Un caso politico, con il botta e risposta tra l’ex assessore all’Urbanistica, oggi consigliere di opposizione, Margherita Scoccia, e l’attuale assessore della Giunta Ferdinandi David Grohmann.
Un caso ambientale, tra quanti lamentano la realizzazione di un ulteriore supermercato nell’area di via Settevalli, con nuovo cemento e quanti plaudono alla riqualificazione di un’area, quella dell’ex Mercato Ortofrutticolo, da tempo in stato di abbandono.
E un caso economico, con la pratica che fa storcere la bocca ad altri operatori della grande distribuzione.
Una triplice problematica che accende ancora di più i riflettori sulla pratica per l’apertura del supermercato Esselunga in via Settevalli, che approda oggi (mercoledì) in Consiglio comunale con il il Piano attuativo, in variante al Prg, Parte Operativa.
Un intervento criticato anche dalle associazioni di categoria del settore. Giancarlo Paola, ad di Gmf e direttore commerciale di Unicomm (che controlla il marchio Emi, presente in via Settevalli), delegato regionale di Federdistribuzione, critica le modalità della pratica, oltre alla dimensione e alla collocazione. Perché nell’area sono presenti altri cinque centri commerciali.
Confcommercio Umbria, unitamente a Confcommercio Mandamento Perugia, esprime forte preoccupazione per il progetto e chiede all’amministrazione comunale l’apertura immediata di un tavolo di confronto “per capire le ragioni che stanno portando allo sdoganamento di questo investimento così impattante e per apportare i correttivi su cui la normativa vigente lascia margini di manovra”.
Con un format, viene sottolineato, impattante: 3.500 metri quadrati di attività alimentare oltre ad annessi e connessi commerciali e di somministrazione.
Confcommercio evidenzia in primo luogo la mancata partecipazione a livello comunale sugli sviluppi del progetto, cosa che non ha permesso alla maggiore associazione di categoria del settore di esprimere il proprio punto di vista .
Nel merito, sottolinea come nell’attuale testo unico è inserito un principio che dovrebbe ispirare la programmazione commerciale a livello comunale, ovvero quello della saturazione. Un principio finalizzato alla ricerca di un punto di equilibrio tra formati distributivi, che tenga conto della pluralità delle formule commerciali esistenti in ossequio a un democratico principio di libertà di scelta. “È evidente – ribadisce l’organizzazione – che l’ennesimo investimento commerciale in un’area già di per sé estremamente ingolfata, sia sotto il profilo del traffico veicolare che della presenza commerciale, non stia rispettando le valutazioni circa la saturazione. Non c’è bisogno di studi e ricerche di nessun tipo per accorgersi che via Settevalli sia satura ai sensi della vigente normativa regionale. Peraltro, l’attuale atto di programmazione comunale sul commercio afferma a chiare note che “il territorio municipale presenta in linea di massima una densità di medio-grandi strutture piuttosto rilevante, comparativamente alle città benchmarking del centro Italia” e, per quanto riguarda le G1, afferma che “è ragionevole assumere l’assenza di particolari squilibri territoriali nell’offerta commerciale G1”.
Confcommercio contesta anche l’ipotesi, che sta circolando, secondo cui gli investitori, non potendo procedere alla realizzazione di tutte le opere di urbanizzazione che sarebbero previste, soprattutto in termini di parcheggi, procederanno “a una grossolana monetizzazione delle stesse” con un importante introito per le casse comunali, ma un ulteriore aggravio in termini infrastrutturali per questa arteria strategica.
Fin dai primi colloqui con nuova amministrazione il Mandamento di Perugia aveva all’opposto chiesto che qualunque nuovo insediamento commerciale venisse autorizzato, doveva portare come contropartita obbligata interventi da parte degli investitori a sostegno e rilancio di zone depresse della città. L’Umbria, tra l’altro, vanta un primato tutt’altro che felice circa il numero di metri quadrati di costruito per abitante, che la pone ai vertici nazionali.
Ma anche sotto il profilo del numero di metri quadrati di superficie commerciale in senso stretto per abitante, l’Umbria è seconda soltanto dopo il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto, quindi sfugge l’urgenza e l’opportunità di un ulteriore investimento in questo settore.
“Ben più urgente – conclude l’associazione – è consentire agli operatori esistenti, poiché il commercio è l’anima del tessuto urbano, di provvedere alla loro innovazione e manutenzione attraverso risorse destinate a questo fine, piuttosto che assistere ad investimenti milionari che porteranno soltanto ad una diversa ripartizione di consumi interni che peraltro sono in picchiata libera, come tutti i più qualificati e recenti studi stanno attestando”.
Alla luce di tutto questo Confcommercio Umbria e Confcommercio Mandamento Perugia chiedono un confronto immediato con l’amministrazione comunale per affrontare la questione ed arginare spinte commerciali cannibalistiche che accrescono solo i problemi della città senza un reale beneficio per la sua economia e per i consumatori.