossero state accolte le rimostranze delle educatrici, infatti, il Comune avrebbe dovuto intavolare una trattativa lampo per non mettere a repentaglio il servizio estivo degli asili. Con il rischio, nel caso la trattativa non fosse andata a buon fine, di doverlo addirittura annullare, recando enormi disagi alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano.