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Apparizioni alla Madonna della Stella, oltre 200 persone all'incontro di formazione sulla “Lumen Gentium”

Domenica 25 settembre si è tenuto presso il Santuario della Madonna della Stella in Montefalco il primo incontro di formazione sulle Costituzioni dogmatiche del Concilio Ecumenico Vaticano II. Questi momenti di studio sono parte fondamentale del programma delle celebrazioni del 150° anniversario delle apparizioni della Vergine Maria al piccolo Federico Cionchi (1861-1862). Mons. Nicola Ciola, Ordinario di Ecclesiologia alla Pontificia Università Lateranense, ha proposto alle oltre 200 persone presenti – che riempivano il santuario nonostante il maltempo – un approfondimento sulla Lumen gentium, il documento conciliare sulla Chiesa popolo di Dio.
L’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nel dare il benvenuto alle persone nella “Casa della Vergine Maria” ha sottolineato come il Concilio ha donato alla Chiesa universale delle parole che sono come “viatico”, come strada maestra da percorrere. «Dopo cinquanta anni – ha affermato il Presule – ci ritroviamo per ascoltarle ancora e per metterle in pratica, guardando alla Madonna, Madre della Chiesa, che continua a prendersi cura di ciascuno dei fratelli di suo Figlio». Ad ognuno dei presenti è stato consegnato il testo della Lumen gentium.
Mons. Ciola, prima di entrare nel merito del primo documento conciliare, ha esposto la visione di Chiesa scaturita dal Concilio Ecumenico Vaticano II, momento di grazia voluto da Giovanni XXIII e portato a termine con saggezza pastorale da Paolo VI, vale a dire quello della “novitas”. «Quando si dice ‘novitas’ – ha detto l’Ecclesiologo – si intende una visione più completa, più fresca, se si vuole ‘tradizionale’, nel senso ampio ed evangelico della parola, cioè di una concezione che sappia trarre dal tesoro della grande tradizione “cose nuove e antiche” (Mt 13, 52). Continuità, quindi, ma anche novità, cioè capacità di ri-lettura in spirito di fede di questioni e interlocutori nuovi, restando fedeli alla ‘regula fidei’».
Entrando, invece, nel merito della Lumen gentium mons. Ciola ha affermato che con questo documento «il rapporto Cristo-Chiesa non è inteso nel senso che esiste già una struttura umana preesistente al rapporto medesimo (la Chiesa intesa come società perfetta, per esempio), ma è il Cristo, nella potenza del suo Spirito, a suscitare la Chiesa come il suo corpo». Nel testo oggetto di studio la Chiesa è “serva” e non più “domina”. Essa, come Maria, è in ascolto della Parola. Inoltre, viene proposta una concezione unitaria di Chiesa, espressa dall’unico popolo di Dio, nel quale tutti partecipano del sacerdozio di Cristo, dove tutti sono veramente uguali per dignità e dove tutti sono tenuti e chiamati alla santità. «La Lumen gentium – ha concluso mons. Ciola – rimane la “stella polare” per il futuro della Chiesa». L’Ordinario di Ecclesiologia, prima di terminare la sua relazione, ha fornito un’immagine di Chiesa proposta dal Concilio, in particolare dalla Lumen gentium. «Una Chiesa dentro la storia in grado di accettare le complessità, bandendo gli atteggiamenti di giudizio sanzionatorio. Il cristiano – ha detto il relatore – non può scappare dalla sua professione, dalla sua famiglia, dalla sua comunità, ma deve incarnare la fede nella vita. La Chiesa del Concilio non vuole aver paura della complessità; la accetta, sapendo che comunicare la fede oggi è difficile, ma non impossibile. Una Chiesa che è insieme di relazioni e non un qualcosa che sta davanti: è, quindi, un “Chi” e non un “Che cosa”, un intreccio di interazioni che la fanno essere maggiormente famiglia. Una Chiesa capace di rinnovamento e riforma, in grado di leggere i segni della speranza. Infine, una Chiesa che ha bisogno dei ministri ordinati e dei laici per rendere presente Cristo sacramentale nella celebrazione e nella testimonianza».