Appaltopoli, Appello conferma associazione a delinquere ma riduce condanne - Tuttoggi.info

Appaltopoli, Appello conferma associazione a delinquere ma riduce condanne

Sara Minciaroni

Appaltopoli, Appello conferma associazione a delinquere ma riduce condanne

Prescritti i reati di corruzione e turbativa d'asta, rimangono le condanne per i funzionari della Provincia e imprenditore
Gio, 14/07/2016 - 14:59

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La condanna per il reato di associazione a delinquere rimane. L’unico dei reati non prescritti nel processo d’Appello per l’inchiesta “Appaltopoli” (la maxi inchiesta che nel 2008 ha minato la serenità dei pubblici uffici perugini) ha visto condannati in secondo grado Massimo Lupini (titolare della Seas) ad 1 anno e sei mesi, insieme ai funzionari della Provincia di Perugia Adriano Maraziti, Fabio Patumi. Condannata invece ad 1 anno Anna Maria Barbieri, riconoscendo le attenuanti generiche.  Tutti con pensa sospesa. Assolta anche la società Seas per l’insussistenza di illecito amministrativo. 

La corte d’Assise d’Appello di Perugia ha dichiarato prescritti i reati di corruzione  e turbativa d’asta e conseguentemente  ha bollato come inammissibili per rinuncia (il procuratore Dario Razzi consapevole dell’imminente prescrizione aveva rinunciato all’impugnazione) tutti i motivi inerenti gli imputati che nel primo grado di giudizio erano stati assolti.

Ora ci sono da attendere le motivazioni. La Corte le depositerà domani mattina e così i legali dei condannati potranno valutare la via della Cassazione. Strategie già pronte qualora nelle motivazioni non dovesse trovare soddisfazione ad esempio l’impugnazione presentata dall’avvocato Nicola Di Mario che aveva eccepito la “radicale inutilizzabilità” delle dichiarazioni auto ed etero accusatorie rilasciate dagli imputati in sede di interrogatori. Secondo Di Mario quelle parole non potevano essere accolte in aula dato che la loro datazione era successiva alla scadenza dei termini di indagine. Si profila nuova battaglia. 

Se questa sentenza contiene un significativo ridimensionamento delle condanne (complice certamente la sopraggiunta prescrizione) dall’altro però conferma quell’impianto accusatorio che nell’inchiesta del pm Manuela Comodi e del capo della Mobile Marco Chiacchiera aveva descritto un “comitato d’affari” in grado di gestire le gare d’appalto della Provincia di Perugia.

Un “comitato d’affari”che avrebbe gestito l’assegnazione, previo pagamento di tangenti, degli appalti della Provincia di Perugia. Questo è “appaltopoli” il maxi processo di Perugia che ha visto imputate a vario titolo 43 persone per i reati di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, truffa e falso ideologico. Nei lunghi mesi del processo l’accusa  ha ripercorso tutte le fasi delle indagini, condotte dal capo della Mobile Marco Chiacchiera, e tutti i ruoli che secondo l’accusa avrebbero avuto le 54 persone e le 5 aziende coinvolte.

Determinante nel procedimento di primo grado è stata l’emissione dell’ordinanza con cui il tribunale ha dichiarato inutilizzabili le intercettazioni telefoniche, punto cardine di tutta l’inchiesta. Ma la Procura ha tirato dritto chiedendo anche la revoca dell’ordinanza. Un processo “monco” di fatto senza la possibilità di leggere in aula il contenuto di quelle telefonate “compromettenti” nelle quali, secondo l’accusa, imprenditori, intermediario e funzionari pubblici si accordavano per decidere chi dovesse aggiudicarsi i lavori. Le stesse intercettazioni poi sono state riproposte in Appello dal procuratore Razzi e questa volta ammesse. 

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