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Apre Umbria Jazz 2012, fantastici Bollani-Corea-De Holanda per un pubblico appassionato di Jazz e melodia (Video TO)

Redazione

Apre Umbria Jazz 2012, fantastici Bollani-Corea-De Holanda per un pubblico appassionato di Jazz e melodia (Video TO)

Sab, 07/07/2012 - 10:06

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di Carlo Vantaggioli

Parte con le migliori intenzioni Umbria Jazz 2012. Sul palco del Santa Giuliana-Main Stage, ieri sera l’esibizione di Stefano Bollani, Chick Corea e Hamilton De Holanda in formazione duet dove Bollani è la costante di un dialogo che, iniziato con Corea qualche anno fa, è poi proseguito recentemente in tour, insieme a De Holanda. Sarebbe banale dire che il linguaggio di questa chiacchierata tra musicisti è il jazz. Un pò come dire che la pasta cuoce nell’acqua bollente. La differenza come sempre la fa il sugo, e i tre di condimenti se ne intendono.

Armando Anthony “Chick” Corea, catanzarese di origini, ma latinoamericano come è più di un chicano, si porta dietro un bagaglio musicale da brivido. Basti solo citare la sua partecipazione al celeberrimo Bitches Brew di Miles Davis. Dai primi anni ’70 in poi inizia un percorso in proprio con varie formazioni che lo porta ad essere un punto di riferimento del pianismo jazz, dando vita ad una sterminata produzione discografica. Dalle prime sperimentazioni con il Fender Rhodes fino alle Band Akoustic ed Elektric, la presenza di Corea è una costante nella formazione di molti altri artisti come John Patitucci, Dave Weckl, Frank Gambale, Eric Marienthal etc.
Ma anche il nostrano Stefano Bollani a discografia non se la passa male. Una 30na le produzioni all’attivo dal 1998 anno in cui entra prepotentemente in scena con un album dal titolo premonitore “Gnosi delle Fanfole” su testi di Fosco Maraini. Cos’altro poteva diventare un tipo così? Genio, e solo in parte sregolatezza, Bollani è il tipico esempio di One Man Show. Parla, suona, canta, scrive, compone, presenta in televisione (magnificamente per altro, lo vorremmo al prossimo San Remo). Insomma un divulgatore vestito e calzato. Lo divora la passione per le sonorità latine, tanto da essere il testimonial di un progetto sociale targato UJ in Brasile. L’album Carioca del 2008 è forse il suo migliore di sempre. In questo suo percorso alla scoperta di se stesso e degli altri Bollani ha poi conosciuto Hamilton De Holanda. Degno successore dei grandi mandolinisti Jacob do Bandolim, Joël Nascimento e ArmanDdinho Macedo, il giovane Hamilton de Holanda, nato nel 1976, sta rivoluzionando lo strumento emblematico dello choro, il bandolim, al quale ha aggiunto una quinta doppia corda – portando il loro numero da 8 a 10 – e sul quale ha sviluppato una polifonia completa, soprattutto in solo, e un'espressività sonora e percussiva arricchite. La sua carica inventiva è inesauribile e il suo suono potente e preciso. 
Come Egberto Gismonti, Hermeto Pascoal e Astor Piazzolla, Hamilton si allontana dallo stile tradizionale utilizzando un approccio più jazzistico, ma mantenendo la forza espressiva dei grandi. La sua musica è sempre innovativa.

Il concerto di apertura ha visto duettare dunque prima Bollani e Corea, piano contro piano, seguendo un filo conduttore che ha pescato a mani piene dal famoso My Spanish Heart di Corea. Il pubblico si inarca quando viene eseguito il più riconoscibile di tutti i brani dell’album, Armando’s Rhumba, pezzo in cui il Maestro Corea lancia il tema e il “giovane” Bollani ci gigioneggia sopra come solo lui sa fare. Il tutto a testimonianza che il sentire del pubblico di UJ, e nello specifico quello dei concerti del Santa Giuliana, ama le cose orecchiabili, melodiche, riconoscibili. Tant’è !
Non molto diverso il lavoro di Bollani con De Holanda, complice il choro che agli italiani fa tanto “casa e mandolino”. Nell’esibizione un tripudio di melodia condito di tecnicismi notevoli, e sceneggiate di Bollani che fa naturalmente “Bollani”, suonando a manate anche il seggiolino del pianoforte. Anzi per dirla tutta Bollani non c’era, era invece presente il Dottor Djembè, dal titolo della fortunata trasmissione del sabato di Rai Radio3 che il pianista conduce con l’altro “pazzo” di Davide Riondino. Il Dottor Djembè infatti è uno che la sa lunga e come tutti quelli che sanno, viene spesso osteggiato. Non è un mistero che Bollani conta amanti appassionati, come anche striscianti stroncatori. Noi crediamo che una cosa non possa essere messa in discussione, ed è la sua enorme capacità tecnica e musicale. Turtto il resto è manicheo. Applausi convinti al termine da una folta platea, per la maggior parte, di appassionati e amanti del genere.

Invocazione a Pagnotta – Munifico Carlo Pagnotta, in nome di Dio, di Manitù, del Sol Levante, del comunismo, del berlusconismo e dell’anatocismo, ti preghiamo di far cessare quella straziante, volgarissima, e maleducatissima pratica, per cui alle 22,30 ancora si fa entrare pubblico dotato di biglietto all’Arena, che si mette a cercare il proprio posto e disturba in maniera cafona tutti coloro che vogliono ascoltare la musica. Fai altresì capire loro, potente Pagnotta, che al Santa Giuliana non c’è un pratone libero, per cui chi arriva, arriva, ma che ci sono sedie numerate e che quindi è come essere a teatro. Fai capire loro che c’è un praticabile in legno e che se le signore arrivano in lustrini e tacco12, ticchettando leziosamente sul legno, questo è un gesto non elegante ma altrettanto cafone, soprattutto perché fa capire che della musica non frega niente a nessuna di loro. Oh potente Pagnotta, pensaci tu! (ti invochiamo all’inizio, sperando in un futuro migliore).

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