Mercoledì 2 maggio. Questa la data scelta da Teatro Stabile dell’Umbria e amministrazione comunale di Amelia per recuperare lo spettacolo di Ascanio Celestini (“Pueblo”) annullato lo scorso 14 marzo a seguito della rottura della caldaia del teatro e l’impossibilità – manifestata dall’attore romano – di mettere in scena l’opera.
La cronaca di quella giornata era stata raccontata da Celestini in un lungo post su facebook nel quale, termometro alla mano, aveva spiegato le motivazioni di quella scelta: “Con il TSU (Teatro Stabile dell’Umbria, ndr) non abbiamo avuto dubbi: non si può lavorare in queste condizioni. Tantomeno si può far pagare un biglietto agli spettatori chiudendoli in un frigorifero. Gli artisti e i tecnici che lavorano in teatro devono poterlo fare con dignità. Il nostro lavoro deve essere rispettato come quello di chiunque altro. Lo stesso rispetto merita lo spettatore. Stasera questo rispetto è venuto meno e siamo stati costretti a smontare scenografie, allestimento tecnico e lasciare il teatro. Mi dispiace molto. E ringrazio chi ha fatto il possibile per evitare che lo spettacolo saltasse, ma in quel posto battevamo i denti e lo spettacolo che ne sarebbe venuto fuori non c’entrava niente con quello che deve stare sul palcoscenico di un teatro dignitoso”.
All’indomani dell’annullamento, anche la Società teatrale aveva fornito la sua ricostruzione dei fatti: “Nel primo pomeriggio di mercoledì 14 abbiamo appreso che la caldaia che alimenta il riscaldamento del teatro si era improvvisamente rotta: il tecnico di fiducia, prontamente avvertito, ha rilevato la necessità della sostituzione di un elemento non immediatamente disponibile, con conseguente impossibilità di una riparazione prima dell’inizio dello spettacolo di prosa programmato per le 20.30 dello stesso giorno”. Le soluzioni offerte alla compagnia teatrale (stufette nei camerini e da piazzare accanto agli attori sul palcoscenico) non sarebbero però bastate a Celestini, con la conseguente cancellazione dello spettacolo.
Poche ore dopo il “fattaccio”, il Teatro Stabile – d’accordo con l’amministrazione amerina – ha però cercato di rimettere a posto le cose, concordando con l’attore una data alternativa. Nella tarda serata di lunedì l’accordo ha permesso di cerchiare in rosso il 2 maggio. “Almeno – è il tono dei commenti che sono cominciati a circolare sui social – quel giorno sarà caldo”.
Non c’è invece un’altra data per l’esecuzione immobiliare che pende sul teatro sociale di Amelia. L’esposizione debitoria della Società teatrale con alcuni istituti di credito è infatti sfociata nella vendita all’asta di questo gioiello dell’architettura italiana. La procedura si è aperta ad aprile del 2016 quando il teatro venne messo in vendita per 5.025.000 euro. Il quarto tentativo si è tenuto lo scorso 20 febbraio ad un prezzo a base d’asta di 2,2 milioni di euro (offerta minima 1.650.000 euro con rilanci da 5.000 euro). Nel caso in cui non fosse stata presentata nessuna offerta, il custode giudiziario dell’immobile dovrà procedere ad un ulteriore tentativo di vendita entro 60/90 giorni dalla precedente e con un ribasso che, per legge, dovrà essere del 50% rispetto al prezzo “precedentemente praticato”. Si partirà dunque da 1,1 milioni di euro.
Foto Teatro Stabile dell’Umbria