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Area Verde di Ponte Felcino intitolata a Don Remo Palazzetti

La proposta di intitolare a Don Remo Palazzetti l’area verde di Ponte Felcino, tra il CVA e il complesso scolastico della frazione perugina, era partita proprio dalla comunità locale, particolarmente affezionata al parroco e desiderosa di omaggiarne la memoria. E in molti, questa mattina, non hanno voluto mancare alla cerimonia di intitolazione, sia tra gli abitanti di Ponte Felcino, che anche tra quelli, parenti, amici e associazioni, di Ponte San Giovanni, dove il “prete inventore” era nato nel 1902.

Insieme al Sindaco Andrea Romizi, all’assessore e Presidente della Commissione Toponomastica Dramane Wagué, all’assessore Emanuele Prisco hanno ricordato la figura di Don Remo Palazzetti il vescovo di Gubbio, Mario Ceccobelli, anch’egli parroco di Ponte Felcino insieme a don Remo, di cui fu molto amico, la dirigente scolastica Franca Rossi, Nuvoletta Giugliarelli, nipote dello stesso parroco e Stefano Vicarelli, che a don Remo ha dedicato un libro dal titolo “Don Remo Palazzetti, Il prete inventore”.

Nella sua introduzione alla cerimonia, l’assessore Wagué ha tenuto a ricordare come l’intitolazione dell’area verde sia partita proprio dal basso e sia stata ben accolta dalla Commissione Toponomastica perché identificativa del territorio ponteggiano. “L’obiettivo della commissione -ha spiegato- è quello di dare un’identità precisa, una caratterizzazione alle varie zone della città e questa intitolazione ne è l’esempio”.

Don Remo Palazzetti (1902-1993) – lo ha ricordato Stefano Vicarelli – giunse come parroco a Ponte Felcino nel 1929 e si fece ben presto amare per la sua vitalità, riuscendo a coinvolgere nelle attività della parrocchia molti abitanti, soprattutto giovani. Spese qui la gran parte della sua vita, dapprima come parroco, fino al 1976, poi come parroco emerito fino al momento della sua morte.

Eclettico inventore, genio autodidatta, Don Remo era un appassionato di radiofonia, tanto da brevettare sette invenzioni tra cui il “campo rotante ad alta frequenza”, un sistema di ricetrasmissione alternativo a quello di Marconi, riconosciuto e utilizzato anche dalla Nasa. Fu sua anche l’idea di trasformare la locale sala da ballo nel cinema Eden. Era il 1930 e Don Remo realizzò anche il proiettore e due altoparlanti, direttamente nel laboratorio che aveva allestito nella casa parrocchiale. Ma il parroco fu anche prete di elevata spiritualità e uomo di carattere, come ebbe modo di dimostrare, in più occasioni, durante il passaggio del fronte, nel 1944. “Non aveva peli sulla lingua -ha raccontato ancora Vicarelli- e per questo era amato dai parrocchiani, ma anche da chi dalla chiesa era lontano. Durante la guerra, la sua casa era diventata un rifugio per molti. Di nascosto si ascoltava Radio Londra, con una radio che lui stesso di giorno smontava per poi riassemblarla la sera”.

Un esempio, dunque, per molti giovani, che la stessa dirigente scolastica Rossi, presente alla cerimonia con alcuni alunni della vicina scuola si è impegnata a trasmettere alle nuove generazioni. “Ritengo che sia importante far conoscere ai giovani di oggi il personaggio di Don Remo, non solo per il suo legame con il territorio, ma anche per la sua curiosità, la sua passione per la conoscenza – ha detto – esempio vivo per riattivare nei ragazzi la motivazione ad apprendere e il coraggio delle scelte”.

Sentito anche il ricordo di Mons. Ceccobelli, prima della benedizione: “Padre Pio – ha ricordato – era l’unico che riusciva a domare don Remo. Ma del resto, lui era, in qualche modo l’unica autorità del paese e  aveva una grande responsabilità”.

A conclusione, il Sindaco Romizi, ringraziando tutti i presenti, si è detto affascinato dalla figura di don Remo Palazzetti. “Dai racconti di chi lo ha conosciuto -ha concluso- emerge la figura di un uomo coraggioso, di uno che non si tira mai indietro, consapevole del suo ruolo e capace di portarlo avanti a modo suo, con determinazione. E’ importante conoscere i personaggi come don Remo -ha concluso rivolgendosi ai ragazzi- eroi di tutti i giorni, che hanno fatto la storia della nostra città, perchè ci permettono di guardare al futuro con più fiducia e impegno”.