Applausi a scena aperta per lo spettacolo “Cercando Picasso”, con Giorgio Albertazzi e la Martha Graham Dance Company - foto TO - Tuttoggi.info

Applausi a scena aperta per lo spettacolo “Cercando Picasso”, con Giorgio Albertazzi e la Martha Graham Dance Company – foto TO

Redazione

Applausi a scena aperta per lo spettacolo “Cercando Picasso”, con Giorgio Albertazzi e la Martha Graham Dance Company – foto TO

Lun, 26/03/2012 - 12:51

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Carlo Vantaggioli

Le coreografie della Martha Graham Dance Company tornano nuovamente a disegnarsi sul palcoscenico del Teatro Nuovo, Gian Carlo Menotti di Spoleto, complice un testo affabulatorio e un sempre verde Giorgio Albertazzi. Lo spettacolo “Cercando Picasso” andato in scena ieri sera per la regia di Antonio Calenda ha riscosso un successo convinto di pubblico e gli applausi ripetuti non sono mancati. L’esperimento di questa scrittura di scena con danza ed immagini pittoriche era senz’altro interessante e nella tournee che la compagnia sta compiendo in giro per l’Italia le critiche sono state tutte attente e lusinghiere. E mai titolo fu più adatto per descrivere il filo conduttore su cui tutta la serata è trascorsa. Un Picasso-Albertazzi giocato sui registri dell’intimo con quel tanto di satrapia connaturata che basta a far capire come viscere e immaginazione abbiano durevolmente segnato la vita dell’artista. In verità la sensazione, nemmeno tanto velata, è che ci sia una osmosi profonda e non solo attoriale, tra Giorgio Albertazzi e Picasso, tanta è la semplicità con cui la voce ed il testo arrivano allo spettatore.

Di Picasso si sa tutto, non mancano notizie o informazioni su vita opere e pensieri. Ciò che lo spettacolo si ripropone allora, è di immaginare e ricostruire il legame tra i vari aspetti di questa vita ingegnosa. Ed è la danza la vera e unica chiave di lettura, quel simboleggiare per movimenti ciò che è colore ed espressione verbale, suono ed anima, immaginazione e viaggio onirico. Non a caso a mo' di sipario, è posta la riproduzione di uno dei fondali che l'artista dipinse nel 1917 per il balletto Parade di Sergej Diaghilev col quale collaborarono anche Cocteau, Satie e Massine, in una interazione tra le diverse arti che caratterizzò le avanguardie del Novecento. E come spiegare altrimenti la lunga parte del testo messo in scena dedicato a Le désir attrapé par la queue (Il desiderio preso per la coda) puro delirio picassiano, semi-dadaista, animato da personaggi come il Piede Grosso, l’Angoscia grassa, la Cipolla, il Silenzio, la Torta…Forse la parte più dura dello spettacolo, ma anche quella che meglio rappresenta il genio dell’artista. Se non ci fosse stato il movimento di scena della Martha Graham Dance Company poco sarebbe arrivato ad uno spettatore digiuno di chiavi interpretative del testo. In questo dunque il valore del connubio tra danza, logos, immagine e suono.

La compagnia di danza torna, come dicevamo all’inizio, sul luogo del delitto, per l’antico legame con Spoleto e Gian Carlo Menotti, dopo lo spettacolo trionfale del 2010 e con una parte di scena che non trascura i capisaldi coreografici della stessa. Si vede quindi la indimenticabile Lamentation, tracce di Steps in the street e Deep songs tutte degli anni ’30 e come sempre vuole la scuola della Graham tutto danzato a piedi nudi, ciò che fa senza dubbio la felicità di un Picasso-Albertazzi che più volte nel testo di scena descrive l’effetto della pelle lucente o delle movenze femminili non disgiunte dal motore del carattere. Ed anche belle e coinvolgenti storie sul “Duende” lorchiano, quella sorta di agire non pensato, odoroso di umanità alla ricerca di se stessa o anche della via per uscire dal “se”. Giorgio Albertazzi a 87 anni, poiché è chiaro che non si cura dell’età, è il poderoso esempio di presenza scenica, di capacità attoriale e di parola recitata che occorreva per dare corpo a un Picasso teatrale. Ed è lui stesso a fuggire dal “se” proprio all’apertura di sipario, quando la scena iniziale sublima il testo, che da li a poco si srotolerà tra il pubblico, per mezzo di un letto bianco sul quale impronte umane a poco a poco si materializzano in corpi e un Picasso-Albertazzi in vestaglia si lascia cullare in una sorta di rinascita senza fine

Nobile lo scopo dello spettacolo che ha destinato incasso ed offerte che si potevano fare direttamente a teatro e con una cena di beneficenza, a favore del Reparto di radioterapia oncologica del Policlinico Gemelli di Roma. L’iniziativa, presentata prima dell’apertura di sipario dal Sindaco Benedetti, dal promoter Daniele Cipriani, dal Primario del reparto il Prof. Vincenzo Valentini, dal Marchese Nicolò Cavalcanti, presidente del Comitato d’Onore dell’Associazione “Mecenati per la Danza” e dall’On. Mollicone in rappresentanza del Comitato Roma Capitale.

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