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Arpa non finanziabile con Fondo sanitario regionale: lo dice la Corte costituzionale

Redazione

Arpa non finanziabile con Fondo sanitario regionale: lo dice la Corte costituzionale

Tesei e Agabiti: "L’operazione in questione trae origine da una norma regionale del 1998, che per 25 anni ha consentito di finanziare le attività di ARPA attraverso il Fondo Sanitario Nazionale"
Gio, 16/10/2025 - 18:30

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La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di due disposizioni della Regione Umbria che hanno disposto, nell’esercizio finanziario 2023, l’utilizzo di 14.213.516,19 euro del Fondo sanitario regionale, per sostenere in via generale e indistinta tutte le attività dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa).  Questa “bocciatura” – riferisce una nota di Palazzo Donini – è relativa al bilancio regionale 2023, in sostanza la Consulta ha ribadito che non è legittimo finanziare tutte le attività dell’Agenzia regionale per l’ambiente con risorse provenienti dal Fondo sanitario. 

 “In attesa della sentenza della Corte Costituzionale, la Regione ha operato utilizzando altre risorse di bilancio per il finanziamento delle attività non riconducibili ai Lea (Livelli essenziali assistenza) dell’Arpa, in pratica sono stati individuati appositi finanziamenti diversi dal fondo sanitario per le attività dell’Arpa, che non hanno subito nessun depotenziamento”.

La nota di Tesei ed Agabiti

I consiglieri regionali Donatella Tesei (Lega) e Paola Agabiti (Fratelli d’Italia), commentano la sentenza numero 150 della Corte Costituzionale pubblicata oggi, riguardante il trasferimento di 14,2 milioni di euro dal Fondo sanitario regionale all’Arpa Umbria, nel 2023”.

“L’operazione in questione – spiegano – trae origine da una norma regionale del 1998, che per venticinque anni ha consentito di finanziare le attività di ARPA attraverso il Fondo Sanitario Nazionale, in un quadro normativo consolidato che non ha mai ricevuto alcuna criticità né contestazione da parte degli organi di controllo fino al 2023. Una prassi che non era stata modificata dalle precedenti amministrazioni. Nel corso del nostro mandato, di fronte alle osservazioni emerse in sede di pre-parifica del 2023, la Giunta ha agito con tempestività e responsabilità, adottando un approccio improntato alla trasparenza e alla piena collaborazione istituzionale. Abbiamo ritirato il rendiconto e istituito un fondo di accantonamento prudenziale di 14,2 milioni di euro, riscontrabile all’allegato H1 del rendiconto del 2023, corrispondente all’importo contestato, per garantire che quelle somme non venissero utilizzate fino al chiarimento definitivo. I soldi ci sono, erano e restano integralmente disponibili: sono stati inseriti nel bilancio regionale, pronti a essere riallocati nel bilancio sanitario della Regione una volta concluso il procedimento. In questo modo abbiamo risolto immediatamente il problema contabile e tutelato la correttezza dei conti pubblici, senza incidere sui servizi sanitari né sui livelli essenziali di assistenza”.

 “Contestualmente – proseguono – la nostra Giunta (della scorsa legislatura, ndr.) ha predisposto e approvato una legge regionale nel 2024 che ha definitivamente corretto l’impostazione originaria, separando in modo chiaro le risorse destinate alla sanità da quelle destinate alle altre funzioni ambientali dell’ARPA. Per il 2023 esiste un fondo dedicato, pienamente capiente, che risolve la questione; per gli anni successivi l’imputazione è corretta in virtù della legge che abbiamo approvato. Abbiamo affrontato una situazione complessa, ereditata dal passato, con serietà, tempestività e visione, mettendo in sicurezza il bilancio regionale e garantendo la piena conformità alle regole di finanza pubblica. L’Umbria è a posto – concludono – proprio grazie alle scelte fatte allora: una gestione prudente, rispettosa delle norme e orientata alla trasparenza, che oggi consente di affrontare con serenità anche i rilievi formali della Consulta”.

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