Antonio Di Matteo, l’ex padre padrone di Banca Tercas, è stato arrestato oggi ad Avezzano dal Nucleo valutario delle fiamme gialle su ordine del gip di Roma Wilma Passamonti che ha anche disposto il sequestro preventivo per equivalente di ben 199 milioni di euro di beni di Di Matteo e di altri 18 indagati (la lista comprende 12 terreni, un attico con piscina, 2 imbarcazioni di valore, 7 autovetture, 1 outlet a Milano, 15 appartamenti in varie città e 4 ville a Pomezia e Modena). Le accuse, a vario titolo, vanno dalla bancarotta fraudolenta all’associazione per delinquere, ostacolo alla Vigilanza, appropriazione indebita e riciclaggio. Fra gli indagati compaiono un imprenditore tv, due rappresentanti del Gruppo Dimafin, un persona legata al settore autogrill, un referente del ramo assicurativo, (che la scorsa primavera si candidò alle politiche in appoggio al Pdl), due persona che si occupani del settore immobiliare e la compagna del Di Matteo. Di minor rilevanza le ipotesi di reato contestate agli altri indagati.
Per gli inquirenti gli indagati avrebbero portato al collasso la banca per favorire vari imprenditori e amici che fittiziamente sostenevano l’istituto ottenendo invece finanziamenti che non sarebbero stati restituiti. L’ordinanza evidenzia che gli imprenditori ottenevano “cospicue somme di denaro a titolo di finanziamento in carenza dei presupposti di merito creditizio a fronte della disponibilità ad effettuare operazioni di acquisto con patto di rivendita di azioni della banca (cosidetto Portage)”. Il tutto grazie al “potere assoluto di decisione di Di Matteo”. Il meccanismo avrebbe così determinato una sofferenza per Tercas, attualmente messa in sicurezza da palazzo Koch, per più di 200 milioni di euro.
Il blitz – L’operazione del reparto di punta della Gdf è scattato alle 7 di questa mattina ad Avezzano dove l’ex d.g. è stato arrestato e, un’ora più tardi, nella sede centrale di Tercas, in 3 filiali e in almeno una decina di abitazioni. Perquisita anche la filiale della Banca Popolare di Spoleto a Porto San Giorgio. Per la cronaca Di Matteo, come pure altri imprenditori finirono lo scorso maggio al centro dell’inchiesta condotta dalla procura di Spoleto su Bps.
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